
In questo testo Leone di Giuda ci propone un insegnamento ebraico su di un passo evangelico di notevole intensità teologica. I padri e la tradizione cristiana, hanno visto la vocazione contemplativa, alla vocazione delle opere di carità, Leone ci propone un altra chiave esegetica.
"Marta e Maria alla luce della halakhah (l'insieme delle norme religiose che governano la vita ebraica)
“Una sola cosa è necessaria; e Maria ha scelto la parte buona, che non le sarà tolta.”
(Luca 10:42)
Premessa esegetica
Il racconto di Marta e Maria (Miryam) in Luca 10:38–42 viene spesso letto in chiave moralistica o psicologica. Tuttavia, quando esaminato attraverso la lente della halakhah, della cultura rabbinica del I secolo e del testo greco stesso, questo episodio rivela una profondità teologica e normativa notevole, che ha molto da insegnare anche ai talmidim=discepoli di oggi.
Analisi linguistica del testo greco (Lc 10:41–42)
Μάρθα Μάρθα, μεριμνᾷς καὶ θορυβάζῃ περὶ πολλά· ἑνὸς δέ ἐστιν χρεία· Μαριὰμ γὰρ τὴν ἀγαθὴν μερίδα ἐξελέξατο, ἥτις οὐκ ἀφαιρεθήσεται ἀπ’ αὐτῆς.
"Marta, Marta"
La ripetizione del nome è una formula semitica (cfr. Genesi 22:11 “Avraham, Avraham”; Esodo 3:4 “Moshe, Moshe”) che sottolinea un’urgenza spirituale, non necessariamente un rimprovero, ma un richiamo fermo e autorevole.
"μεριμνᾷς καὶ θορυβάζῃ" – “Ti preoccupi e ti agiti”: i due verbi descrivono un’inquietudine interiore che genera confusione anche all’esterno. L’ansia di Marta non è solo emotiva, ma disturba un momento sacro.
"ἑνὸς δέ ἐστιν χρεία" – “Una cosa sola è necessaria”: nel contesto rabbinico, questo può essere letto come la necessità unica della Torah.
"την ἀγαθὴν μερίδα" – “La parte buona”: espressione che evoca chelek tov, la “parte buona” che nei Salmi rappresenta spesso la Torah stessa (cf. Tehillim 119:57: Chelekí YHWH amartí lishmor devarécha – “La mia parte è il Signore; ho detto che osserverò le tue parole”).
Il tempo dell’ordine spirituale
Secondo la Mishnah (testo fondamentale della legge orale ebraica) e i codici halakhici [Per rendere la "legge" più accessibile e facilmente consultabile] (Berakhot 2b; Rambam, Hilchot Talmud Torah 3:7), le attività domestiche andavano completate prima dell’alba, così da non interferire con lo studio della Torah o la tefillah (la preghiera del mattino). Marta, intenta nei preparativi mentre il Rabbi stava insegnando, si trova dunque in una trasgressione lieve ma significativa, secondo quanto insegnato:
"Ogni donna che non ha preservato la pace della casa prima dell’alba, trasgredisce la legge di Moshe”
(Midrash Halakhah attribuito, cf. analogia con Ketubot 5:5)
Il problema, quindi, non è il servizio in sé, ma il disordine nel suo tempismo, che genera distrazione e confusione – e infrange l’ordine sacro stabilito da Elohim:
"Perché Dio non è un Dio di disordine, ma di shalom ”_
(1 Corinzi 14:33, in piena sintonia con il principio di Shalom Bayit e della liturgia ordinata, cf. Vayikra 10:1–3).Levitico
Il kavod dovuto al Rav
Secondo Avot 4:5:
"Chi interrompe lo studio del suo RavRabbino in quel caso Yeshua (Gesù) per parlare di altro, allontana da sé la luce della Torah.”
