Benedizione

In questo testo Leone di Giuda ci spiega la forza della benedizione: Cristo stesso, ci chiede di "Benedire e non Maledire". La benedizione ha la forza di cambiare i cuori, di capovolgere il male con il bene! Rompe la legge del taglione occhio per occhio e dente per dente, che nel mondo antico era prassi di uso diffuso. La Benedizione aggiunge una novità, va oltre l'insufficiente giustizia di ogni uomo nei confronti di Dio, il Santo dei Santo, che trova difetto nei suoi angeli: "Ecco, [Dio] non si fida dei suoi servi, e trova difetti nei suoi angeli"(Giobbe 4:18)La Benedizione è il volto del Padre benevolo che rende diritto il cammino del giusto che vive di fede.

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Cuore di Pietra

In questo approfondimento Leone di Giuda ci saggia sulla durezza del cuore. Questa condizione spirituale ci chiude a qualsiasi chiamata di conversione che impedisce di riconoscere la salvezza operata di Dio. Molti passi dell'Antico e del Nuovo Testamento ci offrono la testimonianza degli inviati di Dio che a causa della parola ricevono il salario del profeta, la morte. 

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Ghiottone e Ubriacone

Quando l'incoerenza umana prescinde dalla sobrietà della coerenza, non esiste ragione che possa persuadere l'irragionevole indurimento del cuore. In questo testo Leone di Giuda ci dà un concreto esempio di quanto l'odio e l'invidia sia lontano dal buon senso.

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Corpo

Secondo la tradizione ebraica, il corpo umano è considerato un "piccolo cosmo" (Olam Katan) che riflette il mondo divino. Sebbene non esista un'unica risposta fissa, una prospettiva spesso citata, in particolare nella tradizione talmudica, afferma che il corpo è composto da un numero di parti corrispondente al numero delle mitzvot (precetti) nella Torah.​Nello specifico, si dice che ci siano:​248 membra o ossa, che corrispondono ai 248 precetti positivi della Torah.​365 tendini o vasi, che corrispondono ai 365 precetti negativi (divieti) della Torah.​In totale, questo porterebbe a un numero simbolico di 613 parti, che è il numero totale delle mitzvot. Questa corrispondenza sottolinea la profonda connessione tra il corpo fisico e la spiritualità, suggerendo che l'osservanza dei comandamenti ripara e perfeziona le diverse parti del corpo e, di conseguenza, dell'anima che lo abita.

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Ma voi chi dite chi Io sia?

In questo approfondimento Leone di Giuda ci ordina le idee in merito il ministero di Cristo, la sua autorità e il rapporto con la legge ebraica. Quando sentiamo che Gesù fu un rivoluzionario, una persona fuori i schemi, un profeta alternativo e un filantropo anticonformista, probabilmente ci siamo fatti un idea sbagliata: Gesù, innanzitutto, era un vero Ebreo. La sua osservanza della legge era ortodossa e lui stesso, chiosò autoritario di essere venuto a dare compimento alla legge. Il Cristo prima di tutto quello che viene detto e spiattellato senza conoscerlo, era un vero Ebreo, e come disse ai suoi discepoli: "Ma voi chi dite che io sia?"

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Autorità

In questo approfondimento Leone di Giuda ci espone chiaramente il potere illusorio di satana, che si autopropina autorità ma senza possederla concretamente. L'Autorità assoluta di tutto ciò che esiste, è solo esclusiva di Dio, è Gesù lo dichiara apertamente: "Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, Lui solo adorerai"

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Giustizia

In questo approfondimento Leone di Giuda ci istruisce nell'assenza della sfera della giustizia. La giustizia oltre ad essere uno degli attributi dell'Altissimo, rappresenta la corretta interpretazione della volontà divina, e che Adamo, abdicò per seguire i desideri corrotti del suo animo. Dall'ora la macchia dell'onta, del peccato originale, ci impedisce di praticarla, e raggiungerla anche attraverso la legge donata sul Sinai, ma ci viene elargita gratuitamente attraverso la fede. Nel testo seguente, che ci offre Leone, ne comprendiamo una lezione preziosa che ci istruisce nel suo senso più profondo.

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Marta e Maria

In questo testo Leone di Giuda ci propone un insegnamento ebraico su di un passo evangelico di notevole intensità teologica. I padri e la tradizione cristiana, hanno visto la vocazione contemplativa, alla vocazione delle opere di carità, Leone ci propone un altra chiave esegetica.

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Donare

In questo testo Leone di Giuda ci offre un quadro esegetico della parola evangelica "donare". Il mondo di oggi non è digiuno di questo gesto, ma al tempo stesso ha perso la sua essenza, donare non è solo regalare per ricevere il contraccambio, donare è un atto totale, incondizionato e appagante. Esso, si racchiude nella parola "amore", lo stesso amore con cui "Il Vivente " ha creato il mondo, lo stesso amore con cui Cristo ha dato la sua vita per la nostra salvezza, donare è l'esempio che Dio ci mostra dall'alto della croce.

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Amen

In questo approfondimento Leone di Giuda ci mostra l'essenza della parola "AMEN", una parola sacra agli Ebrei, e naturalmente per la liturgia cristiana, che si fonda sulla verità e la fede.

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Cuore circonciso

​In ebraico, la parola per cuore è לֵב (lev), ​la sua radice è ל-ב-ב (lamed-bet-bet). In senso letterale, questa radice non ha un significato specifico e diretto che possa essere tradotto in una singola parola italiana, come ad esempio "amare" o "pensare." Piuttosto, in ebraico biblico, la radice e la parola lev indicano un concetto molto più ampio e profondo rispetto al solo organo fisico.​Il "cuore" in ebraico non è la sede delle emozioni (come lo intendiamo noi oggi), ma il centro della persona, la sua interiorità più profonda. È il luogo dove risiedono l'intelletto, la volontà, la coscienza e la capacità di prendere decisioni. Quando la Bibbia parla di "amare con tutto il cuore," intende con tutta la tua intelligenza, la tua volontà e la tua essenza.​Interessante è notare che la parola è collegata anche al concetto di comunicazione e conoscenza, indicando un cuore che non è chiuso in sé stesso, ma aperto all'interazione e alla comprensione.

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I nomi di Dio

In questo illuminante testo, Leone di Giuda, ci insegna i nomi di Dio, che sé non ci rivelano la sua essenza, certamente i suoi attributi. Nella tradizione ebraica c'è la consuetudine di non nominare il nome di Dio (YHWH) poiché ritenuto sacro, per questo spesso è preferibile usare una sua variante, o un attributo, che se sembra mantenere una riverenza fin troppo distaccata, allo stesso tempo ci illustra la sua poliedrica sostanza.

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Emunah

In questo insegnamento Leone di Giuda ci introduce nel segno della Fede. La Fede, non è solo credere, ma Fiducia, e la fiducia è conoscenza. La conoscenza secondo l'uso semitico, ebraico, è avere un rapporto più profondo, "conoscere Dio" non significa semplicemente sapere che esiste o avere nozioni teologiche su di Lui. Significa avere una relazione personale con Lui, basata sulla fiducia, sull'amore e sull'esperienza diretta. Salmo 9:11, ad esempio, recita: "Confidano in te quanti conoscono (yada') il tuo nome", dove il nome di Dio rappresenta la Sua persona stessa. Conoscere il Suo nome significa conoscere il Suo carattere, i Suoi atti e la Sua volontà.

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La Luna

Leone di Giuda ci conduce in un simbolo riflesso della luce divina, esso, è un immagine dettagliata del mondo ebraico che si identifica con l'astro lunare. Il nostro fratello ci presenta un estratto dei maestri d'Israele, ma prima capiamo cosa rappresenta la Luna per il popolo ebraico.

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Pillole di Torah #2

Uno dei primi Tehillim (Salmi) shel Teshuvà (תְהִלִים שֶׁל תְשׁוּבָה), cioè; Salmi del pentimento), il Salmo 6 (תְהִלִים 'ו) entra nella valle oscura della sofferenza, non con spiegazioni, ma con Tefillà (תְפִלָה), preghiera, e Tachanunim (תַּחֲנוּנִים), suppliche.

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Purificazione

In questo passo proposto da Leone di Giuda, gli elementi rituali (animali e oggetti sacri), sono prefigurazione  di una santità morale, ovvero, dei giusti. I giusti sono strumenti per la santificazione, la loro testimonianza di santità, si applica alla comunità, e li santifica a loro volta, come dunque il sacrificio della giovenca rossa, purifica l'impurità rituale, così il sacrificio - martirio, aiuta le anime ad avvicinarle alla presenza di Dio. Un esempio è dato dalla famosa visione del terzo mistero di Fatima dove il sangue dei martiri caduti lungo la strada che conduceva alla croce, veniva raccolto dagli angeli per innaffiare le anime che si avvicinavano a Dio. Leone di Giuda ce ne offre una potente immagine.

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Il Deserto

Quando l'anima si prepara a ricevere Dio nella propria vita? Una persona piena di sé, ricolma di ogni iniquità, continuamente distratta dai rumori del mondo, non potrà mai riconoscere dentro sé stesso il richiamo di Dio. Ma viene un momento nella vita in cui il nostro spirito incontra il deserto, il vuoto, allora Dio si prepara a creare.Nella Genesi, dopo aver creato il Cielo e la Terra, lo Spirito di Dio aleggia sulle acque, e la terra è "tohú e bohú" (il deserto e il vuoto), e Dio disse:"Sia la luce!"Il deserto è il luogo dove ritrovare la via, dove incontrare il Signore, nel silenzio della propria anima e lontano dai rumori. Nella parabola del Figliol Prodigo, il figlio chiede l'eredità del padre in anticipo per dissiparla in piaceri e lusso, ma poi venne una carestia ed egli si ritrovò nel bisogno, e si ritrovò a fare da mandriano ad un branco di porci, in quel momento affamato e provato, rientrò in sé stesso:"Quanti salariati ci sono in casa di mio padre che mangiano pane in abbondanza!". Si levò e prese la via del ritorno, ma il Padre che era ancora lontano, lo vide e gli corse incontro. La parabola è un capolavoro di amore filiale e Paterno, e ci mostra come Dio ci osserva da lontano in attesa che rientriamo in noi stessi, in attesa che intraprendiamo il deserto della vita, luogo di ritrovo e di incontro con il Signore.In questo insegnamento Leone di Giuda ci mostra il deserto.

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Interiorizzare la Torah

Leone di Giuda ci offre una sguardo dentro di noi offrendoci un insegnamento che va oltre l'apparenza. La Torah, la legge, "la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, e discerne i pensieri e le intenzioni del cuore (Ebrei 4:12)". Essa, non si ferma alle apparenze, alla superficialità del messaggio, ma va oltre, nel profondo dell'anima. Interiorizzarla è compito del credente, infatti San Paolo ci istruisce: "Quanto a me, fratelli, non ho potuto parlarvi come a persone spirituali, ma come a persone carnali, come a bambini in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non eravate ancora in grado di sopportarlo;"Crescere nutrendosi della parola di Dio è la naturale propensione del credente.

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Shabbat

In questo insegnamento ispirato alla tradizione ebraica, il nostro fratello Leone di Giuda, ci offre una interpretazione dello Shabbat, alla nostra lettera, "il Sabato". La tradizione cristiana lo ha minimizzato e quasi escluso, volgendo la propria attenzione verso la Domenica, il giorno del "Signore", ma le prime comunità cristiane, osservavano il sabato, dando motivo di intendere una continuità nella tradizione giudaica. Lo Shabbat, dunque, appartiene di diritto alla continuità giudaico - cristiana, e appartiene ad una dimensione di meditazione e preghiera, molto spesso osservata da devozioni popolari, segno di continuità ed interpretazione simbolica. La sacra scrittura alla luce della fede del cristianesimo non ci insegna a non osservare il sabato, ma ad interiorizzarlo, sapendo che anche Gesù nel sepolcro, lo ha osservato, e poi nel primo giorno dopo il Sabato risorgere da morte.

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L'Unto

In questo testo messianico che ci propone Leone di Giuda, entriamo nell'escatologia numerica che si realizzerà nel ministero profetico di Gesù. Ma non solo, esso, "il ministero", in particolare quello sacerdotale è sequenzialmente legato al primo sacerdote della storia di Israele, Aronne, che a sua volta è prefigura di Cristo, l'Unto.Non a caso, lo stesso Gesù, una volta risorto ai discepoli di Emmaus, mostrava loro "cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegando in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui." (Luca 24:27)Ricordandoci come siamo "stolti e tardi di cuore nel credere a tutto ciò che i profeti hanno detto!"

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Dabar

In questo insegnamento il nostro fratello Leone di Giuda ci porta sull'importanza della parola. Se uno dei traguardi importanti dell'umanità è stato il linguaggio, nel contesto ebraico la parola rappresenta un valore sacro. Dabar in ebraico significa appunto "parola", ma nel suo significato più profondo equivale a creare: quando noi pronunciamo una parola creiamo, portiamo all'esistenza un concetto, un elemento che prima non esisteva, se non nella nostra mente. Da qui tutta la responsabilità di usare le parole con ossequiosa responsabilità, le parole possono confortare, edificare, incoraggiare, ma possono anche distruggere. Leone di Giuda ci offre una potente chiave di lettura.

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Capo della Chiesa

In questo insegnamento il nostro fratello Leone di Giuda, ci offre una riflessione mosaica riguardo alla "figura" pre messianica di Giosuè. Giosuè (Yehoshua) nasce in Egitto, durante il periodo di schiavitù degli Israeliti. Il suo nome originale era Osea (o Hosea), figlio di Nun, della tribù di Efraim (Numeri 13:8). Mosè stesso gli cambia il nome in Giosuè (Numeri 13:16).Mosè riceve "Il Nome" dal roveto ardente, e cambia volutamente lappellativo di Giosuè consapevolmente, infatti, il nome significa YHWH Salva: in molte narrazioni semitiche, un nuovo nome è spesso conferito da un'entità divina, a significare una nuova alleanza, una vocazione speciale o un cambiamento fondamentale nel rapporto con il divino.In questo caso Mosè ha l'autorità di officiare questo cambiamento in Osea figlio di Nun, in virtù, del rapporto personale con Dio. Giosuè, dunque, rappresenta quella figura messianica che sarà perfettamente realizzata in Gesù Cristo nostro Signore.

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I simboli della bibbia: i serpenti e gli scorpioni

Luca 10:17-20 (Nuova Riveduta)Poi i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome!»Ed egli disse loro: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come la folgore.Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sui serpenti e sugli scorpioni e su tutta la potenza del nemico; nulla potrà farvi del male.Tuttavia non rallegratevi perché gli spiriti vi sono sottomessi, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

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Prostazione

In questo insegnamento il nostro fratello Leone di Giuda, ci guida per le vie imperscrutabili del Signore, che si erge oltre le opere dell'uomo nella sua polarità di "Bene e Male", per far sì che si compia la sua volontà, ma che comunque non lascia impunite le azioni umane. Giacobbe acquista con inganno e illecito la primogenitura, tuttavia, una azione permissibile dalla volontà di Dio, in quanto Easù, nonostante fosse forte e coraggioso, i suoi costumi erano corrotti, infatti, vende la primogenitura per un piatto di minestra. La madre di Giacobbe ne è consapevole ed Isacco, mostra di non curarsene, per questo Dio si muove in queste dinamiche, seppur apparentemente di ingegno umano, compiendo le sue vie. Nonostante questo furto permesso, Giacobbe si renderà conto, che quanto il Signore da, richiede anche molto. Nudo e fuggiasco scapperà dalla casa del padre e senza un bene, si rifugierà nella casa di Labano suo futuro suocero, dal quale ne uscirà provato, ma maturato nello Spirito e conscio della responsabilità di aver ereditato una grande eredità spirituale.

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Dove Sei?

Quando approfondiamo le sacre scritture, esse non ci narrano un racconto fine a sé stesso, oppure, solamente un allegoria mitologica di una civiltà antica che ha fatto propria la sua origine, esse nel suo senso più ermetico, parlano all'essenza dell'uomo, infatti, sono state composte per sondare ed educare la "psiche" nel suo significato di anima, e l'uomo di allora, non è diverso evolutivamente dall'uomo di oggi. Le parole che ascoltiamo o leggiamo, vengono assorbite e comprese, e provocano una reazione anche nell'uomo tecnologico, poiché si fondando su valori inalienabili della vita umana.

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Dominus

La settimana ebraica è composta da sette giorni, seguendo il modello della Creazione descritto nella Genesi. La sua particolarità è che i giorni non hanno nomi propri come in molte altre culture (lunedì, martedì, ecc.), ma sono generalmente indicati con un numero ordinale, con l'eccezione del settimo giorno, che ha un nome speciale e un significato sacro.

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Leggere il Vangelo con gli occhi ebraici

Nel concetto rabbinico la "porta stretta" è un'immagine utilizzata per descrivere il percorso spirituale e morale che conduce alla vita eterna. Questa immagine è basata su un detto di Gesù nel Nuovo Testamento, ma ha anche radici nella tradizione ebraica. Yeshua si definisce la porta d' entrata, Egli è la Torah vivente. Questo era il modo di annunciare e insegnare Torah al popolo,  QUANDO TROVATE SCRITTO CHE Yeshua annunciava con autorità la Torah, non come gli scribi e i farisei, significa proprio questo. Nessun Rabbi o dottore in Israele si autodefinisce la Porta, Yeshua, invece, sì. 

