Discernere il Sacro

Pubblicato il 22 giugno 2025 alle ore 17:22

In questo insegnamento il nostro fratello Leone di Giuda ci guida nell'ermenutica ebraica che San Paolo ci ripropone nella Lettera ai Corinzi 1. Il popolo ebraico fu introdotto precursoriamente alla "mensa" mediante i segni e simboli nel deserto, come prefigurazione, insegnamento, e ancora oggi sono validi, perché la stessa sorte capita a chi mangia e beve indegnamente il corpo del Signore. Infatti, la generazione del deserto fu spazzata nel deserto, e non videro la terra promessa. Quando ci si accosta a questi divini misteri bisogna tenere in mente la loro sacralità, perché con lo stesso tenore con cui trattiamo questo prezioso tesoro, alla stessa maniera riceveremo il trattamento che pareggia l'asse della bilancia.

"Discernere il Sacro

Numeri 11:18
«Dirai al popolo: “Santificatevi per domani, e mangerete carne…”»

Questa istruzione precede il miracolo. Il comando è chiaro: “vehitkadishem” — santificatevi, forma del verbo kadash, da cui kedushah, cioè separazione, consacrazione, preparazione spirituale.

Ma Israele non ha preso sul serio l’ordine. Non si è avvicinato con discernimento, con timore, ma con bramosia carnale. Non hanno preparato il cuore, e si sono avventati come bestie prive d’intelletto, divorando ciò che veniva loro dato senza comprendere che stava venendo come segno di giudizio, non come approvazione.

Il risultato? Una piaga. Non perché la carne fosse malvagia in sé, ma perché fu ricevuta senza kedushah.

Lo stesso principio si ritrova nelle parole di Rav Shaul (San Paolo), che nel contesto della Cena del Signore ammonisce:

1 Corinzi 11:28-30
«Ciascuno esamini sé stesso, e così mangi del pane e beva del calice. Poiché chi mangia e beve senza discernere il corpo, mangia e beve un giudizio contro sé stesso. Per questo motivo molti tra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono.»

Il principio è eterno e profetico:
ricevere da Dio senza discernimento non è benedizione, ma giudizio.

È lo stesso schema:
nel deserto, carne ricevuta senza santità → morte.

nella comunità dei credenti in Yeshúa (Gesù), pane e vino presi senza discernimento → giudizio.

Non ogni manna è cibo se è disprezzata.
Non ogni carne è benedizione, se è consumata senza santità.

Yeshua (Gesù) dichiara:
Giovanni 6:51-56
«Io sono il pane vivo disceso dal cielo... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna...»

Yeshua (Gesù) non offre un simbolo debole, ma un comando radicale: assimilare la sua essenza, penetrare il mistero del Suo corpo dato e del Suo sangue versato. È la vera carne santa, data per amore.
Eppure anche qui, come nel deserto, molti non discernono:

Giovanni 6:60,66
«Questo parlare è duro; chi può ascoltarlo?... Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro…»

Il parallelismo è potente:
“Santificatevi prima della carne” “Chi mangia la mia carne…”

La mano di Adonài (Signore) non si è accorciata. Ma il nostro atteggiamento decide se ciò che riceviamo sarà gheullà (redenzione) o makkat (piaga).

Proverbi 23:1-2
«Quando siedi a mangiare con un re, guarda bene chi hai davanti. Mettiti un coltello alla gola, se hai troppo appetito.»

Questa immagine è fortissima: alla tavola del Re — la tavola di Yeshua (Gesù) — non si va con pulsioni carnali, ma con cuore tremante, pronto a santificarsi. Il coltello alla gola è il segno della vigilanza, del timore santo.

Attenzione, dunque, a come ci si accosta al sacro.
Attenzione a ricevere il corpo del Signoree la Parola di Vita senza discernere, senza kavod (peso, gloria), senza timore.
Chi mangia senza discernere, si condanna.
Chi si santifica, crede e riceve con timore, partecipa alla vita eterna.

Testo tratto dalla Sinagoga messianica di Haifa Israele"

Leone di Giuda


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