
Nella cattolicità e nel cristianesimo in generale, c'è una spasmodica ricerca del sensazionale, del segno, quasi come se fosse l'elemento caratterizzante della fede. Eppure lo stesso Cristo, che nonostante operasse molti miracoli, a chi gli domandava un segno dal cielo gli rispose: "Una generazione perversa ed adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona".
Praticare la vita religiosa e seguire i precetti della fede, vanno ben oltre i segni portentosi, ancora Cristo dichiara: "Non chiunque mi dice Signore Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli".
Il nostro fratello Leone di Giuda, ci offre una visione ebraica, su come comportarsi e quali sono i rischi di chi si affida a questi fenomeni o attese snervanti, che seppure danno un grande contributo alla fede, alla fine può divenire un iperbole che danneggia il sentimento religioso.
"Calcolare la fine?" – Un avvertimento dalla Torah e dai saggi
PARASHAT Behar-Bechukotai ( una doppia porzione settimanale della torah ebraica. Beahr: sul monte, sottinteso, Sinai; Bechukotai: secondo i miei statuti)ci ricorda che l'anno del Giubileo o Yovel (in ebraico: יוֹבֵל, pronunciato "yovel" o "jobel") è un concetto fondamentale nella tradizione ebraica, spesso tradotto con il termine Giubileo. È un anno speciale che si verifica ogni cinquantesimo anno, dopo un ciclo di sette "settimane di anni" (ovvero, sette cicli di anni sabatici, per un totale di 49 anni) influenzando anche il concetto di Giubileo nella Chiesa cattolica.
Esso, è il tempo stabilito dalla Torah (bibbia) per la redenzione (Vayikra / Levitico 25:10):
"Proclamerete la libertà nel paese per tutti i suoi abitanti."
Questo tempo è stabilito da Elohim (Dio), segnato e consacrato. Il Giubileo richiama potentemente l’attesa messianica, ma anche il principio che i tempi della redenzione appartengono solo ad Adonai (Signore).
Nel corso dei secoli, molti hanno tentato di calcolare la venuta del Messia basandosi sui cicli del Giubileo, sulle settanta settimane di Daniele (Dn 9:24-27), e su altri passaggi profetici. Tuttavia, tutti coloro che hanno predetto una data sono stati smentiti:
Il cento per cento delle persone che hanno mai predetto il tempo della venuta del Messia si sono sbagliate il cento per cento delle volte.
Il Talmud (interpretazione della torah) ci avverte con parole forti:
"Che le ossa di coloro che calcolano la fine siano distrutte..."
Perché? Perché quando il tempo calcolato passa e nulla accade, le persone perdono fede. Diventano cieche all'invito profondo di Habaqquq (Abacuc) 2:3:
"Anche se tarda, aspettalo; verrà sicuramente, non tarderà."
Il Sefer Chassidim ( Libro dei pii) aggiunge che chi profetizza date messianiche può essere ingannato da spiriti impuri, perché "nessuno conosce il giorno e l’ora" (cf. Matteo 24:36). Tali calcoli non portano alla teshuvah (ritorno) o alla kedushah (sacralità), ma all’illusione e alla delusione. Ogni fallimento alimenta lo scetticismo, e lo scetticismo l’allontanamento.
Maimonide (Rambam in ebraico, una delle figure più influenti del pensiero ebraico), nel suo trattato sulle leggi del Re Messia (Hilchot Melachim 12:2), afferma chiaramente:
"Non si deve calcolare il tempo della venuta del Messia... e non si devono interpretare i versetti per ricavarne una data."
Ironia della storia, egli stesso cadde in questa tentazione in una lettera agli ebrei yemeniti, e anche il suo calcolo risultò errato.
Una fede salda, non un calendario segreto
Il nostro compito non è scoprire la data della redenzione, ma prepararci per essa ogni giorno, come ci ricorda Yeshua (Gesù)nel Vangelo:
"State pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate." (Luca 12:40)
"Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà vigilanti." (Luca 12:37)
La Torah (bibbia) ci insegna la fiducia perseverante. Mosè non disse al popolo quando sarebbe arrivata la terra promessa. Egli camminava, con il popolo, sotto la nube. La vera attesa messianica è un cammino di fedeltà quotidiana, non una corsa alle previsioni.
Come dice Salmo 119:142:
"La tua giustizia è una giustizia eterna, e la tua Torah (bibbia) è verità."
Non ci viene chiesto di predire, ma di osservare, camminare, consacrarci.
Chi fissa date, spesso, ruba la gioia dell’attesa viva e la trasforma in scadenza frustrata. Non serve un calendario segreto: la redenzione verrà, nel tempo che Elohim (Dio) ha stabilito.
Come insegna Salmo 130:5:
"Io aspetto l’Eterno, l’anima mia lo aspetta, e spero nella sua parola."
Perciò, non contare: consacrati!
Non indovinare: prepara il cuore. Non inseguire segreti: cammina nella luce della Torah.
Il Messia verrà. Fino ad allora, che ci trovi operosi, fedeli e vigilanti...
...come le dieci vergini del Vangelo:
"E alla mezzanotte si levò un grido: 'Ecco lo sposo, uscitegli incontro!' Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade..." (Matteo 25:6-7)
"Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora." (Matteo 25:13)
Shalom chaverim (Pace fratelli)
Leone di Giuda
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