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L'Asina di Balaam

In questo approfondimento, il nostro fratello Leone di Giuda, ci offre la visione di un profeta assoldato dal re Balak (Moab) per maledire il popolo di Israele che aveva provocato "il terrore" presso tutte le nazioni confinanti la penisola del Sinai, a motivo del loro Dio, che li aveva fatti uscire con mano potente dalla terra d'Egitto e combatteva alla loro testa chiunque si mettesse di ostacolo al suo cammino. Il re Balak sapendo che la supremazia militare non fosse sufficiente a fermare l'avanzata degli israeliti, cercò di maledire attraverso la mediazione di un profeta, un uomo di Dio, tuttavia, lo stesso Balam, essendo, veramente un profeta, non potè proferire parole di maledizioni, ma di Benedizioni verso il popolo eletto, eppure, essendo corrotto nel cuore suggerì di far peccare gli Israeliti in modo tale da allontanarli dalla protezione divina e così renderli nelle mani del re di Moab, ma alla fine la loro iniquità fu punita dalla giustizia divina.Curioso e illuminante è il contesto in cui l'asina di Balam si blocca durante il cammino, poiché scorge la figura di un Angelo che sbarra la strada. Balam dopo averla sferzata più volte, viene interrotto dalla stessa Asina che lo rimprovera aspramente per la sua ignoranza teologica, un fenomeno ricorrente su questo animale che assume una valenza simbolica, in cui una bestia ritenuta per antonomasia ignorante e testarda, riconosce la verità teologica nella santità del popolo di Israele cresciuto e nutrito nel deserto da Dio stesso, che si riallaccia all'episodio narrato nella vicenda di Sant' Antonio in cui un asina tenuta a digiuno per tre giorni venne lasciata libera di dirigersi in un cumulo di fieno, oppure, in direzione del Santo che teneva nelle mani il Santissimo. Ovviamente l'animale simbolico, nella sua ignoranza e testardaggine istintiva, decise ragionevolmente di dare lode a Dio.

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Il serpente di bronzo

Il serpente assume in quasi tutte le culture un fenomeno onnipresente, esso è legato alla conoscenza ( Oracolo di Delfi e la Pizia), alla morte e alla vita ( ouroboro il serpente che si mangia la coda,  con il suo simbolismo vita - morte - vita), al male ( il Serpente Apopi che cerca di divorare la nave del dio Ra impedendogli di far sorgere il nuovo giorno). Nella cultura ebraica, questi simbolismi sono tutti presenti e da essi se ne ricava un insegnamento profondo: il serpente incarna la conoscenza, la vita e la morte, ma anche le tenebre.

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Ti ho visto sotto il fico

Molti passi dei Vangeli sono intrisi di ebraicità e solo mediante una conoscenza degli usi e della cultura israelitica si riesce a comprendere il potenziale del precetto di Gesù, che senza di esso rimane arcano o privo di una componente essenziale del suo insegnamento. I primi discepoli e vescovi, in seguito all'avviarsi del ministero della dottrina predicato ai gentili o pagani, a dir si voglia, erano ebrei, e pervi di quella conoscenza che potevano approfondire gli insegnamenti del Cristo. Infatti, Gesù alla samaritana del pozzo di Giacobbe espresse: "Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei".In questo articolo Leone di Giuda ci pone un approfondimento evangelico, che ci porta a comprendere appieno il significato ermetico del vangelo.

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Logismoi

La parola "logismoi" (in greco: λογισμοί) è un termine fondamentale nella spiritualità e nell'ascetica dei Padri del deserto, in particolare nel pensiero di Evagrio Pontico.Non è semplicemente traducibile con "pensieri". Per Evagrio, i logismoi sono molto di più: sono pensieri, suggestioni o immagini mentali che assalgono l'anima e che hanno una connotazione negativa o passionale, provenendo da influenze esterne (demoniache) o da inclinazioni interne (dovute alle passioni).

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Simbolo degli Apostoli

Il Simbolo degli Apostoli (o Credo degli Apostoli) è una delle più antiche e venerate professioni di fede cristiane, ampiamente utilizzata nella liturgia e nella catechesi, specialmente in Occidente.Esso ha le sue radici nelle prime confessioni di fede usate dalle comunità cristiane. La sua funzione principale era quella di riassumere le verità essenziali della fede in modo conciso e memorizzabile per i battezzandi.Sebbene sia nota la familiarità con alcuni testi e passi dell'Antico Testamento, Leone di Giuda, ce ne fa un ordinato elenco che si adatta contestualmente alla frase recitata, mostrandoci un frangente teologico che già presso la fede ebraica era possibile scorgere.

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Discernere il Sacro

In questo insegnamento il nostro fratello Leone di Giuda ci guida nell'ermenutica ebraica che San Paolo ci ripropone nella Lettera ai Corinzi 1. Il popolo ebraico fu introdotto precursoriamente alla "mensa" mediante i segni e simboli nel deserto, come prefigurazione, insegnamento, e ancora oggi sono validi, perché la stessa sorte capita a chi mangia e beve indegnamente il corpo del Signore. Infatti, la generazione del deserto fu spazzata nel deserto, e non videro la terra promessa. Quando ci si accosta a questi divini misteri bisogna tenere in mente la loro sacralità, perché con lo stesso tenore con cui trattiamo questo prezioso tesoro, alla stessa maniera riceveremo il trattamento che pareggia l'asse della bilancia.

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Eliseo e le due orse

Quante volte l'autorità profetica ci viene derisa, o meglio, quante volte il cristiano si sente sbeffeggiato riguardo la sua fede e la pretesa di ricevere la ricompensa del profeta in virtù delle benedizioni divine elargite a motivo della sua fedeltà?In sostanza, quante volte il devoto viene gratuitamente messo in ridicolo per la sua fede?La vicenda del profeta Eliseo, ci pone questo paradigma: la sua fede di ottenere lo spirito profetico di Elia, assume la stessa speranza del cristiano di ottenere la salvezza mediante la fede.Lo stesso Eliseo è stato dileggiato da una banda di burloni, ma la giustizia divina non è tardata ad arrivare.Il contesto biblico che sfocia nel tragico, allo stesso tempo, mira ad una funzione pedagogica di non burlarsi, prendersi gioco, di chi ripone fiducia e speranza in un contesto prima di tutto salvifico e di elezione per l'umanità, e poi per rispetto all'autorità che rappresenta il profeta.

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Non tenterai il Signore Dio tuo

Qual' è la fiducia che riponiamo nel Signore? In che cosa riponiamo fedeltà? Nel portento? Nel miracolo?È giusto attribuire la propria fede nel evento soprannaturale?Qualche volta avvengono i miracoli, molte volte no. C'era una ricercatrice poi divenuta affermata in ambiente scientifico, che volle valutare in maniera empirica la forza della preghiera: organizzò due gruppi, uno formato da oranti e l'altro no, il fine era di valutare in ambito scientifico se la preghiera potesse in qualche maniera aiutare il gruppo che si avveleva dell'intervento divino in merito ai risultati accademici o di studio. Il risultato fu che chi non aveva pregato aveva avuto i migliori risultati in fatto di voto.Il braccio del Signore si era accorciato?Per quanto riguarda la ricercatrice in base a questo risultato divenne agnostica, in ambito teologico si potrebbe dire che il Signore non si è fatto tentare. Lo stesso satana disse a Gesù:" Se se sei il Figlio di Dio, di che queste pietre diventino pane!""Non tenterai il Signore Dio tuo!" Risponde Gesù. In questo insegnamento il nostro fratello Leone di Giuda, ci invita a riflettere sul senso e il significato di tentare; Dio non sente la necessità di porsi al livello del nostro stesso acume intellettuale, e se lo fa, è per insegnare, per trarne una conclusione pedagogica, la necessità di credere in lui non dipende da quello che ne riceviamo.

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Le profezie di San Nilo

Ci sono due San Nilo attribuiti uno alla chiesa cattolica e un altro alla chiesa ortodossa, che unendo le loro profezie danno un corpo unico ad un contesto molto attuale. Nonostante le divergenze avute nel passato, e la grande e scellerata divisione dell'unità ecclesiale, rimane uno spirito profetico che le accomuna; lo stesso papa Leone XIV in un recente incontro ha avuto modo di augurare la possibilità di un ecumenico cammino di riconciliazione.

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La donna adultera

Uno dei passi più emblematici e ermetici del Vangelo, è sicuramente quello della donna adultera, che colta in flagrante di reato e condannabile alla lapidazione, senza sconto di pena, ma che per intervento di Gesù, ottiene misericordia e la salvezza, il tutto senza un vero e proprio intervento retorico o teologico di Gesù, ma diremmo, "solo" mediante la famosa frase:"Chi è senza peccato scagli la prima pietra!".

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70 Lingue 70 Nazioni

Quando pensiamo che la chiamata di Dio sia una prerogativa originariamente di sola esclusività ebraica tendiamo a sminuire l'universalità del messaggio di Dio. La Teofania del Sinai è un chiaro invito all'umanità, che il nostro fratello Leone di Giuda, ci invita ad approfondire nella peshat (alla lettera); Dio non esclude nessuna della sua opera, ed Israele è stato testimone di questo messaggio per esse "luce per le genti".La discesa dello Spirito Santo conferma questa chiamata, in primis agli Ebrei come testimoni, e poi l'universalità della redenzione e della salvezza come riflesso per il mondo intero, e saranno proprio i discepoli rivestiti di potenza a farsi carico del ministero della parola, e se gli Israeliti della prima ora, rifiutarono di salire al monte del Signore, la Teofania dello Spirito Santo va incontro, scende in mezzo a loro, nella casa degli uomini per far udire di nuovo il messaggio di universalità, e che i discepoli hanno seminato nella diaspora umana.

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Sacrificio quotidiano

In questo midrash il nostro fratello Leone di Giuda ci aiuta a comprendere il senso escatologico e teologico del sacrificio di Cristo sulla croce. L'agnello, elemento vincolante ed espiatorio della teologia ebraica, è in relazione con la figura di Cristo, definito dal Battista "l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo"; il memoriale ebraico ci aiuta a comprendere pienamente ogni vicenda raccontata nei Vangeli, come profetico compimento del rituale di espiazione dei peccati.

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Il Cortile dei Gentili

Il nostro fratello Leone di Giuda, oggi, ci illumina su una vicenda raccontata dai Vangeli in merito alla tanto accesa e zelante vicenda in cui Gesù scaccia i mercanti dal tempio, e se da un lato veniva profanato il tempio per usi di dubbia sacralità, dall'altro si impediva accesso alla preghiera ad una categoria che in futuro avrebbe accolto il suo messaggio di salvezza.

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Lingue di Fuoco

In questo articolo che il nostro fratello Leone di Giuda ci propone, entriamo nel profondo dei simboli ebraici, con il suo ciclico ripetersi, nell'immagine del fuoco divino che scende sul Sinai, e la speranza messianica dell'attesa, ma tutti questi aspetti si concretizzano nella persona di Gesù Cristo che riunisce tutti gli aspetti della Torah o Bibbia, come siamo abituati a chiamarla. In particolare, ci apprestiamo a prepararci a ricevere lo Spirito di Dio, che aleggia "sulle acque", che nei contesti della simbologia sono attribuite alle genti, i popoli, specialmente nel contesto biblico: Isaia 17:12-13: "Guai, l'agitazione di molti popoli, che rumoreggiano come il frastuono dei mari! E il fragore di nazioni, che muggiscono come il ruggito di acque potenti! Le nazioni muggiscono come il ruggito di molte acque, ma egli le sgriderà, ed esse fuggiranno lontano."Salmo 65:7: "Tu calmi il frastuono dei mari, il frastuono dei loro flutti e la confusione dei popoli." Ancora una volta, il potere di Dio sul mare è associato al Suo potere sulle turbolenze dei popoli.In Apocalisse 17:15, un angelo spiega a Giovanni il significato di una visione: "Poi mi disse: 'Le acque che hai visto, dove siede la prostituta, sono popoli, moltitudini, nazioni e lingue.'"Lo Spirito si prepara ancora una volta a rinnovare la faccia della terra.

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Prima che Abramo fosse IO SONO

Quale relazione hanno il Dio dell'Antico Testamento e Gesù Cristo, il Messia che la tradizione Cristiana nella sua teologia ha equiparato alla seconda Persona della Santissima Trinità?Le sacre scritture, ci rivelano la verità assoluta, in quanto esse contengono tutto ciò che necessita all'uomo di fede per trovare la verità. Lo stesso Cristo ci ha detto: "Chi cerca trova!", lui stesso è "Via, Verità e Vita!", lui stesso ha detto "Io e il Padre siamo una cosa sola!"

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Giubilo

Il nostro amico e fratello Leone di Giuda, ci presenta questo argomento estrapolato dalla comunità messianica Sukkot di David, in cui ci porta nell'intimo del senso letterale e numerico dell' ebraicità. La numerologia e la lettera, evocano molti elementi comuni alla cristianità a noi cara, ma è solo attraverso una conoscenza più profonda e chiara, che riusciamo a cogliere il simbolo dell'ampio contesto ebraico che mette in luce e lega molti paralleli biblici, che a noi paiono solo eventi di una tradizione acquisita, ma in realtà appare menomata, priva di senso e conoscenza, senza la scienza della lettera. Solo attraverso l'esegesi e l'ermeneutica ebraica si ha la chiave di lettura che svela il vero nodo teologico che adatta, anzi rafforza il dogma cristiano, e confermano la piena realizzazione delle promesse ebraiche.Il passo di oggi si lega alla figura del Messia, del numero 50 e il suo senso escatologico del riscatto: cinquanta non è solo un numero di giorni che precedeno un evento, innanzitutto è un simbolo, un evento giubilare, che si ricollega alla figura messianica di Gesù Cristo, attraverso la sua opera redentiva.

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Unità e Diversità

Il nostro fratello Leone di Giuda ci offre un autentica chiave di lettura ebraica in merito l'unità della Chiesa, che attraverso le molte membra, offre il servizio secondo la propria vocazione e dipendenza dalle altre parti del corpo. Infatti San Paolo ci dice: "Infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra."E in un altro passo dice:"Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito." (Corinzi 12)

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Cristo Re dell'universo

La figura del Messia, perspiciente in molte religioni e popoli, presenti e passati, ci rendono l'idea di quanto sia esso una figura antropologicamente fisiologica nel contesto umano, e comune spesso nel suo ambiente culturale. Per dare un idea, di quanto sia importante nel contesto umano, bisogna risalire alle concezioni ancestrali dell'uomo che vede l'universo pervaso dal caos. Il caos è il mondo in disordine, senza ordinamento, e la stessa creazione, che nel libro della Genesi ci pone la visione di un mondo senza assetto, è soltanto mediante l'intervento del divino che il cosmo viene tratto e ordinato. Infatti la parola cosmo, significa appunto ordine. I stessi concetti della cosmologia come scienza, non a caso sono stati tratti da termini primitivi e religiosi, e nonostante siano distanti dalla metodologia empirica delle scienza moderna, alla stessa maniera avevano la forza di evocare il senso delle cose secondo una logica intuitiva. Tale evocazione è strettamente correlata all'idea dell'organizzazione attuale dell'universo. È quanto mai assodato che il cosmo ha avuto dei tempi di formazione e di ordinazione nel proprio spazio e tempo, sino a conoscerlo come oggi lo vediamo, un sistema ordinato, sottostante a leggi della fisica ben precise e costanti. Il modello cosmologico come noi lo conosciamo, in principio lo avremmo potuto definire caotico, con densità e temperature altissime, in seguito secondo i principi della termodinamica, con aumento di entropia da bassa ad elevata, l'universo, si è organizzato distribuendo la materia come noi la conosciamo e permettendo, in seguito, secondo complicati processi durati miliardi di anni, la vita sulla terra, centro irradiante, da cui si erge l'uomo l'ultimo tassello della scala evolutiva, e gioiello della creazione nell'opera del primo libro del pentateuco, chiamato Genesi. Chiudendo la breve parentesi scientifica, ma adattando l'intuito primitivo al contesto scientifico, siamo d'accordo nell'affermare che il cosmo è un ordine, da un principio caotico ed informe; ed è la divinità a operare questo processo, che per la scienza è durata miliardi di anni, mentre, nell'opera religiosa, solo sette giorni. Bisogna dire a riguardo, che secondo l'uso ebraico, il numero sette, non ha valenza tanto di numero specifico, ma quanto più il simbolo a cui si identifica, ovvero, la perfezione e completezza. Sette, rappresenta il numero necessario e completo.La numerologia rappresenta, dunque, un simbolo per i popoli semiti e non va letto alla luce del suo significato materiale. Ritornando alle cosmogonie dei popoli antichi, la maggior parte di questi, se si allude alle civiltà più antiche, ovvero, Egizi, Sumeri o Babilonesi, e Ari e le popolazioni dell'antica civiltà della Valle del Indo, richiamano la creazione come un atto di ordine. Ma questo ordine, è messo in pericolo, dal caos come elemento avverso all'opera divina. Nella mitologia egiziana, esso incarna il serpente Apopi, che ogni notte, prima dell'alba, come narrato nei testi Sacri egizi, cerca di divorare la barca di Ra che trasporta il disco solare dopo essere stato a portare la luce nel regno dei morti, quando sulla terra dimorano le tenebre, ma ogni giorno, Ra sconfigge il serpente Apopi e risorge all'alba trionfante. Il serpente compare inoltre, nel giardino dell'Eden corrompendo la prima coppia umana, ma anche nella mitologia babilonese nell'epopea di Gilgamesh, ingannando l'eroe babilonese, e anche nella mitologia vedica incarnando il drago o il demone copritore Vrtra, che avvolge con le sue spire, metaforicamente, la creazione, ovvero il cielo e la terra. L'ordine è anche ristabilito attraverso l'acqua, simbolo di purificazione, che si identifica con il diluvio; anche esso si ritrova in più mitologie. Oltre al Noè biblico, abbiamo Utnapishtim della mitologia babilonese sopravvissuto al diluvio della mitologia sumera, ma anche il Satyavrata della tradizione vedica il quale il dio Vishnu gli appare sotto forma di pesce per annunciargli che il mondo sta per essere distrutto da un diluvio e per affidargli i germi della vita futura da conservare in un arca. Ordine e caos si ripetono, nella natura, nei sconvolgimenti naturali e negli astri, ma se questi sono eventi ciclici, alla fine si erge la figura definitiva che sottomette il caos. Questa figura assume l'autorità definitiva che ordina e domina il caos. Nel mito indiano degli Asura, una volta che Vritra il drago legò il cielo e la terra, nacque Indra per lo scopo di sconfiggere il drago, la sua era predestinazione. Una volta ucciso il drago, Indra ordinò il cielo e la terra secondo l'implicaziine induista. Per la mitologia sumera - babilonese, il compito di ordinatore lo ottiene il dio Marduk, egli, prima sconfigge i mostri che Tiamat (il mare) genera per distruggere i dei minori del pantheon sumerico, e poi uccide Tiamat, sottomettendo tutto a sè. Marduk dopo la vittoria finale ottiene il titolo di Bel (Signore) come ordinatore del cosmo. Questi aspetti di vincitori assoluti, si riscontrano in molte altre mitologie, se non nella quasi totalità, come Horo, Mitra, Apollo, e tanti altri, essi incarnano il simbolo del vincitore supremo.Questi aspetti così distanti tra loro per popolo e cultura, ma così simili da definire il loro aspetto nella mitologia comparata, esprime la cultura simbolica comune all'uomo. L'aspetto antropologico del Messia non è fantasia, ma realtà assoluta nella sfera umana.L'Uomo sente la necessità di un ordinatore della propria esistenza, se vogliamo porgerci un idea razionale e distante dal presupposto religioso, in merito il contesto umano, l'uomo emancipandosi dal suo contesto naturale (per approfondire rimando agli articoli precedenti), si è ritrovato al di fuori della sua sfera di riferimento, e il disordine (di coscienza e morale), lo ha portato dentro il caos.La figura di rifermento del cristianesimo, Gesù, va oltre la componente allegorica e mitologica di dominatore del caos e ordinatore del cosmo, ma riesce a fornire davvero gli strumenti necessari affinché l'uomo ritrovi in sé stesso la bussola che ha perduto nel processo di emancipazione dal suo contesto naturale, essa (la bussola), gli viene restituita in virtù degli insegnamenti della dottrina cristiana, è in merito della fede che si ripone in Lui. Riordinando, e concludendo, la figura religiosa di Cristo, incarna quella fame dell'uomo che vede in Lui, l'autorità cosmica, che legifera in virtù del suo ascendente regale e di figliolanza con la divinità creatrice. Egli, essendo l'Erede, possiede l'autorità di governare e condannare l'aspetto distruttivo del caos, incarnato nella figura del serpente, e propugnatore del disordine umano, che sconfina negli eccessi derivati dal disordine. Gesù è nato per distruggere la componente caotica nella vita dell'uomo e regnare con scettro di ferro affinché il caos sia eliminato definitivamente, e ricevere il titolo di Signore, Cristo Re dell'universo.

