
La scienza non potrebbe dare una risposta all'annosa domanda che noi tutti ci siamo posti almeno una volta nella vita: c'è la vita dopo la morte?
In tutti i tempi e in tutte le culture, l'uomo ha sempre creduto a un proseguo dell'esistenza, anche dopo il fine vita naturale. Molte tombe, dalle faraoniche tombe di re e personaggi di rilievo, fino ai corredi più umili di persone qualunque e povere, hanno lasciato segni incontrovertibili, di un passaggio da questa vita a quella dell'oltretomba.
Ogni cultura ha proposto le sue vie e i suoi significati, ma tutte concordano nel constatare che una parte della nostra essenza sopravvive al fine naturale del corpo.
Tutto ciò inizia nella notte dei tempi, alcuni studiosi, hanno coniato un termine per indicare questo fenomeno religioso, chiamato "animismo", ovvero la consuetudine di animizzare, cioè, dare un essenza spirituale a oggetti, a animali e defunti.
Questa consapevolezza irrazionale e innata, è tanto radicata nell'uomo da ritenerlo talmente scontato, quanto la consapevolezza di sapere che un ramo spezzato una volta era parte di un albero.
La storia, poi ci ha lasciato ombre, reperti, e le civiltà antiche le sue memorie, mediante le tombe ricche di nozioni mitologiche riguardo le loro credenze.
Anche l'ebraismo, aveva e ha le sue conoscenze in merito la vita oltre la morte.
Tuttavia la morte rimane la morte, cioè, un evento al quale non c'è rimedio, una rottura con la terra dei viventi.
Per quante religioni possono aver edificato un loro contesto teologico nessuna ha meditato la possibilità spuntare il "pungiglione" della morte.
La figura di Gesù Cristo assume un punto di svolta nella storia delle religioni, ebraica e non. I portentosi miracoli in cui fa risorgere i morti, sono grandiosi segni incontrovertibili, che dimostrano che la morte non ha l'ultima parola, pensiamo al figlio della vedova di Nain, oppure, la resurrezione di Lazzaro. Anche apostoli e discepoli, operano miracoli di resurrezione, San Pietro con Tabità, e San Paolo con il fanciullo caduto dal porticato e raccolto morto, ma che tra le braccia dell'apostolo delle genti ritorna in vita. Segni grandiosi che segnano l'ascesa del cristianesimo.
Gesù, resurrezione e vita, manda i suoi discepoli a scacciare i demoni e guarire gli infermi, non è solo ministero di parola.
La nostra fede in merito a questi concetti, è salda fin dalle sue origini. Nella Genesi e nell'episodio dell'omicidio del giusto Abele, quando Dio domanda della sua sorte a Caino, esordisce: "La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!"
Presso gli antichi era consuetudine pensare che la vita risiedesse nel sangue.
Lo stesso Abramo, secondo alcuni esegeti, per obbedienza a Dio, portò suo figlio Isacco sul monte Moria per sacrificarlo, perché sapeva che per fede Dio glielo avrebbe potuto restituire, infatti gli aveva giurato:"In Isacco avrai una discendenza!".
Mosè quando interroga il roveto ardente, esso risponde: "Io sono il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe!"
Lo stesso Gesù per rispondere ai sadducei, che non credevano alla resurrezione dei morti, lo espone in maniera tale da dimostrare, il presente stesso del concetto (viventi), e non il passato, come evento non ripetibile (morti).
Quando Saul in vista di una campagna militare si recò da una negromante per consultare Samuele, la pitonessa di Endor, evocando il suo spirito si spaventò a tal punto da emettere un grido e scoprire che il suo mandante era Saul, seppur travestito per nascondere la sua identità, in quanto in malafede anche in merito alle sue capacità e riconoscendo che la sua manifestazione era attribuita a Dio stesso, che lo aveva richiamato dallo Sheol (dimora dei morti).
Anche nei maccabei, si ritrovano queste concezioni, dopo che in seguito ad una battaglia, che aveva provocato vittime tra i suoi, scoprirono che alcuni di essi che erano morti, avevano peccato avendo preso a seguito di un divieto degli oggetti, trasgredendo la regola imposta.
La comunità, perciò decisero di offrire lamenti ed olocausti, per espiare la colpa che avrebbe di certo lasciato un ombra sulla loro condotta nel regno dei morti.
Di esempi ce ne sono molti, e gli insegnamenti e precetti ricevuti dalla tradizione apostolica sono saldi e veritieri.
Gesù in un grande discorso tenuto a Marta sorella di Lazzaro, disse" Io sono la resurrezione e lavita.Chiunque crede in me, anche se muore, vivrà. Chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?"
La domanda per trasposizione, è rivolta a noi tutti: crediamo noi questo?
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