
Suscitano fascinazione e interesse molte dottrine religiose che indicano un sentiero di ascesi ed elevazione interiore, rispetto per la natura, e distaccamento dal mondo materiale.
Lo vediamo in special modo nel buddismo, ma anche nell'induismo da cui si estrapola lo yoga e tutta una serie norme e precetti che danno una serie regole di vita e di culto.
Da esse, poi nascono, le cosiddette religioni new age, che prendono un po di tutto, bocconi di dottrine ascetiche, impastate a materialismo che catturano l'interesse, tuttavia, lasciando il tempo che trovano.
Nonostante tutto, l'alto ideale a cui aspira, suscita l'interesse interiore a cui l'uomo non può sottrarsi.
L'uomo è un animale religioso.
Tralasciando il concetto religioso, che sicuramente si avrà modo di approfondire in altra sede, mi domando: possibile che il cristianesimo non ci abbia lasciato nulla che susciti le stesse attrattive di queste pseudo religioni?
Le sacre scritture e l'arte, ci hanno raccontato mediante gli scritti e le immagini sacre, le figure di uomini e donne che hanno trasceso l'umanità, perseguendo fino alla consumazione delle proprie forze il loro ideale religioso.
Pensiamo ai grandi e piccoli profeti di Israele, oppure ai uomini di fede della storia più recente, come Santa Teresa D'Avila, Santa Caterina da Siena, San Francesco d'Assisi, Padre Pio per rimanere sui più noti.
Ma la nostra tradizione, li ha passati più come personaggi eletti che uomini comuni, al quale non siamo paragonabili.
Dunque ci sentiamo distanti da loro, come gli Isrealiti lo erano per Mosè, dopo la teofania nel deserto del Sinai, quando si stava per apprestare a salire il monte santo, non sentendosi essi stessi alla portata sua.
Tutta via non è così.
Una delle tante biografie di Sant'Antonio abate, narra come riflettendo nella solitudine del deserto sull'idea e il concetto della santità, il Signore interiormente gli rispose come questo non fosse una concezione di alienazione e di isolamento, e continuò dicendogli che gli avrebbe mostrato chi fosse il più santo della regione in cui abitava.
Così, in un progressivo di domanda e risposta, e l'incontro di personaggi che dall'aria e dall'abito davano l'idea di essere santi, Sant'Antonio arriva dinanzi una bancarella di un ortolano, tutto affaccendato nel gestire la propria attività, e rimase stupito lo stesso, quando il Signore si riferisse al semplice proprietario dell'attività come il più santo di quella cittadina, perfetto nella sua condotta da cristiano.
Un altro concetto in cui si incarna il cristiano, come se fosse l'unico sentiero che conduce all'idea di cristianità, è l'opera di carità.
Si notano come sorgano molte opere ispirate ad un fine umanistico, di servizio e cura della persona nella malattia e povertà, ricavando collette di denaro per i bisognosi.
Ma solo questo non significa definirsi cristiano, né sentirsi come tale, essa è una ricchezza che non rientra nel solo precetto che evince come ci sia più gioia nel dare che nel ricevere.
D'altronde lo stesso Gesù quando la donna versa l'unguento profumato di genuino Nardo sui capelli suoi, si rivolge ai discepoli che si lamentavano dello spreco di quel prodotto in quanto certamente avrebbero potuto venderlo a un buon prezzo e recuperare il denaro per i poveri, rispondendogli che i poveri li avrebbero avuti tutti i giorni, del resto invece, lui no.
C'è un libro, ormai quasi dimenticato dai più, che in epoche passate, è stato quasi come un secondo vangelo, per la profondità di linguaggio e insegnamento, che ha accompagnato il cristiano nell'ascesa interiore e comprensione della natura cristiana cattolica (universale), da edificare le anime nel cammino della vita, dal titolo di Imitazione di Cristo.
Il Cristiano, per ritornare all'essenza religiosa che caratterizza la sua natura, deve guardare a Cristo, ad imitarlo; non solo nelle opere di carità ma prima di tutto a Lui.
D'altronde, lo stesso Gesù, si rivolge a Marta che lo pregava di rimproverare sua sorella (Maria di magdala)esortandola ad aiutarla nelle faccende di casa dicendogli: "Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta."
Un altro libro edificante, è sicuramente "viaggio di un pellegrino russo", che narra l'epopea di un pellegrino che gira il mondo ortodosso per lo più, alla continua ricerca di sé stesso in Cristo Gesù, incentrata sulla giaculatoria "Signore Gesù figlio di Davide abbi pietà di me peccatore". La semplicità del pellegrino con le sue debolezze e limitazioni, convogliano la misericordia divina sopra di lui, mediante l'invocazione ripetuta come una mantra, e come Bartimeo riacquista la vista, così anche il pellegrino riacquista la vista, ovvero, la completa ricchezza dell'interiorità cristiana, che non è solo superficialità, ma profondità abissale.
Non banale un episodio del libro, come si attribuisce alla continua lettura del vangelo, una scoperta sempre più profonda e specifica della dottrina cristiana, in quanto legata alla frase attribuita a San Paolo di mangiare cibi solidi, in contrasto al "latte spirituale" di chi si ferma alla tipologia neofita, perdendo così la profondità di Dio.
Dunque, concludendo, senza rendere esaustivamente completo il discorso, visto che ci sarebbe molto da parlare, praticare con convinzione la dottrina cristiana cattolica conduce l'uomo in un vortice di continua ascesa interiore, che permette di vivere pienamente le capacità latenti di ognuno di noi di ascendere ad altezze spirituali, e non fermarsi ai presupposti, oppure, avere consapevolezza di non essere all'altezza in quanto di pertinenza di pochi.
Non è così.
Gesù dice: "Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti!"
Vero, ma sta ad ognuno di noi renderlo possibile o meno.
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