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Sei stato pesato

L'importanza di dare un valore al proprio deposito, in questo caso quello della fede, o a quello che ci è stato affidato, trova il suo compimento nelle parole che il Maestro per eccellenza, Nostro Signere Gesù Cristo, ci ha insegnato nei Vangeli. Che valore ci assegniamo? Quanto valiamo?Lo stesso Gesù ci affida un tesoro, le mine della famosa parabola del Re che torna per ricevere il titolo regale, del denaro che a tempo debito ci sarà richiesto e se saremo stati in grado far fruttare. In un altro passo del Vangelo cita: " A chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza, e chi non ha sarà tolto anche quello che ha!", ma guai a chi si trova in difetto, nascondendo il denaro in un fazzoletto e nascondendolo in una buca sotto terra, infatti, ci ammonisce: "Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi." Iconica è la frase del libro di Daniele:"Sei stato pesato e sei stato trovato mancante!"Il tesoro che ci è stato affidato, rappresenta il valore che abbiamo agli occhi di Dio. Denaturare la nostra elezione, vivendo una vita da tiepidi, ci svaluta e non siamo più all'aletzza di quello che valiamo. Il nostro fratello Leone di Giuda, ci offre una prospettiva ebraica, che esplica l'esempio concreto e pedagogico del valore che ognuno di noi deve avere, seppure offre una prospettiva ormai passata, essa ci aiuta a comprendere alla luce del Vangelo, l'importanzadi essere cristiani e di apparire il sale della terra.

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Manifestazione

Nella cattolicità e nel cristianesimo in generale, c'è una spasmodica ricerca del sensazionale, del segno, quasi come se fosse l'elemento caratterizzante della fede. Eppure lo stesso Cristo, che nonostante operasse molti miracoli, a chi gli domandava un segno dal cielo gli rispose: "Una generazione perversa ed adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona".Praticare la vita religiosa e seguire i precetti della fede, vanno ben oltre i segni portentosi, ancora Cristo dichiara: "Non chiunque mi dice Signore Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli".Il nostro fratello Leone di Giuda, ci offre una visione ebraica, su come comportarsi e quali sono i rischi di chi si affida a questi fenomeni o attese snervanti, che seppure danno un grande contributo alla fede, alla fine può divenire un iperbole che danneggia il sentimento religioso.

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Ricordati di santificare le feste

In questo approfondimento esegetico che il nostro fratello Leone di Giuda ci propone, ci si addentra nelle festività rituali ebraiche che se nel loro senso più superficiale,  ci danno un punto di vista religioso e culturale, che all'occhio dello scettico potrebbero essere comuni ad altri contesti religiosi, nel profondo, secondo la visione ebraica, ci si immerge nella comunione con il divino. L'Uomo, abbandona, lascia le vanità del mondo per ritornare all'intimità con il divino; i simboli (agnello, pane, vino, etc) sono quei strumenti che in qualche modo connettono e danno un senso, e se i primi erano elementi evanescenti, poiché destinati alla consumazione, in Cristo assumono la perfetta e concreta sostanza, che ci rendono la reale dimensione dell'unione con Dio.

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Il potere di Legare e Sciogliere

La Chiesa, intesa come comunità di credenti, nella gerarchia ecclesiastica, ma nello specifico nella persona di Pietro e gli apostoli, ha ricevuto da Cristo l'autorità di legare e sciogliere. Ma che cosa significa?

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Religione giudaico cristiana

Mi preme fare un approfondimento in merito il concetto religioso dell'uomo, che dalla sua comparsa, lo accompagna e lo influenza, come fenomeno connaturale alla sua esistenza. Si potrebbe dire che l'uomo ad un certo punto della sua esistenza, gli sia nata la necessità di istituire un ordine in merito l'aspetto gerarchico in cui la natura l'aveva posto. L'Uomo all'apice dell'esistenza stessa, si interroga sul suo principio e il suo senso nel contesto in cui è posto. Al di là della concezione di un dio personale o collettivo, il senso logico induce a percepire nelle opere della natura un ordine e un attenzione, che dispone la mente ad individuare nel cosmo (alla lettera "ordine") un principio creatore. L'inclinazione dell'uomo nell'intravedere nelle opere naturali un velo del soprannaturale, è comune a molte culture, e spesso, è proprio questo ad ordinare la vita comunitaria, nella società e addirittura nella politica di un paese. Da ciò si potrebbe dedurre, che è connaturale all'uomo, considerare questo contesto del soprannaturale come aspetto  intrinseco della sua natura. Al di là della nostra società contemporanea che si mostra emancipata nell'aspetto religioso, demistificandolo e riducendolo ad  un aspetto folkloristico e superstizioso, e retaggio di una tradizione socio-culturale, persistono degli aspetti superstiziosi, anche in quei ambienti emancipati, che influiscono sulla vita del soggetto e nella sua ordinaria esistenza. Nel avanzato e tecnologico Giappone, convivono degli aspetti tradizionali,  che stonano con l'evoluta civiltà cui fa mostra, un caso ne è la cura con cui le toilette pubbliche appaiono immacolate nella pulizia e nell'igiene del luogo, che farebbero presupporre nell'attenzione nell'evitare le infezioni che negli ambienti sporchi e con scarsa igiene nascondono, invece, è da risalire alla tradizione shintoista in cui nelle latrine sporche, risiederebbe uno yokai (una specie di demone) che divora le persone, per cui, da qui, si risalirebbe all'origine di avere in ottime condizioni le toilette in generale e nello specifico quelle pubbliche, delle località giapponesi. Naturalmente, questi aspetti, sono più marcati nei paesi in cui l'aspetto religioso è più forte, ma che comunque riporta un evento ordinario nella civiltà in cui si pratica. Nella cultura occidentale,  causa le varie rivoluzioni intellettive (rivoluzione francese), industriali e scientifiche, che hanno messo in crisi l'aspetto religioso, ci si stupisce degli aspetti irrazionali che gli altri popoli mettono in atto nel loro contesto quotidiano, ma nonostante questa apparente lucidità razionale, nel substrato sociale, continuano a persistere dei comportamenti religiosi. Ne poneva l'esempio il famoso antropologo francese Levi Strauss, che osservava come, il fenomeno Babbo Natale, rappresentava un vero e proprio fenomeno religioso, in tutti i suoi ambiti teologici: la porpora rossa che incarna la divinità, e la barba bianca ad implicare la saggezza. Una divinità a tutti gli effetti. In più essa, corrompe i costumi, spingendo le persone ad acquistare e porgersi regali e auguri di felicità e benessere personale, ad equiparare ad un invocazione augurale, sotto il mascherato aspetto economico, e così, per tutto quello che riguarda le varie celebrazioni annuali, che vanno a sostituire o corrompere, i precedenti culti della tradizione giudaico cristiana, rimarcando il concetto di emancipazione culturale, e sostituendolo con fenomeni esorcizzanti, come l'angloamericana festività di Holloween, di tradizione celtica che sotto la velatura di una satirica rappresentazione religiosa, al contempo ne assume i caratteri, spingendo la popolazione ad assorbirne gli attributi culturali e implicandone un coinvolgimento politico e sociale, da influire sul comportamento della popolazione, come fenomeno culturale. A questo si vanno ad aggiungere, tutti quei fenomeni superstiziosi che sotto forma di una non precisa scientificità ( gesti superstiziosi, medianicità, tarocchi, etc) vanno a implicare la quotidianità e che rappresentano una continuità religiosa nell'aspetto umano. Infatti "Religione" nel suo senso letterale ed etimologico,  significa appunto legare; legarsi ad un concetto, ad un aspetto della vita quotidiana. 

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Benedizioni e Maledizioni del Popolo ebraico

Il popolo di Israele, nella sua ricca e complessa storia, è segnata da eventi che sono entrati a far parte del patrimonio religioso e culturale universale, deve i suoi altanelanti eventi, positivi e negativi, sono derivati da benedizioni e maledizioni, che YHWH ha pronuciato a suo riguardo. Nella Bibbia, è narrato che Dio promise al popolo di Israele, di benedirlo, proteggerlo, e di renderlo una grande nazione, qualora fosse stato fedele a lui, ma non sempre è stato così.

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INRI: Un Simbolo di Fede, Redenzione e Rivelazione

Mi  è capitato qualche giorno fa di imbattermi in un post su di un social riguardante l'acronimo INRI, e su un suo significato o valenza del tutto eclissata. L'argomento mi ha talmente colpito da lasciarmi a bocca aperta, peroó, prima di darlo per certo ho voluto accertarmene, facendo una ricerca indipendente, considerando le notizie fallacie dei social.

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Matriarcato versus Patriarcato

Dalle cronache di questi ultimi tempi, si erge un confronto di genere a motivo di un estenuante lavoro ideologico volto a togliere le differenze biologiche tra l'uomo e la donna.Da ciò se ne conclude una lotta senza esclusione di colpi, tra l'emancipazione della donna nella scalata sociale, e il ridimensionamento dell'uomo nel contesto familiare e lavorativo che sbrigativamente è stato definito patriarcato. L'Uomo e la Donna, la coppia, che in principio secondo la visione teologica, formano una sola carne, appaiono oggi, più che mai, divisi e in competizione tra loro.Le cronache ci confermano questo evidente stato di confusione sociale, che spesso sfocia in prevaricazioni, violenza e morte. Per poter razionalizzare e comprendere appieno questo processo che ci ha portato alla situazione attuale, bisogna affrontare la questione antropologica, che caratterizza anche la componente biologica in merito al contesto naturale che ci caratterizza.Ogni organismo sulla terra, basa la sua sopravvivenza nel modo di affrontare le difficoltà che il contesto naturale offre. Così, è stato centinaia di migliaia di anni fa, quando l'uomo moderno fa capolino nel mondo, un mondo ancora selvaggio, dove i punti forza erano rappresentati dalla collaborazione e le peculiarità biologiche, con cui la natura aveva fornito il genere Homo. Se la componente intellettuale era la spinta primaria, che lo ha contraddistinto da tutte le altre specie animali, le altri doti biologiche non di certo passavano in secondo piano. L'Uomo e la Donna, se ad uno sguardo superficiale non sembrano avere grosse differenze, per via del mancato dismorfismo sessuale (la caratteristica per cui il genere maschile è molto più grande del genere femminile), al contempo, possiede ancora, alcune caratteristiche che vengono trasferite con il cromosoma Y, ovvero, densità ossea, forza muscolare maggiore, in rapporto alla massa corporea (nell'uomo vi è in rapporto alla massa il 40% di massa muscolare, mentre nella donna il 20%), livelli di emoglobina superiore, sempre in rapporto alla sua densità ossea e muscolare, testosterone, ed eccetera in concomitanza a quanto detto. È chiaro che se la nostra struttura biologica appare differente, è altrettanto lucido che i ruoli sono stati diversi nel corso di queste centinaia di migliaia di anni. L'Uomo, in merito, a quanto sopra, appariva il candidato ideale per eseguire il lavoro per cui la sua struttura fisica l'aveva concepito, ovvero, il prototipo del cacciatore, e così deve essere stato, come le testimonianze storiche ci hanno riportato. Se da un lato poteva sembrare l'elemento preponderante del contesto sociale primitivo, alla stessa maniera, non meno importante appariva il ruolo femminile per cui la sua biologia l'aveva contemplata. Da notare che per molto tempo, una delle divinità principali dei popoli primitivi, fu la dea Madre, un culto molto antico che fu associato probabilmente alle statuine del paleolitico, rinvenute in più parti del mondo, maggiormente in Europa, ma anche in medio oriente, in nord Africa e persino in Siberia. Questa dea Madre, secondo la mitologia comparata, probabilmente era strettamente legata anche alla figura biblica di Eva, madre dei viventi, ed in effetti le stesse statue del paleolitico palesavano apertamente la figura della fertilità per le sue fattezze fisiche. Per molto tempo, nell'area del mediterraneo, la figura della dea madre, ha predominato come figura ancestrale dai caratteri femminili, probabilmente per l'importanza cruciale della donna nell'ambiente primitivo. La donna, infatti, oltre a generare, si prendeva cura della prole e probabilmente, gestiva l'ambiente domestico, quando gli uomini uscivano per la caccia, lontani dall'accampamento anche per qualche giorno. Per questo la sua funzione sociale, appariva necessaria e non di supporto. La stessa narrazione biblica, assume dei caratteri poetici e romantici: l'uomo nonostante il ruolo centrale nella storia, appare incompleto per via della mancanza "dell' aiuto che le fosse simile".La sua assenza, momentanea, è un preambolo per il discorso centrale, appunto la sua creazione. Il racconto della costola, per antonomasia allegorico, assume tutto il carattere di un rapporto di reciprocità, infatti, l'uomo riconosce la donna, essere tratta da sé, non come fenomeno di acquisizione, o di supremazia e subordinazione in rapporto all'uomo, dove a quei tempi e in quei contesti era più facile essere assoggettati che equiparati. La donna è l'altra metà della stessa parte, come racconta Platone per bocca di Aristofane, nel suo Simposio. L'Uomo e la Donna appaiano complementari e in armonia nel loro contesto specifico, i loro ruoli nell'aspetto naturale non vanno ad sovrapporsi, ma fluiscono e rendono scorrevole l'esistenza nel proprio apparato di competenza: l'uomo è l'uomo, e la donna è la donna.L'ideologia con cui si prevarica il Sè, come parte di quello che siamo, ci conduce solo verso un remare controcorrente, l'uomo e la donna inboccati in direzioni opposte al loro originario senso di appartenenza, perdono il loro orientamento, a favore di un insensato progresso umano.Ma quale futuro potrà mai avere l'umanità se si precludono i ruoli che Dio ha fornito all'uomo per il successo della nostra specie che si racchiude nella parola famiglia?

