Shabbat

Pubblicato il 27 luglio 2025 alle ore 21:39

In questo insegnamento ispirato alla tradizione ebraica, il nostro fratello Leone di Giuda, ci offre una interpretazione dello Shabbat, alla nostra lettera, "il Sabato". La tradizione cristiana lo ha minimizzato e quasi escluso, volgendo la propria attenzione verso la Domenica, il giorno del "Signore", ma le prime comunità cristiane, osservavano il sabato, dando motivo di intendere una continuità nella tradizione giudaica. Lo Shabbat, dunque, appartiene di diritto alla continuità giudaico - cristiana, e appartiene ad una dimensione di meditazione e preghiera, molto spesso osservata da devozioni popolari, segno di continuità ed interpretazione simbolica. La sacra scrittura alla luce della fede del cristianesimo non ci insegna a non osservare il sabato, ma ad interiorizzarlo, sapendo che anche Gesù nel sepolcro, lo ha osservato, e poi nel primo giorno dopo il Sabato risorgere da morte.

"È Shabbat. Il giorno separato da Elohim (Dio) è giunto, segno eterno tra il Creatore e il Suo popolo, come stabilito nelle Scritture:

"I figli d’Israele osserveranno lo Shabbat, celebrandolo di generazione in generazione come un patto perpetuo.”
(Esodo 31:16–17)

Ora che siamo entrati nel santo riposo, non è più tempo di sola preparazione: è tempo di vivere il significato profondo dello Shabbat, nella verità, nella fedeltà e nella santità.

Il Messia Yeshúa, nostro Rabbi e Redentore, ci ha mostrato con il Suo esempio cosa significa obbedire :

"Se mi amate, osservate i miei comandamenti.”
(Giovanni 14:15)

E ancora:

"Chi ha i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.”
(Giovanni 14:21)

In questo giorno benedetto, siamo chiamati a ricordare i voti fatti, a custodire le parole dette, a camminare in integrità. Le nostre parole non sono vuote: sono atti spirituali, impegni pronunciati davanti al Cielo.

"Quando un uomo fa un voto... non violerà la sua parola.”
(Numeri 30:2)

E Yeshúa (Gesù) ribadisce:

"Il vostro parlare sia: sì, sì; no, no.”
(Matteo 5:37)
Chi cammina con il Messia non può restare diviso tra luce e tenebre, tra il sacro e il profano. Non può onorare Adonay (Signore) con le labbra e vivere nella trasgressione.
“Siate santi, perché Io sono santo.”
(1 Pietro 1:16, Lev. 11:44)

In questo Shabbat, non accontentiamoci del riposo esteriore. Cerchiamo lo Shabbat dell’anima: il ristoro che nasce dal pentimento sincero, dall’obbedienza e dalla comunione con l’Altissimo. Riconosciamo le tappe del nostro cammino, come fece Israele nel deserto (Numeri 33), sapendo che ogni passaggio — anche il più difficile — è sotto la guida della Presenza divina.

"Riconoscilo in tutte le tue vie, ed Egli appianerà i tuoi sentieri.”
(Proverbi 3:6)

Abbiamo ricevuto la chiamata a essere coeredi con il Messia (Romani 8:17), ma questa eredità non si riceve automaticamente. Essa è riservata a coloro che obbediscono, che si santificano, che lasciano alle spalle l’Egitto del peccato.

"Impegnatevi dunque ad entrare in quel riposo.”
(Ebrei 4:11)

Il Regno promesso è per chi cammina con fedele determinazione, sottomissione e timore santo. Non c’è eredità per chi vive nella trascuratezza spirituale. Ma per chi ascolta la voce del Buon Pastore e cammina sulle antiche vie, c’è promessa, c’è riposo, c’è resurrezione.

"Fermatevi sulle vie, guardate, e domandate quali siano gli antichi sentieri... camminate in essi, e troverete riposo per le vostre anime.”
(Geremia 6:16)

Oggi è Shabbat.
Entra nel riposo con timore santo.
Custodisci il cuore con riverenza.
Onora il Messia con l’obbedienza.
Santificati, perché l’Eterno è presente.

Che la shalom (pace) del Santo Benedetto sia sulla tua casa,
e che lo Shabbat ti avvolga come un manto di gloria.

Shabbat Shalom uMevorach!

Santificatevi oggi, perché domani Adonay (Signore) farà meraviglie in mezzo a voi.
(Giosuè 3:5)

Testo tratto dalla comunità messianica di Haifa

Leone di Giuda"


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