
Uno dei passi più emblematici e ermetici del Vangelo, è sicuramente quello della donna adultera, che colta in flagrante di reato e condannabile alla lapidazione, senza sconto di pena, ma che per intervento di Gesù, ottiene misericordia e la salvezza, il tutto senza un vero e proprio intervento retorico o teologico di Gesù, ma diremmo, "solo" mediante la famosa frase:"Chi è senza peccato scagli la prima pietra!".
L'inganno
La sua situazione di peccatrice colta in flagrante fu sfruttata e manipolata dagli scribi e dai farisei per creare una trappola legale e teologica per Gesù.
La Doppia Trappola per Gesù
Gli accusatori non erano interessati alla giustizia o alla moralità della donna; il loro obiettivo era mettere Gesù in una situazione senza via d'uscita.
La trappola era duplice:
- Violare la Legge Mosaica: La Legge di Mosè (Deuteronomio 22:22-24) prevedeva la lapidazione per l'adulterio. Se Gesù avesse detto di non lapidarla, sarebbe stato accusato di contravvenire alla Legge di Dio, minando la sua autorità religiosa e la sua fedeltà alla tradizione ebraica. Questo lo avrebbe reso impopolare agli occhi di molti ebrei. La lapidazione (sekila) era effettivamente una delle quattro forme di pena capitale previste dalla legge ebraica (Halakhah) per crimini specifici, come la bestemmia. Tuttavia, l'applicazione di queste pene era estremamente rara e circondata da rigide salvaguardie legali che rendevano la condanna a morte molto difficile da attuare, anche quando il Sinedrio aveva piena autonomia.
- Violare la Legge Romana: sotto la dominazione romana, alle autorità ebraiche non era consentito eseguire condanne a morte senza l'approvazione del governatore romano. Se Gesù avesse dato l'ordine di lapidare la donna, non solo avrebbe rischiato di apparire crudele e in contraddizione con il suo messaggio di misericordia, ma avrebbe anche commesso un'infrazione grave contro la legge romana, un atto di sedizione che avrebbe potuto portare al suo arresto e a una condanna per aver usurpato l'autorità imperiale. Il ius gladii (diritto di spada): Il potere di infliggere la pena capitale (il "diritto di spada") era una prerogativa dell'autorità romana nelle province. Le autorità locali, inclusi i tribunali ebraici (il Sinedrio), potevano giudicare i casi secondo le loro leggi religiose e civili, e persino emettere sentenze capitali, ma l'esecuzione doveva essere ratificata e compiuta dal governatore romano.
La donna adultera era la vittima collaterale di questo complotto.
Il "Flagrante Delitto":
Il fatto che fosse stata "colta in flagrante" era cruciale. Non c'erano dubbi sulla sua colpevolezza secondo la legge. Questo rendeva il caso apparentemente inoppugnabile e la trappola per Gesù ancora più efficace.
Mancanza del Complice
Un dettaglio spesso notato è che, secondo la Legge Mosaica, anche l'uomo coinvolto nell'adulterio doveva essere punito allo stesso modo (lapidato se sposato). Il fatto che gli accusatori avessero portato solo la donna suggerisce che il loro intento non fosse la giustizia equa, ma solo l'uso della donna per i loro scopi. Questo evidenzia ulteriormente la loro ipocrisia e la manipolazione della situazione.
Umiliazione Pubblica
La donna fu portata e posta al centro della folla, umiliata pubblicamente e usata come esca in un dibattito legale e religioso che non la riguardava personalmente, se non come oggetto da sacrificare per la strategia dei suoi accusatori.
La Risposta di Gesù
La grandezza della risposta di Gesù risiede proprio nel fatto che egli non solo smascherò l'ipocrisia degli accusatori con la frase "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra", ma dimostrò anche misericordia verso la donna, non condannandola e invitandola a non peccare più. Gesù non solo superò la trappola legale, ma rivelò la sua vera natura e la sua missione di salvezza.