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Portenti

Il portento è un evento che caratterizza l'opera di un dio che sconvolge l'ordine naturale, che spezza le sue leggi, le sovverte per stupire, ammonire l'umanità o per portarla a credere al miracolo operato.Oggi la scienza, ha sfatato molti luoghi comuni ed eventi che in tempi passati sono appartenuti ad episodi portentosi, come il famoso diluvio universale, la distruzione di Sodoma e Gomorra, e le famosissime 10 piaghe d'Egitto.Il ruolo della scienza è stato di dimostrare che questi fenomeni non hanno avuto nessuna origine magica, o soprannaturale, ma come un connaturale orientamento dei fenomeni a dimostrazione di un evento naturalmente accaduto, e che l'uomo ha adibito all'attività volontaria della divinità. Tuttavia è conclamato che questi eventi hanno condizionato la storia e la cultura dell'umanità. Presso l'uomo primitivo, vi è la concezione che ogni elemento della natura è pervaso dal mana, un elemento che imprime una volontà all'oggetto animato o inanimato, che dirige gli eventi secondo una volontà precisa e non casuale. L'Uomo nella sua visione d'insieme riesce considerare il contesto sociale e ambientale attraverso un dualismo, nella sua visione naturale e soprannaturale. Spesso è questa sua seconda concezione a dirigere l'orientamento umano, e sebbene essi assumano l'incomprensibile non sense di un atteggiamento privo di razionalità, allo stesso tempo riescono a porre un fenomeno conservativo nella società. Per esempio, in Giappone, un paese non propriamente primitivo, vi è l'usanza di tenere i bagni pubblici in una condizione igienica impeccabile, e questo non perché ci sia un attenzione alta per prevenire eventuali infezioni con la contaminazione di di residui organici, ma perché, secondo la tradizione shintoista, nei bagni sporchi vivrebbe un yokai (una specie di demone) che potrebbe attentare alla vita delle persone. Presso gli ebrei dell'epoca di Cristo, gli osservanti delle norme mosaiche, avevano l'abitudine di lavarsi le mani fino ai gomiti, prima di prendere cibo, uno po come i lavaggi chirurgici delle mani prima appunto di un intervento. Sicuramente, nonostante fosse una consuetudine religiosa, essa andava a prevenire molte infezioni inerenti magari ad una scarsa igiene. E di questi presupposti rituali, ce ne sono in molti contesti religiosi e culturali di numerosi popoli. Il fenomeno soprannaturale orienta e ordina la vita dell'uomo, come se fosse connaturale alla propria natura. Oggigiorno, è facile credere, che queste considerazioni religiose, siano frutto o strascichi arcaici di una mentalità primitiva, eppure, nonostante l'indottrinamento scientifico questa caratteristica incomprensibile fa ancora parte di noi. Chiaramente il passato ha anche partorito contesti di violenza ed atrocità, ma credo che esso dipenda anche da episodi di degenerazione e immoralità, l'altro risvolto della medaglia negativa del lato umano.Come dicevamo, questi eventi da associare ad una condizione soprannaturale, regolavano anche la vita morale e sociale di un popolo assicurandogli stabilità, da ciò si può presupporre che esso sia un fenomeno in perfetta armonia della natura umana. In conclusione, questo aspetto è parte di sè, se vogliamo ragionarci potremmo dire che è il suo frutto evolutivo. Sta di fatto, che secondo alcuni studi antropologici ed archeologici, l'uomo sapiens è l'unico ominide del genere Homo ad avere avuto un salto evolutivo di carattere tecnologico e sociale, da permettergli di lasciare le caratteristiche tracce del suo sviluppo cognitivo. In passato si credeva che anche l'uomo Neandethalensis poteva aver lasciato qualche traccia di sé a riguardo di una coscienza di natura più evoluta sotto l'aspetto di materiali e tecniche acquisite, ma molti studi non sono concordi. Va da sé che l'uomo è conscio della propria natura e del suo orientamento sociale in merito al cosiddetto binomio di bene e male. I racconti biblici, fanno menzione di episodi estremi, che hanno avuto valenza pedagogica.Il fenomeno del diluvio, che di per sé ha valenza globale per l'influenza ereditata da molti popoli, ha una chiave morale: l'umanità degenerata nel suo aspetto irrispettoso nei confronti di sé stesso e la natura, meritò quella punizione. È stato dimostrato scientificamente che prima dell'ultima deglaciazione, chiamata Würm, l'estensione terrestre del territorio, fosse più ampia di quella attuale, sta di fatto che in quel periodo, l'Inghilterra fosse una parte del continente europeo e non un isola, e anche il mar mediterraneo fosse meno esteso di oggi. Poi, all'incirca 10.000anni fa il clima cambiò, sciogliendo i ghiacciai e inondando territori che dapprima erano calpestabili, ciò deve aver avuto un influenza su quei popoli di grande portata.Senza entrare troppo nell'argomento, questo è accaduto a Sodoma e Gomorra, per via della loro perversione (degli studiosi hanno analizzato il terreno ed hanno scoperto che le rocce in quelle zone è come se fossero state bruciate da un evento di grande intensità, da associare ad una eruzione oppure la caduta di un asteroide), e per le famose piaghe d'Egitto. Proprio in rapporto alle famose piaghe d'Egitto si è speculato scientificamente in rapporto al loro concatenante rapporto. Per essere brevi, il fiume Nilo divenne rosso in seguito ad uno sviluppo di un alga, i pesci morirono, così come il bestiame che bevve l'acqua tossica, le rane si sovrappopolarono in seguito alla mancanza di predatori, poi morirono per il loro eccessivo numero, gli insetti si moltiplicarono per via delle carcasse delle rane, essi pungendo gli egiziani gli provocarono infezioni, e così via fino all'ennesima spiegazione metodica dell'ultima piaga. Il racconto narra di una lineare opposizione del Faraone in seguito ad ogni piaga, sino all'ultima, con la morte dei primogeniti, che secondo una teoria più che legittima, deriva dalla consuetudine degli egiziani di nutrire i primogeniti con un alimento ricercato e che in conseguenza di un intossicazione alimentare proprio in merito a quell' alimento, ne causò la morte chiaramente dei primogeniti. Ciò, non va a millantare il racconto biblico, ma lo legittima come possibile, e in virtù di quei fenomeni, cambia la storia del popolo di Israele.Gli eventi e i prodigi, seppur naturali, impongono un cambiamento in un popolo, una nazione, o dell'intera umanità. L'aspetto umano nella sua visione soprannaturale, non va sminuito e declassato, ma va ad interagire nel suo aspetto sociale, potremmo dire che ha un fenomeno conservativo prettamente della sua specie, poiché da esso se ne ricava un aspetto pedagogico. Il perché è che siamo fatti così, la natura o Dio nella sua sapienza, ci ha creati sotto questo aspetto. Ogni elemento naturale è completo nella sua interezza e non in una sola sua parte, così deve essere anche in merito la totalità umana nella sua visione delle cose soprannaturali.Il prodigio, seppure di origine naturale nel suo aspetto scientifico, ha in sè il monito pedagogico di cambiare rotta al modo di vivere dell'uomo, che può essere sbagliato per se stesso e l'ambiente (un po come i chiari messaggi climatici degli ultimi tempi, che la morale di tutte le religioni in merito ai cattivi costumi degli uomini contrari alla propria natura, e non solo la chiesa cattolica, condannano come elemento di monito), come un organismo senziente, si autoregola quando ci sono degli eccessi, eliminando la parte nociva, e che l'uomo sia in grado di capirlo o meno il prodigio farà la sua parte.

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Il Consacrato del Signore

In un momento così cruciale della vita di un uomo, molto di più se si tratta del vicario di Cristo in terra, potrebbe sembrare azzardato fare qualsiasi considerazione, ma vorrei approfondire una concezione teologica su di una figura che se da un lato ha ricevuto profonda ammirazione e stima, dall'altro ha ricevuto critiche e dubbi.Una della critiche più attive che ha ricevuto papa Francesco, è la sua "condiscendenza" con alcune fonti di pensiero che ha lasciato intendere una certa intesa con ideologie da sempre in contrasto la dottrina e il magistero della chiesa, ermetica a una visione dottrinale e dogmatica, da far esprimere il detto evangelico: "Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona."Il suo ministero ha dovuto effettuare anche scelte difficili, in quanto, alcune figure si sono così aspramente opposte al suo operato, da causare anche piccoli scismi all'interno della chiesa, e di conseguenza scomunicare, punire o ridurre al silenzio, personaggi che si ergevano in contrasto con il suo operato. D'altronde mettere in dubbio il suo mandato sarebbe dubitare persino del mandato di Dio: lo stesso Cristo riferendosi a Simone gli disse: " Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa." (Mt 16, 18). Un malumore che per un periodo ha avuto il suo apice nei famosi "Dubia", dai cardinali in contrapposizione sull'enciclica "Amoris Laetitia".In questo contesto si è creato un gruppo conservatore che in qualche modo si è sentito attaccato e ha maturato anche una sorta di risentimento, in quanto, forse, sentitosi perseguitato a causa del forte attaccamento ai principi e valori della Santa Madre Chiesa. Le cronache a seguito di questi presupposti sono stati sotto l'occhio di tutti.Si è anche molto vociferato e sfruttato il contesto, a volte anche per puro interesse personale, una speculazione a fini economici e ideologici. Ciò provoca molta confusione tra i fedeli!Ma il cristiano, in mezzo a tanto scompiglio cosa deve pensare?L'Uomo di Dio, o meglio l'uomo secondo il suo cuore, non dubita della volontà del Signore, che si erge al di sopra della dualità bene e male. Egli incarna la figura di Davide, il re di Israele che in tutta la sua vita, pur essendo un peccatore, ha confidato nel Signore, che non abbandona il suo servo in una valle oscura, nella terra di tenebra e caligine, anche quando le sue certezze vacillano.Davide ha sempre rispettato l'autorità consacrata da Dio, anche quando fu perseguitato ingiustamente. Egli, nonostante fosse stato unto come re, dal profeta Samuele, mentre Saul ancora teneva in mano il suo regno, a sua volta unto da Samuele come primo re di Israele, non ha mai considerato come privilegio la sua unzione e non ne ha fatto motivo di scontro con Saul che lo perseguitava ingiustamente, cercando di ucciderlo. Anzi, ha sempre evitato lo scontro, abbandonando la sua patria come esule e ramingo, accettando la volontà di Dio.Per ben due volte Davide ebbe l'occasione di vendicarsi dell'ingiusto trattamento da parte di Saul, e per due volte usò misericordia a Saul, una volta mentre Davide era nascosto in una caverna riuscendo a tagliargli un lembo del mantello di Saul mentre soddisfaceva i suoi bisogni, e un altra mentre dormiva nel suo accampamento, attorniato da suoi soldati, dove Davide gli rubò la lancia conficcata nel terreno e la sua brocca d'acqua, per testimoniargli l'occasione avuta per vendicarsi. E quando i suoi uomini gli recrimanvano l'occasione mancata rispondeva: "Non stenderò la mia mano contro il mio signore, perché è l'unto dell'Eterno". Mentre Saul gli rispondeva in merito ad una di queste vicende: "Tu sei più giusto di me, perché tu mi hai reso del bene, mentre io ti ho reso del male.Tu oggi hai mostrato di esserti comportato bene con me, perché l'Eterno mi aveva dato nelle tue mani, ma tu non mi hai ucciso. Quando mai un uomo incontra il suo nemico e lo lascia andare in pace? Ti renda dunque l'Eterno del bene, per quanto oggi mi hai fatto. Ora so per certo che tu regnerai e che il regno d'Israele sarà reso stabile nelle tue mani. Perciò giurami per l'Eterno che non sopprimerai i miei discendenti dopo di me e che non cancellerai il mio nome dalla casa di mio padre».Anche quando seppe della morte di Saul, caduto sul campo di battaglia, la notizia ricevuta non fu per lui motivo di gioia ma di lutto, in quanto era stato ucciso il consacrato del Signore. E chi gli aveva recato la notizia, sperando di ricevere da Davide una ricompensa, in quanto si sapeva che sarebbe divenuto il nuovo re, invece di ricevere il premio per la buona novella, si assicurò la sua condanna, visto che sperava di trarre profitto dalla disgrazia del consacrato del Signore; Davide lo uccise.In conclusione l'uomo di fede, non deve tenere conto delle notizie fraudolenti che tentano di fuorviare dalla fede, tutt'altro deve avere fiducia nel Signore che saprà indicarci la strada più giusta, anche in mezzo alle difficoltà. La fede va saggiata nel crogiolo delle difficoltà, ma chi saprà conservarla, il Signore lo porrà a capo dei suoi beni.

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Profezia

Gli scenari che si stanno aprendo nelle cronache di queste ultime settimane, ci inducono a meditare su un futuro aleatorio dove la pace in Europa sembra vacillare.L'Europa ha vissuto un lungo periodo privo di guerre, che gli ha permesso di prosperare e addirittura di far sembrare un miraggio le momorie guerrafondaie del vecchio continente. La seconda guerra mondiale, ha lasciato nelle coscienze dell'uomo l'obrobrio, ovvero, un impatto emotivo così forte da considerare la parola guerra come un tabù.In questi ultimi tempi tuttavia, sembra, che si sia rotto qualcosa, i venti sono cambiati e la parola guerra riecheggia nel cuore dell'Europa.Si muove la corsa al riarmo e le menti sono orientate a equipaggiarsi per far fronte al nemico comune che assume tutti quegli attributi di cui è la bestia della morte, cioè la guerra.Senza entrare nella polemica politica, le ideologie, le influenza geopolitiche che gli Stati Uniti negli ultimi 10 anni hanno operato sulle scelte del vecchio continente e che ora si trova con una crisi economica pronta a sfuggire dalle mani, non essendo in grado di reggere l'urto inflazionistico dovuto all'indipendenza dalle materie prime di cui ne è priva, e da cui dipende l'economia, e si trova a fare un passo, forse più lungo di quello della gamba, e cioè di appoggiare la guerra in ucraina.Il rischio sarebbe il conflitto e dunque il coinvolgimento diretto con la Russia.L'altra opzione, sarebbe quello di riconoscere il fallimento politico di appoggiare il conflitto ucraino economicamente, fare il mea culpa, e di riallacciare gli accordi economici con la Russia, che fino a qualche anno fa, era il partner principale in quanto di materie prime, e cercare di riassorbire il colpo economico per quanto possibile, accettando tutte le conseguenze di una scelta tanto dannosa quanto devastante per una società come la nostra, fatta di benessere. Ma per citare una frase biblica per eccellenza: "Ma le tenebre ricoprono l'abisso!"Mi vengono alla mente, le numerose profezie, che santi e beati hanno proclamato ogni qual volta l'uomo allontanandosi da Dio, attira sopra di sé l'Ira divina, che non è altro che il ritirarsi della carità, lasciando spazio alla concupiscenza umana, fatta di odio e violenza, avendo rifiutato nell'intimo Dio.Oggi gridano queste voci e si ripropongono, poiché stiamo oltrepassando la soglia, dove non si può fare ritorno se non con il castigo che ci imponiamo con le nostre mani.La beata suora e mistica Elena Aiello, ha ricevuto messaggi e visioni da Gesù e la Madonna, in merito ad grande conflitto tra l'Europa e la Russia, e tutto lascia presagire che l'atto stia per compiersi:

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Abramo padre della Fede

Sappiamo che Abramo è il primo dei patriarchi, a lui parlò Dio e gli disse:"Vattene dalla tua terra,dalla tua parentelae dalla casa di tuo padre,verso la terra che io ti indicherò.Farò di te una grande nazionee ti benedirò,renderò grande il tuo nomee possa tu essere una benedizione.Benedirò coloro che ti benedirannoe coloro che ti malediranno maledirò,e in te si diranno benedettetutte le famiglie della terra». (Gn 12. 1,3)Abbiamo sempre dato per scontato che Abramo avesse una familiarità con Dio, che a lui si fosse manifestato e che avesse una predilezione.Ma ad Abramo prima di allora chi fosse non ci è lecito saperlo con precisione. Suo padre Terach apparteneva ad una discendenza semita, secondo la genealogia biblica, la loro collocazione pare che fosse in Ur terra dei Caldei, come vuole la tradizione. Secondo alcuni studi, l'epoca in cui si attesta il racconto biblico, si colloca verso il secondo millennio a.c., in una terra dove ebbe luogo la nascita delle prime civiltà, la Mesopotamia, nella città di Ur che deve la sua importanza al tempo per via del famoso re Hamurrabi ed il suo leggendario codice legislativo.Abramo era molto ricco di bestiame, argento ed oro, continua il racconto. Quando l'uomo abbandonò la condizione di cacciatore e raccoglitore, imparando l'agricoltura e l'allevamento, si distinsero appunto due categorie, l'agricoltore che divenne stabile nei luoghi in cui si insediava e l'allevatore che vagava initiretariamente di luogo in luogo alla ricerca di pascoli per il bestiame. La vita degli allevatori, era molto più rigida di quella degli abitanti delle città, che spesso si davano agli eccessi, come la narrazione biblica di Sodoma ci espone, anzi, in quei tempi erano usuali i sacrifici umani nelle civiltà agricole, ed erano quasi del tutto assenti nelle tribù di allevatori, che basavano il loro sostentamento al prosperare dei loro greggi.La tradizione vuole che Abramo si riferisse nei confronti del suo Dio, chiamandolo "l'Onnipotente", anche se essa risulta essere una traduzione lessicale per renderlo più alla nostra portata, ma in origine, veniva usato il termine "El Shaddai", che alcuni hanno tradotto come "Dio della montagna", oppure, "Dio della steppa", un termine che si inserisce bene nel contesto tribale di cui Abramo faceva parte, fatta di luoghi spaziosi e immensi territori dove far pascolare le greggi, oppure, alle pendici di imponenti montagne, a seconda delle stagioni, come fanno ancora quei pochi allevatori che secondo tradizione spostano le mandrie nelle pianure in inverno e negli altopiani d'estate.Forse Dio, abitava quei luoghi, e lì gli si manifestava, certamente non nelle rumorose città dove si eseguivano le peggiori nefandezze.Probabilmente, non era un Dio sconosciuto anche agli antenati di Abramo, anzi tutto lascia pensare ad una continuità. La genealogia da Sem (figlio di Noè) ad Abramo, è frutto di tradizioni antichissime e prive di storicità comprovata, vanno dunque accettate per quelle che sono, tradizioni socio culturali. Tuttavia risulta interessante il legame che assume nei confronti del Zoroastrismo, uno dei primi culti monoteistici della storia umana comprovata. Esso, il profeta della religione (Zoroastro), annunciva il dio unico Ahura Mazda (Signore Saggio) creatore del cielo e della terra, un dio con tratti, diremmo più che somiglianti con il Dio ebraico.Allo zoroastrismo si devono degli scritti chiamati Avesta, e i più antichi attribuiti ai Gāthā, degli inni, dei canti religiosi che risalgono secondo la tradizione ad una società tribale di allevatori di bestiame della Mesopotamia, all'incirca del secondo millennio a.c., lo stesso Zoroastro pare che avesse tali origini, guarda caso, elementi più che comuni con l'Abramo biblico.Ancora dei forti legami, lo si ha nel racconto evangelico dei magi, guarda caso secondo alcune fonti, sacerdoti zoroastriani, che vedevano nel compimento delle promesse di Ahura Mazda, la nascita del re e sacerdote profetizzato secondo i testi degli Avesta. Un ricongiungimento con le origini comuni, di cui Abramo probabilmente ne faceva parte, infatti il termine utilizzato da Dio quando gli disse: Vattene dalla tua terra,dalla tua parentelae dalla casa di tuo padre", potrebbe significare una rottura con la tradizione, ma per fini più eccelsi (Abramo nel termine più autentico significa: "mio padre è eccelso"); e continua: "Farò di te una grande nazionee ti benedirò,renderò grande il tuo nomee possa tu essere una benedizione.Benedirò coloro che ti benedirannoe coloro che ti malediranno maledirò,e in te si diranno benedettetutte le famiglie della terra.", da Abramo,infatti, dalla sua discendenza, uscirà il Salvatore, il Cristo che ricongiunge a sé tutte le cose.In Abramo c'è una continuità con il Dio unico, tuttavia, egli rappresenta il patriarca ideale sul quale rappresentare l'umanità credente (Abramo fu giustificato mediante la fede), come lo sono stati Seth (figlio di Adamo dopo Caino e Abele: in seguito Adamo ebbe altri figli, ma a parte Seth, non vengono menzionati), e tutti gli altri pre-diluviani, fino a Noè.Abramo tuttavia ha qualcosa in più, è soggetto della benedizione divina su di lui e per riflesso su tutte le famiglie della terra, ovvero l'umanità credente.

