
Nel momento in cui l'uomo si è ritrovato privo della grazia a seguito della ribellione nell' episodio del peccato originale, nel complesso armonico della creazione, l'umanità, si è ritrovata distonica nei confronti di tutta la natura, essa, non è conforme, non in linea, se dovessimo fare un paragone con un coro di voci, potremmo dire, una voce non in sintonia, stonata, tra tutte le altre.
La "terra" diviene ostile, con sudore l'uomo ne trae sostentamento, e questa osservazione, viene ricalcata nell' episodio successivo al diluvio, nonostante il nuovo patto di Dio con l'umanità manifestatosi con l'arco posto sulle nubi (arcobaleno), la natura tutta sarà avversa all'uomo, ribelle, non più assertiva e conciliante, ma indomita.
La storia dell'uomo è ricolma del suo rapporto burrascoso con la natura, il suo stesso progresso è associato ad essa, l'uomo primitivo, o meglio la sua sopravvivenza era certamente legata alle risorse disponibili in quel determinato momento, e una volta terminate, il gruppo generalmente composte da poche famiglie, si spostava nuovamente in cerca di un nuovo territorio da occupare per poter provvedere al proprio sostentamento. Spesso, lo sfruttamento eccessivo e inadeguato, comportava, la completa estinsione delle risorse e spesso della fauna cacciata(molte estinzioni sono direttamente correlate all'attività umana).
In seguito l'uomo trovò modo di continuare a prosperare, prima con l'allevamento e poi l'agricoltura, rivoluzionando il suo intero sistema identitario, passato dalla raccolta e caccia, a un sostentamento non più nomade, ma stabile, mediante allevamento e agricoltura. Questo permise la nascita delle prime grandi civiltà, in un continuo progresso, di evoluzioni e cambiamenti fino al giorno d'oggi. Tuttavia, la storia ne è testimone, la natura con le sue violente dimostrazioni di forza (terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni, etc), continua a dimostrare il suo disallineamento con gli intenti umani, che nonostante si cerchi di contenere, risulta incontenibile.
Ora, il problema moderno con la natura, assume una concezione ideologica e nociva, l'uomo viene considerato il germe del male; la natura, la "madre terra" va salvata e protetta dalle attività umane. Se il principio di rottura con la creazione va considerato alla luce del peccato mortale, ovvero la ribellione ai principi divini, la conseguente disarmonia è frutto di questo e non relativamente associata all'attività antropica. Tuttavia, si potrebbe associare a un reflusso dell'attività umana, in quanto in linea di un interesse prettamente poco etico, e comporta un aggressione alla natura per fini economici.
Qualunque sia la soluzione in merito ai disastri naturali che ultimamente stanno flagellando il pianeta, non avrebbe beneficio se questo significa, porsi contro la legislazione divina.
Tanto per ricordare, ogni volta che il popolo di Israele si allontanava dai suoi precetti e norme, la rovina si abbatteva su di essa, o con disastri naturali, o con pestilenze e guerre.
Ricordiamoci di Sodoma e Gomorra.
Le storie oltre a narrare gli eventi, sono anche pedagogia.
Essere asserviti alla natura come elemento da idolatrare e servire, non servirebbe a nulla, finché nel cuore dell'uomo albergano sentimenti lontani da Dio, non potrebbe armonizzarsi con la creazione, sarebbero comunque contrastanti, rinnovando l'antagonismo con la natura.
Dunque, la creazione, per tornare in armonia con l'umanità necessita in primo luogo il ritorno a Lui con tutto il cuore, poi come emanazione di riflesso, di conseguenza, l'armonia con il creato.
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