La donna, quindi, non era un complice dell'inganno, ma una vittima della sua situazione di peccatrice, trasformata in uno strumento nelle mani di chi voleva incastrare Gesù.
L'atto di scrivere per terra
L'atto di scrivere per terra non ha un'interpretazione univoca e specifica nel giudaismo, ma ci sono alcune possibili letture, spesso legate al contesto biblico e rabbinico. Una delle ricorrenze più note è nel Nuovo Testamento, quando Gesù scrive per terra di fronte agli accusatori di una donna adultera (Giovanni 8:6-8). Sebbene questo episodio non sia parte della tradizione ebraica canonica, le interpretazioni ebraiche dell'epoca e le pratiche legali possono fornire un contesto.
Secondo alcuni teologi ebrei dell'epoca, scrivere nella polvere o sulla terra era considerato lecito nel giorno del Sabbath, a differenza dello scrivere su pergamena con inchiostro, perché la scrittura non era permanente e sarebbe presto scomparsa. Questo avrebbe permesso a Gesù di compiere l'atto senza violare le restrizioni del Sabbath.
Alcuni suggeriscono che Gesù potesse aver scritto sulla terra i Dieci Comandamenti (Non uccidere), o una parte di essi, per ricordare agli accusatori la legge che stavano cercando di applicare in modo selettivo o ipocrita. Si ipotizza che l'atto di scrivere con il "dito" richiamasse il modo in cui Dio stesso scrisse la Legge sulle tavole di pietra (Esodo 31:18).
Un'altra interpretazione si ricollega a un passo del profeta Geremia (Geremia 17:13): "O Signore, speranza d'Israele, tutti coloro che ti abbandonano saranno svergognati; quelli che si allontanano da me saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato il Signore, la sorgente d'acqua viva." In questo senso, scrivere nella polvere potrebbe simboleggiare la vergogna, l'abbandono o il fatto che i peccatori sono effimeri e destinati a scomparire, a differenza di coloro che si affidano a Dio. Si pensa che Gesù possa aver scritto i nomi degli accusatori o i loro peccati, mettendoli in imbarazzo e inducendoli a ritirarsi.
La scrittura sulla terra, essendo per sua natura effimera e facilmente cancellabile dal vento o dai passi, potrebbe simboleggiare la natura transitoria delle accuse umane, della condizione peccaminosa, o anche l'idea che la legge, se applicata senza misericordia, può essere altrettanto fragile e senza fondamento.
Alcuni interpretano l'atto di scrivere per terra come un modo per Gesù di non dare retta agli accusatori o di prendere tempo per riflettere, dimostrando disinteresse per la loro trappola. In questo contesto, non sarebbe tanto il contenuto della scrittura a essere importante, quanto l'atto stesso come forma di risposta non verbale.
Riprendendo il contesto dell'episodio di Gesù e della donna adultera (Giovanni 8:6-8), dove Gesù scrive per terra, il fatto che "vanno via prima gli anziani" (o "i più vecchi" a seconda delle traduzioni) è un dettaglio significativo che ha generato diverse interpretazioni.
Gli anziani avevano un esperienza di vita più matura e, di conseguenza, avevano avuto più opportunità di meditare gli errori e i peccati della giovinezza. Erano più consapevoli delle loro stesse mancanze rispetto ai giovani, che forse non avevano ancora affrontato le stesse tentazioni o non avevano la stessa maturità nel riflettere sulla propria vita.
Essendo più anziani, erano probabilmente più esperti e versati nella Legge mosaica. Sapevano che la Legge richiedeva un'impeccabilità morale da parte di chi accusava e che essi stessi non erano all'altezza di tale standard. La frase di Gesù "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra" (Giovanni 8:7) li colpì profondamente proprio per questa loro maggiore consapevolezza.