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La Madre di Dio

La figura di Maria all'interno del contesto cattolico assume una rilevanza cruciale. I Vangeli ne parlano timidamente, tuttavia, ne scrutiamo l'ascendente tutt'altro che sommesso nell'episodio delle nozze di Cana:Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà»(Gv 2, 3-5).

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Creazione della Chiesa

Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse:«Questa volta essaè carne dalla mia carnee osso dalle mie ossa.La si chiamerà donnaperché dall'uomo è stata tolta».Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. GENESI 2, 21-24

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Vangeli

I vangeli sono un resoconto storico e religioso del ministero di Gesù di Nazareth avvenuto in Galilea all'incirca 2000 anni or sono. Nella storia dell'umanità in generale ha avuto un impatto senza eguali, non c'è stato luogo del globo terracqueo (mediante le opere missionarie), dove non sia stata divulgata la buona novella. In linea di massima oltre ad offrire un scorcio temporale sulla vita di Gesù e i suoi insegnamenti, apre una visione di speranza e redenzione ad un umanità schiacciata dal peso della propria impotenza in merito a una condizione di sofferenza e una riconciliazione con Dio a motivo del peccato originale.Ai tempi dell'annuncio per tutte le genti, l'umanità ha accolto con gioia e fervore il lieto annuncio, poiché il messaggio, davvero infondeva speranza nei cuori dell'umanità afflitta dai drammi umani, i tempi dell'ignoranza a riguardo di una concezione teistica basata su culti corrotti e crudeli giungevano a termine. La misericordia divina apriva nuovi orizzonti in merito i rapporti umani, che si racchiudevano nel precetto che esprime: "ama il prossimo tuo come te stesso!".Molti popoli dall'aspetto e dai costumi barbari, accogliendolo, hanno portato ad abiurare comportamenti crudeli e incivili, compresi i sacrifici umani, e anche se molte colonizzazioni da parte di nazioni cristiane, specialmente in tempi moderni, hanno avuto impatti importanti sulla condizione degli indigeni, nel contesto generale è stata la scintilla che ha contribuito alla civilizzazione di società barbare.La forza dei vangeli, nasce dal bisogno atavico di comportare nella propria vita un senso di pace e serenità, e le parole di vita che compongono il messaggio evangelico rendeva la vita nel colorato contesto sociale, dalle classe agiate a quelle indigenti, un legame di reciprocità e fratellanza, fonte di ispirazione di molte carte costituzionali di popoli e nazioni.Sebbene il messaggio dei vangeli ha portata universale, non sempre ha avuto una accoglienza gradita e nei tempi attuali risulta mal sopportata.Nei primi secoli, molti cristiani, si sono sottoposti volontariamente al martirio, piuttosto che abiurare la fede derivata da essi, tanto era il radicamento nei valori e i precetti dei loro insegnamenti, da considerare la morte cosa gradita, per riguardo ed emulazione nei confronti del loro Salvatore. Le torture subite avrebbero fatto miagolare di paura persino un leone, ma donne e infanti hanno saputo affrontare la morte meglio di valorosi condottieri.Queste persecuzioni hanno avuto il pregio di portare alla fede cristiana dalla pagana religiosità romana, tutta la vastità dell'impero in poco tempo, fino a quando l'imperatore Costantino, autorizzò come religione di stato il cristianesimo. Un senso avverso a questa religione dalle umili origini e dai insegnamenti fondati sull'amore reciproco, ha sempre portato a speculare su un fine corrotto e subdolo, che l'uomo ha usato per trarne vantaggio. Come se il cristianesimo avesse un influenza negativa sull'umanità che l'asservisce e la relega ad una obbedienza ceca alla sua sovranità mediante il controllo morale.Il passaggio da liberatrice da ideologie autocrate e violente a carnefice, è stato relativamente breve, la conclusione è stata, la figura di un povero uomo che da Dio di gloria con la resurrezione, si è ritrovato uomo da compiangere, ingannatore dell'umanità e persino ucciso nel peggiori dei modi, la sua storicità è stata limitata a quello di un predicatore di strada, e i vangeli ridotti in storielle per vecchi e bambini, l'epopea del cristianesimo non poteva finire nel peggiore dei modi.Ma i vangeli sono solo questo,ovvero, un limitato contesto di insegnamenti di vita religiosa, unito a dei racconti parzialmente storici del ministero di Gesù della Palestina di 2000 anni fa?Credo proprio di no!I Vangeli, oltre a quello già inciso, ci mostrano l'opera dello Spirito che veglia sul percorso terreno della Chiesa, i vangeli hanno una visione lungimirante e profetica, e svelano gli intenti che contrastano l'opera di Dio nel progetto di redenzione. Il Regno di Dio, instaurato dopo la resurrezione di Cristo, alludendo alla nuova creazione, ristabilita attraverso l'opera salvifica, segna l'inizio della battaglia escatologica con le potenze delle tenebre che fino a quel momento, regnavano incontrastate, avendo portato l'uomo a peccare. Il peccato rappresenta, la catena, il laccio, la schiavitù del maligno, che come principe di questo mondo, ha imposto sulle spalle dell'umanità, il giogo che ha impedito all'umanità di riavvicinarsi a Dio. La missione di Cristo prepara l'avvento, e la sua apologia con la risurrezione, l'instaurazione del Regno. Sebbene Satana continua a mietere anime e a governare, in molti posti, nazioni e nel cuore di uomini corrotti, non può nulla nei confronti di Cristo e del suo Regno, dove non si trovò più posto per loro (angeli caduti) in cielo.Il messaggio evangelico, ci parla anche di questo, le potenze delle tenebre non hanno nessun potere sull'opera di Cristo, tuttavia la battaglia incalza, e il bottino sono le anime.L'accogliere il messaggio evangelico, rende liberi, la verità ci rende liberi, mediante il sacrificio di Cristo, riconciliandoci e permettendoci di liberarci dalle catene del nemico.Se la caduta del primo uomo attraverso il peccato appare gravosa, la riconciliazione con Cristo è nettamente superiore alla caduta perché ci alza al rango di figli di Dio, non è una sudditanza, ma un rapporto alla pari, mediante i sacramenti (specialmente l'Eucarestia), in rapporto al corpo mistico di Cristo, dunque, membri del suo corpo.Il contesto generale e storico, in merito a questi presupposti, appaiono puerili e di poco conto. È vero la cristianità vive i suoi momenti peggiori attualmente, ma nulla potrà toglierci per chi persevera nella fede, la gioia di essere figli di Dio.I vangeli per concludere, precludono la vittoria finale sulle potenze delle tenebre, e su questo non poniamo dubbi, e sulla fede riposta nel Signore: "Abbiate coraggio, Io ho vinto il mondo!"

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Verità di Fede

L'Uomo, dall'alba dei tempi si pone alla ricerca di sé stesso, e al senso stesso della vita come fine necessario alla sua esistenza. Non c'è un dopo, se non si sa cosa c'è stato prima. Si tratta di un tabù che l'uomo si porta dietro da sempre, e molti popoli hanno provato a darne un significato attraverso folkloristiche narrazioni, oppure, nella sua moderna visione scientifica, fatta di prove e teorie.Il senso di appagamento che comporta questa domanda ancestrale è connaturale a tutti gli uomini e in tutti i tempi.Dunque è più importante la "verità" oppure l'apparente serenità che comporta darsi una risposta per sapere chi siamo e da dove veniamo?Una domanda a cui è difficile rispondere. Nel corso dei millenni è dei secoli l'uomo si è affidato a mitologiche esposizioni, fatte di racconti poco probabili e frutto di folklori molto lontani nel tempo.Oggi la scienza, ha sostituito la visione cosmologica del nostro passato poco erudito, tuttavia, anche mediante un esposizione più evoluta e matematica, quindi, non frutto di fantasiose immagini, rimangono forti e impregnati nel nostro immaginario i simboli.I simboli rappresentano l'elemento di una congiunzione concatenante che lega l'uomo di tutti i tempi; i simboli sono strettamente legati alle immagini e al loro significato, e la scienza per quanto si voglia distaccarsi da tutto il senso antropologico, non riuscirà a sciogliersi dai nodi atavici dell'uomo.Molti popoli, da quelli più tribali e primitivi, alle grandi civiltà che hanno dato fondamento e sviluppo alle società del nostro passato, facendone delle cosmogonie ( dal caos all'ordine) dei veri e propri articolati contesti fatti di divinità primordiali e ordinatori del cosmo.Nonostante i contesti e i personaggi siano differenti, rimane una simbologia ancestrale che lega, una visione comune, che rimane.Un esempio su tutti, è il fenomeno che ritrae la creazione del cielo e le terra. Per alcuni aborigeni australiani si credeva che in principio il cielo è la terra fossero un tutt'uno, e fu solo tramite l'intervento di un canguro a scindere la loro unione mediante appunto il saltellare dell'animale dilatando e distendendo i cieli. Alla stessa maniera alcune tribù nigeriane, consideravano in origine il cielo e la terra uniti, e fu mediante il colpire di una donna con il contraccolpo di un pestello mentre schiacciava degli alimenti a sollevare il cielo dalla sua unione con la terra. Chiaramente la semplicità e la limitatezza culturale riservata al contesto, hanno fatto sì, che la narrazione risultasse primitiva, ma immagini simili sono riservate alle cosmogonie più complesse e articolate delle civiltà più evolute. Anche la stessa scienza si poggia su una visione cosmologica basata da una teoria chiamata "Big Bang" (grande scoppio) dove la nascita dell'universo si riflette in un esplosione, un espansione, fenomenologicamente ordinato, e fisicamente perfetto e con conseguire dell'inizio della vita.Dal caos al mondo ordinato.Nonostante ci siano delle divergenze di ordine dottrinale e metodologico, il senso appare universale e atavico, siamo stati tratti dal nulla/caos.La verità nonostante rimanga appannaggio di ipotesi e costrutti artificiosi, oppure, mitologiche visioni di fantasiosi esseri dalle fattezze umane o antropomorfe, folklore di simboli e arcaiche immagini rappresentanti gli attributi divini (alcuni animali rappresentano forza, fierezza, coraggio, etc; mentre i fenomeni naturali come tempeste, terremoti, alluvioni, etc, alludono a ira, vendette, giudizi), il senso superiore appare unico.Tuttavia nonostante l'accuratezza epistemologica del metodo scientifico, l'uomo, non è soltanto prerogativa di un sapere intellettuale; la religione, ha saputo nutrire la componente poliedrica della natura umana, fatta di emozioni e sentimenti, una struttura intima, articolata e fondamentale per l'uomo.La verità relativa ad un esposizione scientifica, potrebbe essere più falsa di una rassicurante e accogliente ideologia cucita intorno alla natura umana. Nel corso dei secoli e millenni sono sorti molti personaggi, che hanno cercato strade, vie interiori, con l'intento di pacificare i tumulti dell'animo in merito ai mali che attanagliano l'umanità. Un ascesi fatta di moralità e sani precetti di buona coscienza, ispirati dalla miseria umana quando l'umanità si abbandona alla malvagità dall'istinto.Tuttavia, tutte le religioni, potrebbero nutrire questi sentimenti fatti di dolore e miseria, ma che rappresentano comunque, sforzi umani, folklore rappresentato dalla dottrina della reincarnazione, ovvero, senza riuscire a scardinare questo ciclo infinito di sofferenza umana, poiché prerogativa di una concupiscenza istintiva.La novità del messaggio Cristiano sta nella "natura" del messaggio, non di sostanza umana, ma rivelazione divina, nella figura di un Dio/Uomo che per natura può rompere questo ciclo di sofferenza, benché seppur simile alla "carne", tuttavia, per elevazione, destinato a vincere il male dell'uomo.La verità di fede, differente da una verità scientifica, ha la vocazione per dare all'uomo quello che la verità scientifica non può darle, cioè, l'appagamento totale in merito l'esistenza personale e collettiva.Se le prove materiali sono povere per scarsità di elementi costitutivi, le prove immateriali sono immense, poiché, il sentimento di benessere e appagamento interiore rappresentano una prova di quanto la religione (dottrina cristiana) abbia un impatto positivo sulla vita dell'uomo, ed essa non può reggere la competizione con la misera e povera scienza umana.

