Unità e Diversità

Pubblicato il 29 maggio 2025 alle ore 23:22

Il nostro fratello Leone di Giuda ci offre un autentica chiave di lettura ebraica in merito l'unità della Chiesa, che attraverso le molte membra, offre il servizio secondo la propria vocazione e dipendenza dalle altre parti del corpo.
Infatti San Paolo ci dice: "Infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra."
E in un altro passo dice:"Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito." (Corinzi 12)

Tratto dalla comunità messianica Sukkot David

"PARASHÀ BEMIDBAR/ UNITÀ E DIVERSITÀ: UN ORDINE CELESTE RIVELATO

"I figli d’Israele si accamperanno, ognuno presso la sua bandiera, secondo le insegne delle case dei loro padri; si accamperanno intorno alla tenda del convegno, a una certa distanza. Quelli che si accamperanno sul lato orientale, verso il sorgere del sole, saranno quelli del campo di Giuda, secondo i loro eserciti. Il capo dei figli di Giuda sarà Naasson, figlio di Amminadab.”
(Bemidbar / Numeri 2:2–3)

ORDINE, IDENTITÀ E CHIAMATA

Il libro di Bemidbar (Numeri) si apre con l’organizzazione del popolo d’Israele nel deserto, rivelando una struttura teocratica, non anarchica. Il Dio d’Israele non solo libera, ma ordina, stabilisce ruoli, spazi e identità precise. Il popolo è distribuito attorno alla Presenza divina (Shekhinah) nel Mishkan (Tabernacolo), secondo bandiere e insegne tribali.

Questo ordinamento non è casuale: rappresenta una teologia dell’identità collettiva e individuale, in cui ogni tribù è parte essenziale di un tutto ma non perde la propria unicità.

Il modello descritto nella Torah prefigura una realtà eterna: l’unità nella diversità è un principio spirituale, non solo sociologico.

UN SOLO CORPO, MOLTE MEMBRA

Questa struttura israelita trova un’esplicita continuità nella Besorà (buona novella) e nelle lettere apostoliche. Rav Shaul (Paolo) scrive ai credenti di Corinto:
"Poiché, come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un solo corpo, così anche il Messia.”
(1 Corinzi 12:12)

"Dio ha composto il corpo conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, affinché non ci fosse divisione, ma le membra avessero uguale cura le une per le altre.”
(1 Corinzi 12:24–25)

In modo simile al campo israelita attorno al Mishkan (Tabernacolo), l’Ekklesia—la comunità dei redenti—è un corpo ordinato, non una massa indistinta. La salvezza non cancella le identità, le redime e le colloca nel loro posto specifico per il bene di tutto l’organismo.

L’INNESTO NELL’OLIVO: UNA RICONCILIAZIONE STRUTTURATA

Nel pensiero apostolico, l’identità di Israele non viene sostituita, ma espansa per includere anche chi, da lontano, è stato avvicinato per la grazia:

"Simone ha narrato come per la prima volta Dio visitò le nazioni per trarre da esse un popolo per il Suo Nome.”
(Atti 15:14)

Questa non è una fusione indistinta, ma un innesto ordinato nell’“olivo naturale” (cf. Romani 11), in cui i gentili vengono uniti al popolo dell’alleanza senza alterarne le radici. Lo Spirito Santo (Ruach HaKodesh) non cancella le identità, ma le purifica per renderle conformi alla santità del Dio d’Israele.

UN POPOLO, MOLTI VOLTI: ISRAELE TRA LE NAZIONI

In 1 Kefa (Pietro) 2:10, l’apostolo parla a coloro che erano estranei all’alleanza, ma ora partecipano del popolo santo:

"Voi che un tempo non eravate un popolo, ora siete il popolo di Adonai (Signore); prima non avevate ottenuto misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia.”

E in Apocalisse 5:9-10, il canto celeste riconosce il valore eterno della molteplicità redenta:
"Con il tuo sangue hai riscattato per Elohim (Dio) gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e li hai fatti re e sacerdoti per il nostro Dio; e regneranno sulla terra.”

Nota: il testo non parla di un unico “popolo”, ma di popoli (in greco: laōn), indicando la preservazione della diversità etnica e culturale nella redenzione.

DAL DESERTO ALL’ETERNO: LA GEOMETRIA DEL REGNO

Come nel deserto le tribù si disponevano attorno al Mishkan (Tabernacolo), centro della Presenza divina, così nel Regno ogni membro redento si dispone attorno al Re, il Messia Yeshua (Gesù), ciascuno nel proprio posto.

La Gerusalemme celeste (Apocalisse 21) stessa è costruita su dodici porte con i nomi delle dodici tribù e su dodici fondamenti con i nomi dei dodici shlichim (apostoli). Questo mostra che Israele non è annullato, ma completato attraverso la fedeltà del Messia e l’inclusione ordinata dei redenti dalle nazioni.

ESORTAZIONE

Caro discepolo del Messia, la tua identità in Israele è reale, ma così anche il tuo ruolo specifico. Non invidiare l’altra tribù, né cercare la posizione di un altro membro del corpo.
Il disegno del Regno non è un’uguaglianza piatta, ma un’armonia gerarchica, funzionale e piena di bellezza.

Rimani saldo nella tua identità collettiva come Israele, ma anche nella tua chiamata tribale e personale. Solo così il corpo cresce, il popolo cammina e il Regno avanza.

L’unità nella diversità non è un compromesso moderno: è una rivelazione eterna. Fu stabilita nel deserto, realizzata nel Messia e sarà manifestata pienamente nel Regno che viene. Ogni tribù, ogni lingua, ogni popolo: uno solo in Adonai (Signore), ma ciascuno al proprio posto.

Kol tuv – Ogni bene, shalom."

Leone di Giuda.


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