
Quante volte l'autorità profetica ci viene derisa, o meglio, quante volte il cristiano si sente sbeffeggiato riguardo la sua fede e la pretesa di ricevere la ricompensa del profeta in virtù delle benedizioni divine elargite a motivo della sua fedeltà?
In sostanza, quante volte il devoto viene gratuitamente messo in ridicolo per la sua fede?
La vicenda del profeta Eliseo, ci pone questo paradigma: la sua fede di ottenere lo spirito profetico di Elia, assume la stessa speranza del cristiano di ottenere la salvezza mediante la fede.
Lo stesso Eliseo è stato dileggiato da una banda di burloni, ma la giustizia divina non è tardata ad arrivare.
Il contesto biblico che sfocia nel tragico, allo stesso tempo, mira ad una funzione pedagogica di non burlarsi, prendersi gioco, di chi ripone fiducia e speranza in un contesto prima di tutto salvifico e di elezione per l'umanità, e poi per rispetto all'autorità che rappresenta il profeta.
Il passaggio narra che Eliseo, dopo aver assistito all'ascensione di Elia e aver ereditato il suo mantello (simbolo della sua autorità profetica), si recò a Betel. Mentre saliva lungo la strada, uscirono dalla città dei "ragazzi" (il termine ebraico ne'arim può riferirsi a giovani, anche adolescenti, non necessariamente bambini piccoli) che iniziarono a schernirlo, gridando: "Sali, calvo! Sali, calvo!"
Eliseo si voltò, li guardò e, secondo il testo, "li maledisse nel nome del Signore". Immediatamente dopo, "due orse uscirono dalla foresta e sbranarono quarantadue di quei fanciulli".
Questo episodio ha generato molte discussioni e diverse interpretazioni nel corso dei secoli, sia in ambito teologico che popolare:
- La gravità dell'offesa: Molti commentatori sottolineano che la derisione non era solo un insulto personale alla calvizie di Eliseo, ma un'offesa all'autorità di Dio stesso che Eliseo rappresentava. Gridare "Sali, calvo!" poteva essere una sfida ironica a che Eliseo salisse al cielo come il suo maestro Elia, mettendo in dubbio la sua legittimità come profeta. La mancanza di rispetto verso un profeta era considerata una mancanza di rispetto verso Dio.
-La natura dei "giovani": Alcune interpretazioni suggeriscono che i "ragazzi" non fossero bambini innocenti, ma un gruppo di giovani ribelli e forse violenti, una sorta di "banda" che minacciava il profeta. Il numero elevato (42) indica che non si trattava di un piccolo gruppetto.
-La giustizia divina: L'evento viene spesso interpretato come un monito severo sulla serietà della derisione e della blasfemia. Non è Eliseo direttamente a compiere l'atto, ma Dio che agisce attraverso le orse in risposta alla maledizione pronunciata nel Suo nome. Questo dimostra la protezione divina dei Suoi profeti e l'importanza del rispetto per l'autorità spirituale.
- Simbolismo: Alcuni vedono l'episodio in chiave più simbolica, come un esempio estremo della punizione divina per il disprezzo del sacro, piuttosto che un resoconto letterale da applicare indiscriminatamente. L'orso, in altre parti della Bibbia, può simboleggiare ferocia o giudizio.
Il contesto biblico ci suggerisce che Dio, non rimane indifferente alle offese gratuite che il cristiano riceve a motivo della sua speranza, ma che a tempo debito ed in maniera del tutto coerente con il succedersi degli eventi naturali, il Signore farà prontamente giustizia dei suoi eletti che gridano giorno e notte al suo cospetto. Tuttavia, bisogna rimanere fedeli alle parole del Signore Gesù, che al contrario di Eliseo che maledisse nel nome del Signore quei giovani, invece, ci esorta dicendo: "Benedite e non maledite!".
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