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Scienza e Religione

Il positivismo, ovvero, quella corrente di pensiero nata in Francia e Gran Bretagna nella metà dell'ottocento sulla scia dell'entusiasmo delle prime scoperte scientifiche, ha portato a rivalutare la concezione creazionista basata sulle scritture ritenute sacre,  influenzando così tanto la società moderna, da creare una spaccatura, tra la fede e la ragione.Se la religione, o meglio la dottrina cristiana cattolica,  nella sua visione di fede, ha mantenuto la visione teologica nella tradizione della sua millenaria storia, tuttavia, ha lasciato una finestra alla scienza  lasciandola indagare, e  mantenendo per sé l'esegesi, ovvero, quei insegnamenti intrinseci, spirituali, che danno al credente il nutrimento interiore necessario alla vita religiosa.La scienza d'altro canto, accreditata dai riscontri scientifici, man mano ha demolito la struttura le religiosa che per millenni ha basato la sua  identità su fenomeni soprannaturali, sebbene questa scienza ancora in fasce abbia ancora da certificare; molti  modelli infatti si basano su teorie spesso deboli e rivedute in ambito fisico e astronomico, e ricostruzioni archeologiche spesso a bocconi, per la scarsità di elementi e per strumenti di rilevazioni temporali costose e spesso non precise, prima su tutte quella che si basa sul decadimento del carbonio 14, per risalire all'età in cui un organismo vivente sia deceduto, che purtroppo trova la sua inconcludente rilevazione in quanto l'ambiente è stato contaminato dalla rivoluzione industriale dell'800 e dai esperimenti atomici degli anni 50, e per poter calibrare questo processo viene utilizzata la dendrocronologia, ovvero, il conteggio degli anelli di crescita annuali degli alberi che si trovano nei pressi dei rinvenimenti, portando ad un massimo di 10.000 anni età accurate, altri metodi proposti sono la stratificazione rocciosa, oppure, le costose strumentazioni di laboratorio che misurano il decadimento di ioni da un elemento roccioso, ragion per cui si è potuta addurre l'ipotetica età della terra, tuttavia, tenendo presente che la velocità di decadimento sia stata sempre costante nel tempo, ma considerando che spesso la dinamica fisica temporale ha dovuto riconoscere, da una concezione assoluta a relativa, lascia sempre un punto d'incognita su molti concetti proposti.Tuttavia, da molti rinvenimenti, certamente si sono potute concepire delle teorie che hanno trovato credito scientifico, e almeno ricostruire in parte una storia, che come abbiamo detto per millenni si è basata su tradizioni di carattere religioso.Chiaramente,  questo ha portato l'uomo ha rivalutare tutto il concetto religioso, come fenomeno di mente e di pensiero, per giustificare la sua presenza e dare una risposta al contesto naturale come opera  di mano e d'ingegno di un essere, o più esseri di entità soprannaturale,  che ha il suo massimo nel fenomeno chiamato animismo.Non c'è popolo che non abbia avuto esperienza di questo genere.Mentre la scienza delle cause e degli effetti faceva la sua parte, un altra corrente, chiamata antropologia, dava il suo contributo in merito ai comportamenti sociali che spesso non sono rilevabili dai rinvenimenti archeologici, tuttavia, si è potuto creare dei paragoni mediante lo studio di popoli che per usi e costumi hanno mantenuto comportamenti arcaici e tribali, risalendo così indietro nel tempo, provando a dare risposte ad elementi mancanti, specialmente in merito ad elementi sociali e religiosi.Nel frattempo dai studi archeologici, mediante, l'osservazione dei reperti di resti ominidi risalenti a più epoche, si è giunti alla conclusione della famosa teoria evoluzionistica da cui ascende la scimmia antropomorfa.La religione era destinata ad essere un reietto di tradizioni socio culturali presenti in alcuni contesti tribali e di limitate vedute mentali di alcuni settoriali ambiti della società moderna.Ma un analisi più approfondita e un elemento di studio sulle lingue e simboli, che per i popoli antichi assumevano valori ed elementi significativi, hanno portato a riconsidere e riconoscere l'elemento religioso come fenomeno storico.Le varie traduzioni di testi sacri per una comprensione più semplice e alla portata di tutti, ha portato a perdere il vero significato di alcuni  simboli allegorici di valore e peso antropologico e storico.Lo stesso ebraico antico, che per molto tempo ha seguito soltanto una tradizione orale, e solo in seguito ha assunto una forma scritta, si serviva di simboli e racconti in forma allegorica, per rimanere nell'immaginario collettivo, un esempio è stata la nascita delle poesie in versi che in oriente, ha assunto un elemento sicuro di trasposizione generazionale, mediante versi in  rima per evitare errate esposizioni alla collettività. I stessi eventi in forma numeritiva, sono soltanto indicazioni per rendere un idea: 40 il tempo della prova; 7 la completezza, 1000 un idea di tempo indefinito; 6 il numero che indica l'uomo; e via dicendo.Ancora l'ebraico scritto per il modo della sua composizione,  da adito a molte interpretazioni e costruzioni.Nella Genesi, la parola Adamo, sta ad indicare sì la persona del "primo uomo", ma al tempo stesso significa "terra", e ancora "umanità ", per cui va letta secondo la chiave interpretativa del contesto in cui è stata composta, e che nelle varie traduzioni, ha perso il suo senso originale.E questo vale, non solo in alcune parti, ma quasi nella totalità dei testi sacri.Un altro elemento che ci porta a considerare una storia religiosa dell'umanità, sono rappresentate dalle cosmogonie (nascita del cosmo dal caos all'ordine creato) dei popoli più antichi, come i sumeri, semiti,  indoeuropei ed egiziani, che hanno tutte una visione comune, da "una" divinità all'origine del cosmo ordinato, che ha fatto giungere alla conclusione che in origine la religione avesse un attribuito monoteistico, e in seguito per degenerazione abbia sviluppato molte altre divinità.  Un esempio ne è nella cosmogonia di Eliopoli che si attesta in 5 generazioni, nel quale nella prima si ha la divinità monoteistica di Atum creatore del cielo e della terra, e a seguire con il tempo si siano aggiunte molte altre divinità; stessa cosa nella cosmogonia babilonese, con Anu dio del cielo,  come essere primario e in seguito si siano aggiunte delle altre, si sa poi che il culto dei re delle primissime città civili, se da principio era un culto degli antenati, in seguito hanno ereditato un culto divino.Interessante,  andando ancora indietro nel tempo, il catastrofico episodio del diluvio universale, fenomeno che è rimasto nella coscienza di molti popoli. Ciò non doveva essere diverso dal periodo chiamato olocene, alla fine dell'ultima glaciazione, all'incirca 10.000 anni fa. Periodo in cui ci furono molti cambiamenti climatici e morfologici del pianeta, con lo scioglimento delle calotte artiche con inondazioni catastrofiche che durarono per centinaia di anni. Studi scientifici hanno ipotizzato che i volumi delle acque erano così impressionanti che i più grandi fiumi attuali a confronto dovevano avere dimensioni modeste. Se si pensa per esempio che il canale della manica era attraversabile a piedi, ciò doveva rendere l'idea nel collettivo che cosa doveva assumere. Risalendo ancora indietro nel tempo, nei ritrovamenti delle famose veneri di pietra, dove si è intravisto il culto della fertilità,  si è ipotizzato un forte simbolismo, come accennato legato alla fertilità, all'attrazione gravitazionale dell'astro lunare cone le sue maree e il simbolismo del serpente come ciclicità e rinascita. Forti connotazioni che richiamano all'episodio del primo libro della Genesi.Nella religione, dunque, appare un filo conduttore che lega l'uomo alla storia e la superficialità di accostare questi eventi all'immaginario collettivo,  rappresenta solo una sbiadita pagina di scarso giudizio. Infine l'uomo ha saputo riconoscere nelle opere della natura un atto creativo che solo un Ente intelligibile poteva generare, infatti, la stessa umanità non si è considerata di natura celestiale, come poteva immaginare, ma al contrario tratto dalla terra, simbolo di umiltà, di povertà, o per metterla alla luce della scienza una umile scimmia antropomorfa.

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Quel Dio ignoto

Quel Dio Ignoto, è un saggio in uscita dal 30 novembre 2024 che introduce una serie riflessioni in merito il contesto filosofico, antropologico, sociale e religioso.L'uomo può vivere senza Dio?Perché lo ha cancellato dalla sua vita?Quali rivincite in ambito morale ha acquistato dalla sua ingombrante posizione?L'uomo, l'umanità, sta cercando di sostituire Dio, inteso anche come tradizione culturale, con i progetti edificanti di un umanità emancipata e libera, dai vincoli morali e religiosi. Ma dove ci sta conducendo questa libertà ritrovata?La cronaca attuale, ci riporta, episodi di violenze familiari e sociali, una vera escalation che ci fa presagire una deriva sociale.Sono questi forse i presupposti di questa umanità matura che si innalza fino al cielo?Il saggio tratta gli argomenti che hanno perpetrato questo disordine intellettuale e sociale, dai primi pensatori, fino agli ultimi, che hanno iniettato nei punti nevralgici della società ( istituzioni, scuola, punti di aggregazione, e nelle nostre case con la TV e smartphone), messaggi discutibili e di pancia, con il risultato odierno che sta sotto l'occhio di tutti.Quel Dio ignoto ristabilisce un ordine concreto alla vita, proponendo una visione filologica, antropologica e filosofica, una vocazione cui l'uomo non può rifiutarsi, pena autodistruzione identitaria e comunitaria.L'istinto umano si esplicita nella religione, nella ricerca di quel Dio ignoto, che abbiamo dimenticato, e il richiamo interiore, riverbera di generazione in generazione, a partire da Adamo e il suo atto di tradimento, sfociato nel peccato."Dve sei?" Che Dio rivolge ad Adamo, è rivolto ad ognuno di noi, distante, allontanato da Dio, ritrovandosi, "vuoto e deserto" (Genesi).Il libro è acquistabile in ordine in libreria, sui store online e su amazon.it

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Pane Vivo

"Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». ( Giovanni 6, 48-56)Ogni volta che leggo questo passo del Vangelo, sebbene, come cristiano abbia assorbito l'insegnamento della dottrina apostolica, mi viene da pensare: "Questo linguaggio è duro, chi può intenderlo?""Lo stesso Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui." ( Giovanni 6, 61-66)In seguito lo stesso Gesù si rivolse ai dodici dicendogli se anche loro volessero andarsene, e Pietro prendendo la parola disse: " «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»"Sicuramente questo, è uno tra i discorsi più enigmatici e difficili da assorbire di Gesù, del Vangelo secondo Giovanni, che segue il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, le folle estasiate e saziate dal prodigio, vanno in cerca di Gesù nei villaggi intorno al mare di Galilea, e lo trovano a Cafarnao, e quando lo trovano prendendo parola uno di essi gli dice: "Rabbì quando sei venuto qui?"Gesù a seguito di questa domanda, ironizza affermando che essi siano venuti a cercarlo, perché hanno saziato il loro ventre, e non lo spirito con i suoi insegnamenti, e questo apre lo scenario che porta al grande discorso della sinagoga di Cafarnao di cui sopra l'estratto.La figura di Gesù esige di essere analizzata dal punto di vista della sua natura: Lui è l'Uomo/Dio, duplice natura, vero uomo e vero Dio, le scritture parlano di similitudine con la carne, ma non identica, lo stesso Gesù sul Tabor si trasfigura davanti gli apostoli, mostrando un altro aspetto, qualcuno potrebbe dire corpo astrale, o meglio spirituale, di diversa natura, che ha la vita in sé stesso (come il Padre), Lui, la luce vera che viene nel mondo e splende nelle tenebre, simbolo di peccato, corruzione, morte, opposto alla luce, di tutto ciò che è destinato a perire, contrario alla vita, sè stesso; si definisce riferito al corpo, "tempio", luogo in cui abita la divinità, la dimora del Dio, non fatto da mani d'uomo.Tante potrebbero essere le associazioni da considerare in merito l'umanità e la divinità di Cristo, ma rimaniamo in merito al corpo o meglio la sua carne, che Egli ci da per avere la vita eterna; si paragona alla manna che gli ebrei mangiarono durante l'esodo, durante il peregrinare nel deserto, il pane disceso dal cielo, tuttavia, specifica che coloro che hanno mangiato la manna sono morti, dimorano nello sheol (dimora dei defunti),Lui, mentre è il pane vivo che discende dal cielo, si paragona al simbolo del pane: i pani delle offerte dei sacerdoti, il pane che offrì Melchisedec Re e Sacerdote (figura di Cristo) insieme al vino dopo la vittoria di Abramo sui suoi nemici, la stessa Betlemme luogo di nascita di Cristo, che etimologicamente si traduce "casa del pane", e tanto altro.I rituali dell'epoca, prevedevano che si consumassero, le offerte alla divinità, e senza entrare nello specifico, Cristo metaforicamente, nel suo discorso si identificava come offerta espiatrice, e da la sua carne, che è vero cibo e vera bevanda (il suo sangue).La risurrezione ci suggerisce come come il Cristo avendo in sé la vita, ha la "potenza" di offrire e riprendere la vita, lo si definisce "primizia" di coloro che risuscitano dai morti, e coloro che consumano la sua "carne" e bevono il suo "sangue", partecipano alla sua resurrezione. Alcuni esegeti avevano considerato come quando si consuma un pasto, il boccone, venisse assimilato dall'organismo; alla stessa maniera, ma diametralmente opposta, quando ci si ciba del corpo di Cristo, il pane "vivo", assimila la persona, morta nel peccato (il boccone non ha vita), dunque, si diviene corpo di Cristo, si assume, quindi, la natura di un Dio/Uomo, che avendo sconfitto la morte ed assiso alla destra del Padre, per partecipazione alla sua carne siamo destinati alla stessa sorte.Diviene, dunque, necessaria assumere la sua carne per essere parte della sua gloria, altrimenti si merita la corruzione e la morte, alla consumazione dei tempi.Il rinnovo del sacrificio incruento su tutti gli altari in cui si celebra l'Eucarestia, "impone" (pena la morte eterna) ai credenti in Cristo di nutrirsi costantemente del suo corpo rinnovando in perenne memoria nello spirito e nella propria carne, soggetta alla concupiscenza, la vigilanza e la costanza, perché i corrotti non erediteranno il regno, per entrare bisogna partecipare alla natura divina, ed il cristiano è partecipe per mezzo della carne di Cristo in sè stesso, cosicché Lui vive in noi, e noi in Lui.

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Simbolo

La Genesi, è un affascinate racconto che ci narra le origini dell'uomo e del mondo; la tradizione ci narra, che fu direttamente tramandata a Mosè sul Sinai da YAHWEH nel pellegrinaggio nel deserto dopo l'esodo egiziano, tuttavia, nasconde in sè molti elementi in comune con molte altre civiltà, probabilmente sia da un punto di vista simbolico, e sia da una contemporanea visione di elementi socio culturali assorbiti nel corso dei secoli dai popoli confinanti o che entravano in contatto con essi.Nonostante tutto, come detto in altre occasioni, le scritture assumono vari ruoli, alcune volte pedagogiche, altre simboliche.Altre volte, invece, non riguardano solamente il passato, come evento singolo, ma profeticamente vanno a concretizzare eventi non ancora compiuti, nonostante si siano riferiti in quell'evento e in quel tempo.Tale ne è l'esempio della vittoria escatologica tra la stirpe della donna e la stirpe del serpente: Allora il Signore Dio disse al serpente:"Poiché tu hai fatto questo,sii tu maledetto più di tutto il bestiamee più di tutte le bestie selvatiche;sul tuo ventre cammineraie polvere mangeraiper tutti i giorni della tua vita.

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Creazione

L'idea di Dio nella somma di quello ci circonda, conosciamo e viviamo, ci fa presuppore la sua esistenza anche mediante la sola ragione.La natura con la sua complessa costituzione, ordine e metodologia, ci mostra come essa non sia frutto del caso, oppure incosciente evoluzione, trasformazione e ordinazione dai meccanismi più semplici a quelli più complessi: infatti tutte le forme di vita sono per definizione perfette e nessuna di essa è sostituibile o obsoleta, tutt'al più si adatta a seconda dei mutamenti.Essa, la vita, non può essere attribuibile al caso, poiché se si contempla l'universo materiale, in opposizione a forme di vita complesse, diremmo a base di carbonio, constateremo che anche esso è perfetto e non disordinato. Perfino le galassie, i sistemi solari, i pianeti e tutto il suo contesto è ordine, un solo tassello fuori posto, potrebbe provocare un effetto domino. Il caos non esiste.Per essere comprensibili, possiamo considerare come il nostro pianeta rimane perfettamente orientato nella sua rotazione e traiettoria, rimanendo praticamente in equilibrio nel vuoto dello spazio e tempo. Esso potrebbe risultare scontato, eppure, non è così, visto che si tratta di equilibrio preciso in cui mediante rotazione e massa riesce a mantenere la sua posizione nel cosmo. Si potrebbe definire anche questa una vita alternativa, in quanto, sembra avere vita in sé, un energia vitale, che mediante rivoluzione, rotazione e massa, è viva e ospita la vita.Tuttavia non bisogna, pensare ad idolatrare " la madre terra" come fosse una forma pensante, una sorta di divinità, in quanto così non è, essa stessa, è parte di un tassello più grande e più complesso, e così via, che l'uomo si propone a svelare.Considerarsi parte del caso, o di una coscienza collettiva della vita che ordina e cura se stessa, è puramente anacronistica.Negare Dio di fronte a tale questione, è tapparsi gli occhi di fronte l'evidenza.In tutto ciò che ci appare, ci si mostra, si evidenzia il disegno di una mente sublime.A giusto avviso Dio è definito onnipotente, poiché tutte le opere sono perfette, non esiste in natura, un fenomeno che non sia utile o sbagliato.Avere una visione chiara delle cose, ci porta ad elevare l'intelletto e mettere in moto la ragione, non solo mediante correnti scientifiche basate su analisi strumentali, ma prima di tutto mediante la mente, scevra da influenze e dogmi univoci, che può portarci a scoprire cose che rimarrebbero celate anche alla scienza moderna.Faccio un solo esempio: migliaia di anni fa prima della scoperta del microscopio elettronico e le teorie della fisica moderna, esisteva una corrente filosofica detta degli "atomisti", che supponeva che la materia fosse composta da innumerevoli particelle, dette appunto atomi.Ricordiamoci che la mente prima elabora, sviluppa e poi crea gli strumenti che come tali devono dimostrare la tesi.Tuttavia, anche in questo frangente, l'uomo deve fare esperienza, sbagliando e correggendo se stesso, mentre il creato allo stato puro, non ha bisogno di fare esperienza, di corregersi.La natura di Dio è onnipotente, non si potrebbe trovare un altro termine per descrivere la perfezione.L'uomo può è deve riconoscere il primato di Dio in tutte le cose. Il quadro della creazione porta la sua firma, e l'uomo è il pubblico per cui è stato dipinto.