Se Gesù stava scrivendo sulla terra i loro peccati, o semplicemente li stava mettendo di fronte alla loro coscienza, gli anziani sarebbero stati i primi a riconoscere l'implicita accusa o il richiamo alla propria ipocrisia. La vergogna e la consapevolezza di non essere "senza peccato" li avrebbero spinti a ritirarsi.
Autorità e Responsabilità
Gli anziani erano probabilmente i promotori o i leader dell'accusa contro la donna. Erano venuti con l'intento di portare a cadere Gesù in qualche cavillo teologico o giuridico, ad esempio come nel caso della moneta del tributo a Cesare. Essendo i capi, la loro ritirata per primi segnalava il fallimento del loro piano e la loro incapacità di sostenere l'accusa.
La loro partenza servì da esempio per i più giovani. Una volta che i leader del gruppo si furono ritirati, anche gli altri seguirono, non avendo più una guida per proseguire l'accusa.
Gli anziani, con la loro saggezza acquisita con l'esperienza, furono probabilmente i primi a rendersi conto che la trappola tesa a Gesù era fallita. Non c'era modo di rispondere a Gesù senza condannare se stessi o senza apparire ipocriti. Ritirarsi era la via più saggia e meno dannosa per la loro reputazione.
Continuare a rimanere avrebbe significato rischiare un confronto più diretto o una rivelazione più esplicita dei loro peccati da parte di Gesù. Andarsene via era un modo per evitare ulteriori imbarazzi o giudizi.
In conclusione, l'episodio della donna adultera, che secondo alcuni, non sarebbe neanche originario al Vangelo di Giovanni per stile e teologia, nonostante questo, offre un frangente enigmatico di Gesù che spinge le coscienze a redimersi, o meglio, a vergognarsi della propria condotta spingendo gli accusatori ad abbandonare il luogo e "l'oggetto" dove sarebbe avvenuta la cruenta barbaria senza l'intervento di Gesù. Quale sia la vera natura di quel fatto rimane un mistero, ma l'epilogo ci lascia un insegnamento tanto profondo da rimanere incantati, infatti,
Lasciata dagli accusatori, la donna, riceve il condono della pena dall'unico vero Giudice, che invece di condannare perdona, ma aggiunge: " Va e non peccare più!"
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Commenti
Bene. Un commento sintetico. Siccome Gesù rimproverava ai farisei di non rispettare la legge mosaica, ma di seguire i loro precetti umani ( seguire la torah orale invece che quella scritta) loro gli portarono l'adultera, e gli chiesero cosa fare. Tu che ne dici gli chiesero. In pratica, era da decidere se la legge si interpretava o non si interpretava, se aveva legittimità o meno la loro torah orale, perché se non si interpretava, l'adultera doveva essere lapidata. Gesù era seduto nel tempio e parlava di misericordia al popolo, perché se diritto e giustizia sono alle basi del trono di Dio, colui che siede sul trono è Misericordia. E la misericordia non annulla la legge, ma è la strada che conduce alla giustizia, che da compimento alla legge quando si incontra con la verità. di fronte a questi conflitti, Gesù ricordò i 10 comandamenti, dove è scritto di non uccidere e di non commettere adulterio, perché con le dieci parola custodite nell'arca fu stipulata l'alleanza. Perché la durezza dei vostri cuori Mosè vi ha dato una legge, diceva, perché in principio fu l'amore, ed è all'amore che bisogna dar compimento, perché nella legge non c'è salvezza, e in base alla legge meritiamo tutti la morte. L'adultera posta nel mezzo, in base al linguaggio dei profeti rappresenta Israele, la sposa in fedele ( ed avrebbe condannati se stessi se doveva essere lapidata). Gesù si chinò per terra prima di rispondere, mettendosi a scrivere, perché i due cherubini ai lati dell'arca hanno il viso chinato sull'arca. Quindi per loro scrisse non uccidere, e per l'adultera, non commettere adulterio.