E Sanhedrin 99b (brano del Talmud noto come Sanhedrin 99b è una sezione molto ricca e significativa del Trattato Sanhedrin) afferma che chi fa peccare un altro è più colpevole di chi pecca da solo. Marta non solo interrompe Yeshúa (Gesù), ma cerca di far distogliere anche Maria dalla sua posizione di discepola. Questo comportamento, nel contesto halakhico, è spiritualmente pericoloso. È scritto:
"Anche un principe d’Israele non interrompa lo studio della Torah”
(Berakhot 27b)
Il principio di kavod haRav è fondamentale. Marta, spinta da zelo, rischia di cadere in un’arroganza spirituale: pretende che il Maestro confermi le sue priorità, anziché lasciarsi correggere dalla Torah vivente.
Maria: la vera talmidà=discepola
Maria non è semplicemente in ascolto: è seduta “ai piedi del Rabbi”Yeshua, espressione rabbinica per indicare uno status formale di discepolato. Avot 1:4 comanda:
"Copriti della polvere dei piedi dei saggi e bevi le loro parole con sete.”
In tal senso, Maria incarna l’attitudine del vero discepolo: fame di Torah, ordine spirituale, umiltà. E Yeshúa non solo approva, ma sancisce halakhicamente la sua posizione:
"Maria ha scelto la parte buona, che non le sarà tolta.”
Ciò riecheggia Yirmeyahu (Geremia) 31:33, dove la Torah promessa sarà scritta nel cuore.
Una donna può studiare Torah?
Nel Talmud ci sono opinioni diverse. Rabbi Eliezer (Sotah 20a) è contrario, ma Ben Azzai (Sotah 21b) afferma:
"È dovere dell’uomo insegnare Torah anche a sua figlia.”
Molte donne nel periodo del Secondo Tempio – come Bruria o Imma Shalom – erano studiose. Maria si pone nel solco di queste donne: la sua posizione è perfettamente halakhica e onorevole.
L’ospitalità è una mitzvah=precetto grande. È scritto:
"Non dimenticate l’ospitalità, perché alcuni, praticandola, hanno ospitato angeli senza saperlo”
(Ebrei 13:2, che riflette Bereshit 18)genesi
Ma l’ordine delle priorità è chiaro:
"Adonay (Signore) è il mio bene più grande”
(Tehillim 16:5)
“Adorerai YHWH tuo Elohim (Dio), e a Lui solo renderai culto”
(Devarim - Deuteronomio 6:13; cf. Matteo 4:10)
Il culto e l’ascolto della Torah, precedono anche le mitzvot sociali. Marta ha onorato il Maestro con i preparativi, ma Maria l’ha onorato come Portatore della Torah.
Questo episodio non è una tensione tra “azione e contemplazione”, ma tra zelo disordinato e obbedienza alla Torah vivente. Marta non viene condannata per il suo cuore, ma viene corretta per il suo ordine. Maria, discepola seduta ai piedi del Rabbi, riceve la porzione eterna: la Parola che non può essere tolta.
Yeshúa, come vero *Maestro* d’Israele, non abolisce la halakhah, ma la compie nella sua piena intenzione: ricondurre ogni cosa all’ordine sacro del Regno, dove il cuore ascoltante precede le mani servizievoli.
“Ve’ahavta et YHWH Elohecha… vedibarta bam…”
(Devarim 6:5–7)
Amerai Adonay (Signore) tuo Elohim (Dio) … e parlerai delle Sue parole… in casa tua.
Maria ha adempiuto tutto questo, nel silenzio, nella quiete e nel fuoco del cuore. E quel chelek tov – quella parte buona – nessuno gliela toglierà."
Leone di Giuda
Testo tratto dalla comunità messianica Sukkot
Fonti:
Berakhot 2b; 27b
Sotah 20a–21b
Avot 1:4; 4:5; 5:18
Sanhedrin 99b
Mishneh Torah, Hilchot Talmud Torah
Tehillim 119:57; 16:5
Yirmeyahu 31:33
Devarim 6:5–7
Amy-Jill Levine & M. Brettler, The Jewish Annotated NT
Rav Hirsch, Rav Sacks – commentari sulla dignità della Torah
Midrashim halakhici paralleli (Ketubot 5:5)
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