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Eletti

Suscitano fascinazione e interesse molte dottrine religiose che indicano un sentiero di ascesi ed elevazione interiore, rispetto per la natura, e distaccamento dal mondo materiale.Lo vediamo in special modo nel buddismo, ma anche nell'induismo da cui si estrapola lo yoga e tutta una serie norme e precetti che danno una serie regole di vita e di culto.Da esse, poi nascono, le cosiddette religioni new age, che prendono un po di tutto, bocconi di dottrine ascetiche, impastate a materialismo che catturano l'interesse, tuttavia, lasciando il tempo che trovano.Nonostante tutto, l'alto ideale a cui aspira, suscita l'interesse interiore a cui l'uomo non può sottrarsi.L'uomo è un animale religioso.Tralasciando il concetto religioso, che sicuramente si avrà modo di approfondire in altra sede, mi domando: possibile che il cristianesimo non ci abbia lasciato nulla che susciti le stesse attrattive di queste pseudo religioni?Le sacre scritture e l'arte, ci hanno raccontato mediante gli scritti e le immagini sacre, le figure di uomini e donne che hanno trasceso l'umanità, perseguendo fino alla consumazione delle proprie forze il loro ideale religioso.Pensiamo ai grandi e piccoli profeti di Israele, oppure ai uomini di fede della storia più recente, come Santa Teresa D'Avila, Santa Caterina da Siena, San Francesco d'Assisi, Padre Pio per rimanere sui più noti.Ma la nostra tradizione, li ha passati più come personaggi eletti che uomini comuni, al quale non siamo paragonabili.Dunque ci sentiamo distanti da loro, come gli Isrealiti lo erano per Mosè, dopo la teofania nel deserto del Sinai, quando si stava per apprestare a salire il monte santo, non sentendosi essi stessi alla portata sua.Tutta via non è così. Una delle tante biografie di Sant'Antonio abate, narra come riflettendo nella solitudine del deserto sull'idea e il concetto della santità, il Signore interiormente gli rispose come questo non fosse una concezione di alienazione e di isolamento, e continuò dicendogli che gli avrebbe mostrato chi fosse il più santo della regione in cui abitava.Così, in un progressivo di domanda e risposta, e l'incontro di personaggi che dall'aria e dall'abito davano l'idea di essere santi, Sant'Antonio arriva dinanzi una bancarella di un ortolano, tutto affaccendato nel gestire la propria attività, e rimase stupito lo stesso, quando il Signore si riferisse al semplice proprietario dell'attività come il più santo di quella cittadina, perfetto nella sua condotta da cristiano.Un altro concetto in cui si incarna il cristiano, come se fosse l'unico sentiero che conduce all'idea di cristianità, è l'opera di carità. Si notano come sorgano molte opere ispirate ad un fine umanistico, di servizio e cura della persona nella malattia e povertà, ricavando collette di denaro per i bisognosi.Ma solo questo non significa definirsi cristiano, né sentirsi come tale, essa è una ricchezza che non rientra nel solo precetto che evince come ci sia più gioia nel dare che nel ricevere.D'altronde lo stesso Gesù quando la donna versa l'unguento profumato di genuino Nardo sui capelli suoi, si rivolge ai discepoli che si lamentavano dello spreco di quel prodotto in quanto certamente avrebbero potuto venderlo a un buon prezzo e recuperare il denaro per i poveri, rispondendogli che i poveri li avrebbero avuti tutti i giorni, del resto invece, lui no.C'è un libro, ormai quasi dimenticato dai più, che in epoche passate, è stato quasi come un secondo vangelo, per la profondità di linguaggio e insegnamento, che ha accompagnato il cristiano nell'ascesa interiore e comprensione della natura cristiana cattolica (universale), da edificare le anime nel cammino della vita, dal titolo di Imitazione di Cristo.Il Cristiano, per ritornare all'essenza religiosa che caratterizza la sua natura, deve guardare a Cristo, ad imitarlo; non solo nelle opere di carità ma prima di tutto a Lui.D'altronde, lo stesso Gesù, si rivolge a Marta che lo pregava di rimproverare sua sorella (Maria di magdala)esortandola ad aiutarla nelle faccende di casa dicendogli: "Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta."Un altro libro edificante, è sicuramente "viaggio di un pellegrino russo", che narra l'epopea di un pellegrino che gira il mondo ortodosso per lo più, alla continua ricerca di sé stesso in Cristo Gesù, incentrata sulla giaculatoria "Signore Gesù figlio di Davide abbi pietà di me peccatore". La semplicità del pellegrino con le sue debolezze e limitazioni, convogliano la misericordia divina sopra di lui, mediante l'invocazione ripetuta come una mantra, e come Bartimeo riacquista la vista, così anche il pellegrino riacquista la vista, ovvero, la completa ricchezza dell'interiorità cristiana, che non è solo superficialità, ma profondità abissale.Non banale un episodio del libro, come si attribuisce alla continua lettura del vangelo, una scoperta sempre più profonda e specifica della dottrina cristiana, in quanto legata alla frase attribuita a San Paolo di mangiare cibi solidi, in contrasto al "latte spirituale" di chi si ferma alla tipologia neofita, perdendo così la profondità di Dio.Dunque, concludendo, senza rendere esaustivamente completo il discorso, visto che ci sarebbe molto da parlare, praticare con convinzione la dottrina cristiana cattolica conduce l'uomo in un vortice di continua ascesa interiore, che permette di vivere pienamente le capacità latenti di ognuno di noi di ascendere ad altezze spirituali, e non fermarsi ai presupposti, oppure, avere consapevolezza di non essere all'altezza in quanto di pertinenza di pochi.Non è così.Gesù dice: "Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti!"Vero, ma sta ad ognuno di noi renderlo possibile o meno.

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Battaglia escatologica

Mi sono sempre domandato che cosa ha spinto il diavolo, il dragone infernale, il serpente antico ad ingaggiare una battaglia escatologica con il suo creatore?Per quanto riguarda la coorte celeste sappiamo ben poco, seppure , qualcuno si sia azzardato a darne qualche spiegazione, tra cui il più noto San Tommaso D'Aquino, tuttavia per somma conoscenza, possiamo dire che durante il processo della creazione, il Signore Iddio decise di portare all'esistenza, degli esseri spirituali, che la tradizione cattolica, che a sua volta ha assorbito dalla teologia ebraica, li chiama con il nome di 'angeli', etimologia che sta ad indicare la parola "messaggero", oppure, "milizie del cielo" secondo un' altra tradizione ebraica. Secondo un preciso processo evolutivo della primordiale religione ebraica, si sviluppa, man mano nel corso del tempo, una conoscenza profonda e teologica che approfondisce i misteri di Dio e del creato.Dapprima, ai primordi della conoscenza teologica, infatti, tutto era attribuito a Dio, nel bene e nel male, che comunque racchiudeva un fine pedagogico nella storia d'Israele. In sè non era vista una battaglia dualistica di bene e di male, di angeli e demoni, ma una visione unidirezionale voluta da Dio.Un esempio, lo si ritrova in 2 Samuele 24, 1-25 quando l'Ira di Dio" si accende contro Isreale e incitò Davide proponendo di fare il censimento del popolo. Così narra l'inizio del brano che ci racconta il peccato di Davide di censire il suo popolo, lasciandosi 'tentare' di conoscere il numero esatto del suo popolo, evidentemente in contrasto con le promesse divine a non numerare le stelle del cielo oppure la sabbia del lido del mare. Davide riconosce la sua colpa e chiede perdono, tuttavia, la punizione non tarda ad arrivare per bocca del profeta Gad, che nonostante tutto gli lascia scegliere la punizione che sia più conveniente: Davide sceglie la peste.Tralasciando il seguito del racconto, possiamo notare come l'Ira si accende contro Davide e lo incita a peccare. In seguito una teologia più evoluta, riconoscerà questa attività (tentazione) alla figura di satana, del diavolo, o della sua corte, le stelle cadute.Nello specifico, si riconosce un attività che contrasta l'opera che il Signore propone nei confronti del suo popolo, tuttavia esso non è in grado di opporre, ma solo di disturbare, un po come il corso di un fiume si infrange sulle rocce, esse non lo arginano ma deviano solo parzialmente il suo corso.Per tutto il resto mi rimetto all'insegnamento della dottrina cattolica, che enuncia e specifica tutto in merito all'argomento. Ma da che cosa nasce questo aspetto?Innanzitutto va considerata la natura di questi esseri, prettamente spirituali. Di Rimando a quel che ho detto più sopra, non si hanno conoscenze teologiche certe in merito a natura, personalità e numero; piuttosto notizie vaghe e confuse.Nomi e simbolismi, riconducono a predisposizioni d'animo e intenzioni, come il simbolo del drago o del serpente. Anche nel libro di Giobbe, vengono allegoricamente attribuite alle immagini dell'ippopotamo e del coccodrillo, due personalità spirituali che alcuni esegeti hanno attribuito a due entità distinte e non singola, per ragione il diavolo, che riconducerebbero invece a satana e a lucifero.Tuttavia tale odio, perché ciò che è contrario all'Amore, si chiama odio, risale certamente alle origini.La Natura di Dio ci dice quello che egli È; una traduzione certamente non soddisfacente in italiano è: "IO SONO".Io Sono, rappresenta la determinazione, il concetto che esprime l'immutabilità e l'eternità di tale essenza, e, tutte l'estensioni delle sue intenzioni sono irrevocabili, e decise, Egli non può rinnegarsi. In un passo della bibbia dice: "L'ho giurato e non mi pento. Tu sei sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchisedec!".Dio non si pente!San Tommaso D'Aquino, nella sua opera certamente più importante, la "Summa Teologica" espone come gli angeli ebbero una prova di fede, e questa prova era saggiata sulla volontà di Dio.Il mistero dell'Incarnazione, se consideriamo l'ipotesi cui sopra potrebbe essere stata da sempre già decisa.Un altro passo dice: "Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,la luna e le stelle che tu hai fissate,che cosa è l'uomo perché te ne ricordie il figlio dell'uomo perché te ne curi?

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Inferno

Molte sono le etimologie che vanno ad catalogare quel luogo che la tradizione cattolica indica come inferno.La tradizione ebraica, come luogo fisico lo aveva attribuito meforicamente nella valletta della Geenna, o valle di Hinnom, sul lato meridionale del monte Sion, dove in principio si eseguivano sacrifici di fanciulli in onore del dio Moloch, divinità fenicia, e in seguito si bruciavano cadaveri di avversari morti in battaglia e rifiuti in epoca romana, lo esplicita chiamandolo sheol (dimora dei morti), più nello specifico "abisso"; lo stesso Gesù nella parabola del povero Lazzaro e il ricco epulone, ci racconta come il ricco nei tormenti dell'inferno, vide di lontano Lazzaro nel seno di Abramo, mentre lui soffriva terribilmente. Allora chiamò il patriarca di pregarlo a intingere la punta del dito di Lazzaro nell'acqua e versandogliela sulla lingua, perché la fiamma lo torturava, ma Abramo riprese ricordandogli la sua condotta a paragone di quella di Lazzaro, per di più, e qui specifica, che tra i due è stabilito un abisso che è impossibile da valicare, sia dall'uno che dall'altra parte.Ancora Gesù, secondo il simbolo degli apostoli dopo la morte discese agli inferi, e secondo la tradizione, a predicare la buona novella ai morti, per liberarli dalla prigione; infatti prima del sacrificio del figlio dell'uomo non c'era ancora la riconciliazione a causa del peccato.L'arte, i racconti e il suo contesto viene idealizzato nell'immaginario, come un 'luogo' di tormenti e supplizi, tuttavia va considerata l'allegoria di tale concetto, in verità alla luce di uno stato se possiamo dirlo, in cui l'anima si ritrova.Gesù a riguardo di questa 'condizione' specifica esprimendo: "dove il loro verme non muore e il loro fuoco non si estingue."Bisogna evincere come il nostro stato temporale, ci consenta di fare esperienze e di prendere le nostre decisioni, in merito ai vari contesti di vita quotidiana, tanto più, in merito alla questione teologica. In molti episodi evangelici, Gesù ci mostra la necessità e l'urgenza della conversione, ma anche la vigilanza: tale ne è nell'episodio delle vergini sagge e le vergine stolte, che rimangono chiuse fuori la festa nuziale, in quanto sprovviste dell'olio per le lampade che gli avrebbe permesso durante la veglia notturna di essere pronte per l'arrivo dello sposo, o ancora, l'arrivo inaspettato del figlio dell'uomo, nell'ora che non immaginiamo.L'incontro con Dio è al tempo stesso, il momento in cui lasciamo questo mondo, il temporale, per l'eterno. E quale sia il nostro sentimento in merito la questione teologica, tale sarà il definitivo: la morte, il giudizio e il destino eterno, come espongono "i novissimi."Dobbiamo considerare il passaggio da un entità temporale ad una atemporale come una condizione di permanenza, intesa come presa coscienza di un sentimento in "estensione", per fare un esempio: o amore o odio.Chiaramente prendere coscienza di questo sentimento (odio) in una dimensione eterna, produce l'esecuzione di tale predisposizione.Qualcuno asserisce che l'inferno non esiste, in qualche modo potrebbe risultare vero, in quanto non è certo voluto da Dio, che per l'uomo ha servito la salvezza, piuttosto è la decisione finale di odiare Dio, dunque, una totale assenza di Dio, e la consapevolezza di aver preso una decisione così drastica per sé stesso provoca un rimorso che riverbera come:"Dove il loro verme non muore e il loro fuoco non si estingue."

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Se non vi convertirete

"Se non vi convertirete perirete tutti allo stesso modo"Ai nostri giorni, c'è urgenza di riconsiderarsi, non ci vuole un meteorologo o in questo caso un profeta per comprendere, che sulle nostre teste pendono i flagelli che stanno per abbattersi sulla faccia della terra.Anzi alcuni già si stanno compiendo!Ritornando alla frase iniziale, Gesù avendo preso la parola, in merito ad un episodio in cui Pilato aveva ucciso alcuni Galilei mischiando il loro sangue con quello dei loro sacrifici, esordì: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O, quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo."In quei tempi, era luogo comune, che le disgrazie, malattie e calamità fossero dovute, al sommarsi delle colpe, personali o collettive, e anzi lo stesso Gesù, in più occasioni, dopo aver guarito qualche malato o paralitico lo esortasse concludendo di non peccare più, affinché non gli accadesse qualcosa di peggio (Gv 5, 14).Bisogna svegliarsi dal torpore che ci provoca il mondo con le sue distrazioni e futilità, ricordiamoci ai tempi di Noè: "mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio, e li fece perire tutti."Il tempo di benessere e pace, è un tempo di grazia, di conversione." Quando si dirà: "Pace e sicurezza", allora d'improvviso li colpirà la rovina (tessalonicesi 5,3)Ricordiamo come Abramo sostasse nei pressi delle querce di mamre e durante il colloquio con Dio, intercedesse per le città di Sodoma e Gomorra, in quanto ci sarebbero potute essere dei giusti, e Dio, per riguardo a quei Giusti non le avrebbe distrutte.Tuttavia, e purtroppo, non si salvarono che Lot e la propria famiglia, in quanto non si trovò, chi rendesse gloria a Dio.Alla stessa maniera fu il lamento di Isaia per Israele nei periodi monarchici, che segnarono il declino morale e religioso del popolo di Israele e che comportò la propria rovina con la deportazione babilonese, infatti diceva: "Se Dio non ci avesse lasciato un resto, a quest'ora saremmo come Sodoma e Gomorra!"Tralasciando la retorica che il male dell'uomo viene dalle proprie mani, cogliamo i segni dei tempi prima che sia troppo tardi: ritornare a Dio con tutto il cuore!Solo così potremo emulare Lot e la sua famiglia, traghettati al sicuro al di fuori della rovina, ma bisogna fare attenzione, che il nostro cuore non si volti con amarezza verso i piaceri lasciati, infatti, la vicenda narra che la moglie di Lot si voltò per vedere la rovina di Sodoma e Gomorra e divenne una statua di sale, figura allegorica e metaforica, di chi non riesce a rinunciare ai piaceri del mondo.Il contesto pedagogico è ampio e lo si potrebbe inserire in ogni ambito, la sacra scrittura si adatta a tutto.Tuttavia, teniamo conto davvero dei tempi difficili che stanno per arrivare, e per una volta tralasciamo le vicende interiori dell'animo umano, che comunque assumono la loro importanza, noi Cristiani, ci associamo ad impersonare sia Abramo che Lot: abbiamo modo di intercedere e di essere salvati. Confidiamo in Dio!

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C'è vita dopo la morte?

La scienza non potrebbe dare una risposta all'annosa domanda che noi tutti ci siamo posti almeno una volta nella vita: c'è la vita dopo la morte?In tutti i tempi e in tutte le culture, l'uomo ha sempre creduto a un proseguo dell'esistenza, anche dopo il fine vita naturale. Molte tombe, dalle faraoniche tombe di re e personaggi di rilievo, fino ai corredi più umili di persone qualunque e povere, hanno lasciato segni incontrovertibili, di un passaggio da questa vita a quella dell'oltretomba.Ogni cultura ha proposto le sue vie e i suoi significati, ma tutte concordano nel constatare che una parte della nostra essenza sopravvive al fine naturale del corpo.Tutto ciò inizia nella notte dei tempi, alcuni studiosi, hanno coniato un termine per indicare questo fenomeno religioso, chiamato "animismo", ovvero la consuetudine di animizzare, cioè, dare un essenza spirituale a oggetti, a animali e defunti.Questa consapevolezza irrazionale e innata, è tanto radicata nell'uomo da ritenerlo talmente scontato, quanto la consapevolezza di sapere che un ramo spezzato una volta era parte di un albero.La storia, poi ci ha lasciato ombre, reperti, e le civiltà antiche le sue memorie, mediante le tombe ricche di nozioni mitologiche riguardo le loro credenze.Anche l'ebraismo, aveva e ha le sue conoscenze in merito la vita oltre la morte.Tuttavia la morte rimane la morte, cioè, un evento al quale non c'è rimedio, una rottura con la terra dei viventi.Per quante religioni possono aver edificato un loro contesto teologico nessuna ha meditato la possibilità spuntare il "pungiglione" della morte.La figura di Gesù Cristo assume un punto di svolta nella storia delle religioni, ebraica e non. I portentosi miracoli in cui fa risorgere i morti, sono grandiosi segni incontrovertibili, che dimostrano che la morte non ha l'ultima parola, pensiamo al figlio della vedova di Nain, oppure, la resurrezione di Lazzaro. Anche apostoli e discepoli, operano miracoli di resurrezione, San Pietro con Tabità, e San Paolo con il fanciullo caduto dal porticato e raccolto morto, ma che tra le braccia dell'apostolo delle genti ritorna in vita. Segni grandiosi che segnano l'ascesa del cristianesimo.Gesù, resurrezione e vita, manda i suoi discepoli a scacciare i demoni e guarire gli infermi, non è solo ministero di parola.La nostra fede in merito a questi concetti, è salda fin dalle sue origini. Nella Genesi e nell'episodio dell'omicidio del giusto Abele, quando Dio domanda della sua sorte a Caino, esordisce: "La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!" Presso gli antichi era consuetudine pensare che la vita risiedesse nel sangue.Lo stesso Abramo, secondo alcuni esegeti, per obbedienza a Dio, portò suo figlio Isacco sul monte Moria per sacrificarlo, perché sapeva che per fede Dio glielo avrebbe potuto restituire, infatti gli aveva giurato:"In Isacco avrai una discendenza!".Mosè quando interroga il roveto ardente, esso risponde: "Io sono il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe!"Lo stesso Gesù per rispondere ai sadducei, che non credevano alla resurrezione dei morti, lo espone in maniera tale da dimostrare, il presente stesso del concetto (viventi), e non il passato, come evento non ripetibile (morti).Quando Saul in vista di una campagna militare si recò da una negromante per consultare Samuele, la pitonessa di Endor, evocando il suo spirito si spaventò a tal punto da emettere un grido e scoprire che il suo mandante era Saul, seppur travestito per nascondere la sua identità, in quanto in malafede anche in merito alle sue capacità e riconoscendo che la sua manifestazione era attribuita a Dio stesso, che lo aveva richiamato dallo Sheol (dimora dei morti).Anche nei maccabei, si ritrovano queste concezioni, dopo che in seguito ad una battaglia, che aveva provocato vittime tra i suoi, scoprirono che alcuni di essi che erano morti, avevano peccato avendo preso a seguito di un divieto degli oggetti, trasgredendo la regola imposta.La comunità, perciò decisero di offrire lamenti ed olocausti, per espiare la colpa che avrebbe di certo lasciato un ombra sulla loro condotta nel regno dei morti.Di esempi ce ne sono molti, e gli insegnamenti e precetti ricevuti dalla tradizione apostolica sono saldi e veritieri.Gesù in un grande discorso tenuto a Marta sorella di Lazzaro, disse" Io sono la resurrezione e lavita.Chiunque crede in me, anche se muore, vivrà. Chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?"La domanda per trasposizione, è rivolta a noi tutti: crediamo noi questo?

