
In questo approfondimento, il nostro fratello Leone di Giuda, ci offre la visione di un profeta assoldato dal re Balak (Moab) per maledire il popolo di Israele che aveva provocato "il terrore" presso tutte le nazioni confinanti la penisola del Sinai, a motivo del loro Dio, che li aveva fatti uscire con mano potente dalla terra d'Egitto e combatteva alla loro testa chiunque si mettesse di ostacolo al suo cammino. Il re Balak sapendo che la supremazia militare non fosse sufficiente a fermare l'avanzata degli israeliti, cercò di maledire attraverso la mediazione di un profeta, un uomo di Dio, tuttavia, lo stesso Balam, essendo, veramente un profeta, non potè proferire parole di maledizioni, ma di Benedizioni verso il popolo eletto, eppure, essendo corrotto nel cuore suggerì di far peccare gli Israeliti in modo tale da allontanarli dalla protezione divina e così renderli nelle mani del re di Moab, ma alla fine la loro iniquità fu punita dalla giustizia divina.
Curioso e illuminante è il contesto in cui l'asina di Balam si blocca durante il cammino, poiché scorge la figura di un Angelo che sbarra la strada. Balam dopo averla sferzata più volte, viene interrotto dalla stessa Asina che lo rimprovera aspramente per la sua ignoranza teologica, un fenomeno ricorrente su questo animale che assume una valenza simbolica, in cui una bestia ritenuta per antonomasia ignorante e testarda, riconosce la verità teologica nella santità del popolo di Israele cresciuto e nutrito nel deserto da Dio stesso, che si riallaccia all'episodio narrato nella vicenda di Sant' Antonio in cui un asina tenuta a digiuno per tre giorni venne lasciata libera di dirigersi in un cumulo di fieno, oppure, in direzione del Santo che teneva nelle mani il Santissimo. Ovviamente l'animale simbolico, nella sua ignoranza e testardaggine istintiva, decise ragionevolmente di dare lode a Dio.
"Parashà ( Porzione settimanale)
La lettura sinagogale messianica di Balam ci pone davanti a un tema sempre attuale: l’illusione dell’uomo religioso che si crede giusto davanti a Dio, mentre il suo cuore in realtà persegue il proprio interesse.
Balam è descritto come “l’uomo dagli occhi aperti” (Bemidbar 24:4 Numeri) capace di vedere visioni e di parlare parole potenti. Eppure, è cieco nel cuore. Il Midrash (l'insegnamento) sottolinea l’ironia: la sua asina ha una visione spirituale più acuta della sua. Così anche molti uomini possono avere titoli religiosi, conoscenze dottrinali, esperienze varie, ma non vedere ciò che Elohim (Dio) sta realmente dicendo e facendo.
Nel Brit Chadashah (Nuovo Testamento), Rav Shaul (San Paolo) ci avverte:
«Essi hanno lo zelo per Dio, ma non secondo conoscenza» (Romani 10:2).
Balam è un esempio di chi usa il Nome di Dio per il proprio tornaconto. Ma Adonai (Signore), nel Suo amore per Israele, trasforma il male in bene. Tre volte Balam tenta di maledire, tre volte l’Eterno converte in benedizione (cfr. BemidbarNumeri 23-24). Questo ci ricorda le parole di Yosef:=Giuseppe
«Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene» (Bereshit 50:20).=genesi
Il Messia Yeshúa (Gesù) è il perfetto contrario di Balam:
Balam cerca la gloria e il guadagno; Yeshúa (Gesù) si svuota e si dona (Filippesi 2:6-8).
Balam cerca di maledire; Yeshúa (Gesù) benedice persino i Suoi nemici (Luca 23:34).
Balam non vede l’angelo davanti a sé; Yeshúa (Gesù) è il Malakh Adonai (Angelo del Signore) fatto carne, che guida il Suo popolo.
Il Talmud dice:
«Chi è veramente saggio? Colui che vede le conseguenze» (Tamid 32a).
La cieca ostinazione di Balam è il pericolo di chi ascolta Dio solo quando conviene. L’asina, umile e semplice, vede l’angelo e si ferma. Così anche il Messia ci chiama ad essere “umili come colombe” (Matityahu 10:16 Matteo), capaci di percepire la volontà di HaShem ( impronunciabile e tradotto nell'ebraismo "Il Nome") e arrestare i nostri passi quando stiamo per deviare.
Il Midrash Rabbà ( tradizione rabbinica), con la sua lezione ironica, ci ricorda: se anche gli animali potessero parlare, svergognerebbero l’arroganza di certi uomini. Solo chi cammina nell’umiltà, nel timore dell’Eterno e nella sottomissione al Suo Ruach (Spirito) potrà vedere e comprendere i Suoi sentieri."
Tratto dalla comunità messianica Sukkot
Leone di Giuda.
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