Giustizia

Pubblicato il 24 agosto 2025 alle ore 21:59

In questo approfondimento Leone di Giuda ci istruisce nell'assenza della sfera della giustizia. La giustizia oltre ad essere uno degli attributi dell'Altissimo, rappresenta la corretta interpretazione della volontà divina, e che Adamo, abdicò per seguire i desideri corrotti del suo animo. Dall'ora la macchia dell'onta, del peccato originale, ci impedisce di praticarla, e raggiungerla anche attraverso la legge donata sul Sinai, ma ci viene elargita gratuitamente attraverso la fede. Nel testo seguente, che ci offre Leone, ne comprendiamo una lezione preziosa che ci istruisce nel suo senso più profondo.

“La giustizia, la giustizia seguirai, affinché tu viva ed erediti la terra che Adonai (Signore), il tuo Elohim (Dio), ti dà.”
(Devarim 16:20)

L’enfasi sulla giustizia

Il popolo d’Israele ricevette il comando di nominare giudici e vigilanti in tutte le città per mantenere l’ordine sociale. La giustizia è infatti la base di ogni convivenza: senza giustizia, una società crolla. Non a caso la Torà ripete due volte il termine "tzèdek" [giustizia o rettitudine](צֶדֶק), insegnando che la giustizia non è soltanto lo *scopo*, ma anche il *mezzo* per raggiungerlo.

Il Talmud (Sanhedrin 32b) spiega che la giustizia va perseguita “con mezzi giusti” (bederekh yasharà). Da ciò si deduce un principio fondamentale: la Torà rifiuta ogni logica secondo cui “il fine giustifica i mezzi”. Non si può ricorrere a corruzione, inganno o violenza ingiusta per ottenere un bene apparente o il mantenimento dell’ordine.

Ramban [studioso Rabbino del medioevo](Nachmanide) sottolinea che il doppio “giustizia” (צֶדֶק צֶדֶק) ribadisce che solo mezzi puri possono portare a fini puri. Rabbi Samson Raphael Hirsch (figura centrale e rivoluzionaria dell'ebraismo tedesco del XIX secolo) aggiunge che la Torà lega indissolubilmente mezzi e fini: non esiste vera giustizia se i mezzi non riflettono l’integrità divina.

La ripetizione tzèdek tzèdek (giustizia) può anche alludere a due dimensioni: tzèdek come rettitudine e tsedakà come misericordia e sostegno ai bisognosi. Il Midrash Tanchuma [raccolte di Midrashim] (Shoftim 8) afferma che ciò riflette i due troni celesti: giustizia (din) e misericordia (rachamim). Una società che applica solo rigore diventa crudele; una che vive solo di misericordia diventa debole e corrotta. Solo l’equilibrio tra i due pilastri sostiene il mondo.

La mistica ebraica lo esprime così: secondo lo Zohar ["splendore" o "luce"] (III, 48a), la vera giustizia scaturisce da Tiferet (nella Kabbalah, Tiferet (ebraico: תִּפְאֶרֶת) è la sesta delle dieci sefirot sull'Albero della Vita) che armonizza din ( giustizia) e chesed (misericordia). Mezzi corrotti spezzano questa armonia e introducono squilibrio e impurità.

I profeti mettono in guardia dal confondere bene e male. “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene” (Is. 5:20). È precisamente il pericolo del “fine giustifica i mezzi”: quando il male si traveste da bene, si perde la visione di Dio e la società scivola nella rovina.

Michea riassume il cuore della volontà divina: “Praticare la giustizia, amare la misericordia e camminare umilmente con il tuo Elohim”(Dio) (Mi. 6:8). Anche qui, il cammino con Dio non ammette scorciatoie: i mezzi devono essere puri quanto il fine.

Yeshúa (Gesù) si colloca in piena continuità con la Torà e i profeti. Nel deserto rifiuta la proposta satanica di dominare i regni della terra tramite un atto idolatrico (Mt. 4:8-10): il messaggio è chiaro, il Regno non può fondarsi sul compromesso col male.

Più avanti ammonisce: “Trascurate le cose più importanti della Torà: la giustizia, la misericordia e la fede” (Mt. 23:23). Il problema non era la Torà, ma l’uso distorto della Torà per fini egoistici.

Anche Shaul/Paolo, formatosi alla scuola di Rabban Gamliel (Gamaliele), afferma: “Non facciamo il male affinché ne venga il bene” (Rom. 3:8). È la riaffermazione della purezza di tzèdek tzèdek tirdof. (giustizia giustizia inseguirai).

La Torà ci insegna che la giustizia non è mai frutto di manipolazioni o scorciatoie. Essa è attributo divino e riflesso della santità di Elohim (Dio). Per questo i Maestri dicono: Kol Yisrael arevim zeh bazeh “Tutti in Israele sono responsabili l’uno dell’altro” (Shavuot 39a). Non possiamo costruire una società giusta con mezzi perversi, perché significherebbe tradire il Dio giusto che serviamo.

Come afferma il libro dei Proverbi: “Agire con giustizia e diritto è più gradito a YHWH che i sacrifici” (Prov. 21:3).

Cerchiamo dunque la giustizia in ogni momento, e insieme la misericordia, affinché possiamo avere vita e shalom nelle nostre terre.

Testo tratto dalla comunità messianica Sukkot

Leone di Giuda


Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.