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Natura

Nel momento in cui l'uomo si è ritrovato privo della grazia a seguito della ribellione nell' episodio del peccato originale, nel complesso armonico della creazione, l'umanità, si è ritrovata distonica nei confronti di tutta la natura, essa, non è conforme, non in linea, se dovessimo fare un paragone con un coro di voci, potremmo dire, una voce non in sintonia, stonata, tra tutte le altre.La "terra" diviene ostile, con sudore l'uomo ne trae sostentamento, e questa osservazione, viene ricalcata nell' episodio successivo al diluvio, nonostante il nuovo patto di Dio con l'umanità manifestatosi con l'arco posto sulle nubi (arcobaleno), la natura tutta sarà avversa all'uomo, ribelle, non più assertiva e conciliante, ma indomita.La storia dell'uomo è ricolma del suo rapporto burrascoso con la natura, il suo stesso progresso è associato ad essa, l'uomo primitivo, o meglio la sua sopravvivenza era certamente legata alle risorse disponibili in quel determinato momento, e una volta terminate, il gruppo generalmente composte da poche famiglie, si spostava nuovamente in cerca di un nuovo territorio da occupare per poter provvedere al proprio sostentamento. Spesso, lo sfruttamento eccessivo e inadeguato, comportava, la completa estinsione delle risorse e spesso della fauna cacciata(molte estinzioni sono direttamente correlate all'attività umana).In seguito l'uomo trovò modo di continuare a prosperare, prima con l'allevamento e poi l'agricoltura, rivoluzionando il suo intero sistema identitario, passato dalla raccolta e caccia, a un sostentamento non più nomade, ma stabile, mediante allevamento e agricoltura. Questo permise la nascita delle prime grandi civiltà, in un continuo progresso, di evoluzioni e cambiamenti fino al giorno d'oggi. Tuttavia, la storia ne è testimone, la natura con le sue violente dimostrazioni di forza (terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni, etc), continua a dimostrare il suo disallineamento con gli intenti umani, che nonostante si cerchi di contenere, risulta incontenibile.Ora, il problema moderno con la natura, assume una concezione ideologica e nociva, l'uomo viene considerato il germe del male; la natura, la "madre terra" va salvata e protetta dalle attività umane. Se il principio di rottura con la creazione va considerato alla luce del peccato mortale, ovvero la ribellione ai principi divini, la conseguente disarmonia è frutto di questo e non relativamente associata all'attività antropica. Tuttavia, si potrebbe associare a un reflusso dell'attività umana, in quanto in linea di un interesse prettamente poco etico, e comporta un aggressione alla natura per fini economici.Qualunque sia la soluzione in merito ai disastri naturali che ultimamente stanno flagellando il pianeta, non avrebbe beneficio se questo significa, porsi contro la legislazione divina.Tanto per ricordare, ogni volta che il popolo di Israele si allontanava dai suoi precetti e norme, la rovina si abbatteva su di essa, o con disastri naturali, o con pestilenze e guerre.Ricordiamoci di Sodoma e Gomorra. Le storie oltre a narrare gli eventi, sono anche pedagogia.Essere asserviti alla natura come elemento da idolatrare e servire, non servirebbe a nulla, finché nel cuore dell'uomo albergano sentimenti lontani da Dio, non potrebbe armonizzarsi con la creazione, sarebbero comunque contrastanti, rinnovando l'antagonismo con la natura.Dunque, la creazione, per tornare in armonia con l'umanità necessita in primo luogo il ritorno a Lui con tutto il cuore, poi come emanazione di riflesso, di conseguenza, l'armonia con il creato.

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Il carro di fuoco di Elia

Le sacre scritture offrono molti spunti di riflessioni, di deduzioni e interpretazioni, ma alcune volte rimangono arcane, e delle vere e proprie incognite.Il sunto della questione, per la maggior parte, diventa solo fondamento di fede, difatti Abramo fu giustificato per fede e non per la sua giustizia.Mi ha sempre provocato stupore il momento della dipartita di Elia, dalla scena biblica:«Mentre Elia ed Eliseo camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due.Elia salì sul turbine verso il cielo. Eliseo guardava e gridava: “Padre mio, padre mio, cocchio d’Israele e suo cocchiere”.E non lo vide più»Alcune volte, nonostante le tante interpretazioni date da esegeti e studiosi, rimane sempre, una nebbia che confonde le idee e lascia perplessi.Tuttavia, bisogna tenere conto della cultura, dei simboli e dei significati che le parole, specialmente nella lingua e la cultura ebraica, imprimeva nel suo quotidiano.Pensiamo alle grandi epopee greche, i testi antichi, religiosi e non, che sono giunti fino a noi, per poter essere fruibili alla nostra lingua, hanno dovuto subire traduzioni ed adattamenti, che spesso possono aver influito negativamente, andando a volte a perdere il vero senso e simbolo del suo significato.Per caso mi sono imbattuto in un testo ("simboli della scienza sacra" di René Guénon, gli Adelphi) che offriva alcune spiegazioni in merito la simbologia dei popoli antichi orientali, e in questo caso la simbologia del carro: ebbene per riassumere, le ruote del medesimo, probabilmente con il loro cicli, astrali e stagionali, per indicare il cielo e la terra, con le loro rotazioni cicliche, vanno proprio ad incarnare questi due universi, mentre l'asse diviene il punto di saldatura tra questi due mondi; a seguire tutto il resto con i suoi accessori vanno integrare tutto il contesto. Detto questo, il carro assume una sorta di ponte tra i due mondi, che permette di andare e tornare, dalla terra al cielo e dal cielo alla terra.In conclusione, se vogliamo dare un significato simbolico all'assunzione di Elia al cielo, possiamo certamente applicare la teoria del carro come mezzo cosmico che permette il passaggio.D'altro canto il ministero profetico di Elia, non si è ancora concluso, nonostante Gesù ai suoi discepoli durante la discesa dal monte dopo il fenomeno della trasfigurazione, confessò che quell'Elia, era da attribuire al Battista, allo stesso momento dirà:"Sì verrà Elia e ristabilirà ogni cosa" come per lasciare due interpretazioni, poi, anche nell'apocalisse di Giovanni si ritrova l'immagine di Elia, accompagnata a quella di Enoch, anche lui assunto misteriosamente (o simbolicamente) per aver camminato con Dio, per completare la loro missione con il martirio.Infine, se vogliamo dargli un significato più profondo da completare con la fede, potremmo umilmente attribuire questa ipotesi nel significato del carro di fuoco.

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Al Dio Ignoto

Quel "Dio Ignoto", richiama quell'espressione che San Paolo introduce nel suo grande discorso nell'areopago di Atene, dinanzi i cittadini ateniesi, che non avevano altro di meglio da fare che ascoltare i dotti del tempo esponendo le loro dottrine filosofiche, come ci narra San Luca negli atti degli apostoli.San Paolo, si rivolge agli ateniesi pagani del tempo, introducendo il discorso e ponendo l'attenzione su di un ara votiva con su scritto "Al Dio Ignoto".Argutamente Paolo, cattura l'attenzione per evangelizzare i pagani ateniesi, ma al giorno di oggi, chi crederebbe alle "storielle" (dispregiativo comune di chi disprezza il vangelo o gli scritti biblici), che ci accingiamo ad ascoltare la domenica in Chiesa?Forse sono concetti superati?Ritengo di no!La società moderna è frutto di un processo filosofico e scientifico che ha avuto il suo inizio con l'illuminismo francese e il positivismo scientifico. I grandi pensatori, in accordo con il progresso scientifico, ha fatto in modo di sminuire e deteriorare il rapporto dell'uomo con la fede in quanto fenomeno folkloristico. L'uomo mediante il progressio scientifico, frutto di un esperienza storica, ha guadagnato la libertà dalle catene della morale e della religione.Ciò ha comportato, alla luce della società attuale, un degrado morale e un impoverimento intellettuale, inoltre, la confusione generata dal cancellamento della tradizione culturale, ha provocato una crisi di identità sociale.Ciò lo si potrebbe associare allo "spirito" del mondo, in contrapposizione allo Spirito di Dio, oppure, allo spirito dell'anticristo, dove la società moderna si innalza con le sue scoperte scientifiche al posto di Dio. D'altro canto se vogliamo entrare nel profondo del numero 666, possiamo dire che nei vari significati della numerologia ebraica, il numero 6 simboleggia l'uomo, creato il sesto giorno, e riguardo al numero 7 che rappresenta la completezza (Dio si riposò il settimo), il numero 6 simboleggia l'imperfezione.Cambiando discorso, in merito a tutto ciò che strappa anime alla chiesa, ho deciso (umilmente) di scrivere un breve saggio intitolato per l'appunto:"Quel Dio Ignoto".Uscirà a novembre 2024, e per l'appunto cerca di ristabilire un certo ordine, in merito alla scienza, la filosofia e la fede.Senza Dio non c'è futuro.

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Al di fuori della Chiesa non c'è salvezza

Al di fuori della chiesa non c'è salvezza!Così cita un proverbiale detto cattolico che racchiude in sé il progetto salvifico operato per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo.Ma è propriamente così?Possiamo certamente dire di sì!La tradizione asserisce che sono due, alcuni dei più importanti attributi di Dio: la misericordia e la giustizia. L'antico testamento è colmo di esempi che mettono in luce l'importanza di questi due elementi Divini alla base della storia ebraica.La giustizia, si può asserire senza alcun dubbio che è l'elemento sicuramente più preponderante nell'antico testamento. Essa, era l'ago della bilancia nella vita e nell'operato del popolo di Israele; le calamità, le punizioni, le sconfitte militari, erano tutte attribuite ai peccati commessi, alla luce, delle legge e quindi della giustizia divina.Il popolo di Israele da questo punto di vista, è un elemento pedagogico che mette in chiaro, quanto sia importante praticare la giustizia.Dunque, se l'antico testamento ci mostra questo attributo, il nuovo testamento ci mostra l'esatto contrario: Gesù è la misericordia.Un esempio lampante, ci è narrato in uno dei vangeli, quando Gesù con i suoi discepoli si dirige verso Gerusalemme, ma attraversando la Samaria, regione eretica e disprezzata dagli osservanti giudei del tempo. Durante il viaggio, Gesù volle fermarsi in uno dei villaggi lungo il cammino, ma gli abitanti del luogo non lo permisero e li cacciarono: a questo punto, due dei suoi discepoli, ovvero, i fratelli Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, a buon ragione chiamati figli del tuono, esordirono: "Maestro vuoi facciamo discendere il fuoco dal cielo e li consumi?"( in ragione del passo citato nel libro dei Re, quando Elia al tempo del re Acab, e perseguitato da quest'ultimo, si rifugiò su un monte, mentre le guardie inviate dal re per arrestarlo lo intimivano dicendo:"Profeta del Dio altissimo scendi dal monte!", ed Elia rispondeva loro:"Se sono profeta del Dio altissimo, scenda un fuoco dal cielo e vi consumi!"Provocando la sciagura evocata.)Gesù al sentire le parole dei suoi discepoli, si voltò e li rimproverò duramente, proseguendo oltre.Ovviamente, questo è uno solo dei tanti esempi, di misericordia e perdono, e il suo apice certamente, lo possiamo leggere nella parabola del buon samaritano.Ma ritornando a monte, e asserire che al di fuori della chiesa non c'è salvezza, ricorre il motivo di credere all'opera di Gesù Cristo come Salvatore, non essendo venuto a condannare, ma a salvare, mediante il pentimento e la conoscenza del peccato commesso, ed in seguito la remissione, ovvero il ripristino di una condizione purezza (giustificato), mediante il battesimo e poi con il sacramento della confessione.Esso si concretizza nell'insegnamento di Gesù quando esorta i fedeli a perseverare, e concludendo: "coloro che non non conoscendo la volontà del padre avranno fatto cose meritevoli di percosse riceveranno poche percosse, mentre coloro che conoscendo la volontà del padre avranno fatto cose meritevoli di percosse, riceveranno molte percosse!"Alla luce di ciò, quando si pensa alle innumerevoli religioni che in vari luoghi del pianeta, senza prenderle singolarmente in esame, ma generalmente, possiamo dire, che vige l'attributo della giustizia, che non vuol dire escludere dalla salvezza, ma semplicemente porre in luogo l'elemento divino che regola tutta la creazione.D'altronde, la bussola che orienta le nostre decisioni e giudica l'intimo nelle sue scelte, prende nome di coscienza e assume elemento morale.Giusto, infine dire, che nella chiesa svetta la conoscenza della salvezza, rivelata dal Messia Gesù Cristo, ponendo nell'altro piatto della bilancia la misericordia.Infine, è vero al di fuori della Chiesa non c'è salvezza.

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Umanità

Il progresso mediante lo sviluppo tecnologico ha dato molte risposte in merito il complesso contesto umano.Tuttavia nonostante le vette raggiunte, le profondità colmate e le strade appianate, non è riuscito a fornire una risposta a sé stesso.Chi siamo e da dove veniamo?Le religioni arcaiche, fine a sé stesse, hanno provato a medicare, risanare questa ferita che su l'uomo grava, da millenni, seguendo vie e precetti che in una certa maniera provano a sanare, ma sondando solo la superficie. Il fenomeno tecnologico frutto di un esperienza umana, sociale e collettiva, pretende di edificare da sé la propria via, escludendo il fenomeno religioso qualunque esso sia, ponendolo come presupposto arcaico e primitivo, eppure, togliere la componente spirituale e sostituirla con il benessere materiale non ha prodotto il risultato sperato.Tale ne è l'episodio della torre di Babele. La confusione delle lingue, rappresenta, il disordine dell'uomo quando i suoi fondamenti sono lontani da quelli ispirati da Dio.Si edifica sulla sabbia, e venne la pioggia, strariparono i fiumi e la rovina fu grande.Tale ne è la società attuale, che va incontro la rovina; la cronaca attuale ci conferma i presupposti.Dunque, oggi più che mai l'uomo deve rientrare in sé stesso e guardare dove è giunto. Lo stesso Dio ad Adamo, nel giardino dell'Eden dopo il peccato gli rivolge questa domanda: "Dove sei?"L'uomo senza Dio è perso, menomato, specialmente nella sua componente spirituale e credere di poter bastare a sé stesso è pura utopia, l'uomo necessita di credere, è vitale, poiché sperare di navigare in balia dei flutti solo con le sue capacità è retorico ed inconcludente, la tempeste della vita sono sempre dietro l'angolo, a loro spese lo scoprirono i discepoli di Gesù quando presero il loro maestro sulla barca presupponendo di essere esperti barcaioli, ma la tempesta lì colse alla sprovvista, ed allora lo svegliarono dicendo: "Maestro siamo perduti!"

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Il simbolo dell'albero nel giardino dell'Eden

L'albero rappresenta nella sua metafora il potenziale umano e il suo compimento. Nel giardino dell'Eden, l'uomo ha il compito di coltivare, custodire il giardino e può mangiarne i frutti, il frutto rappresenta inteso nella sua essenza, il risultato di una esperienza che può nutrire l'uomo.Tutta la sacra scrittura è intrisa di metafore, che indicano il valore e la necessità di portare frutto affinché non sia vana l'esistenza, il popolo di Dio, viene spesso rappresentato come la vigna del Signore, i tralci da far fruttificare.Gesù stesso evoca in più occasioni l'immagine del frutto e del seme, fa persino seccare il fico con la sua parola, non avendo trovato frutti nella pianta di fico a simboleggiare il popolo di Israele sterile alla sua chiamata.Così, simbolicamente, gli alberi del giardino dell' Eden non rappresentano solo lo spazio dove l'uomo fa esperienza della propria vita, ma in fondo rappresentano un potenziale, una conoscenza, che l'uomo deve coltivare e fa fruttificare, e il suo frutto è necessariamente buono, perché non si raccolgono fichi dalle spine e ne si vendemmia uva dai rovi.

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