YHWH

Pubblicato il 14 ottobre 2025 alle ore 00:06

Nel contesto semitico, e in particolare in quello ebraico-biblico, conoscere o "sapere" il nome di qualcuno o qualcosa non è mai stato un concetto superficiale o meramente identificativo, ma equivaleva a possedere una conoscenza profonda e significativa dell'essenza, della natura e talvolta del potere o del destino di ciò che il nome rappresentava.

Ne è un esempio il "Testamento di Salomone" un'opera pseudoapocrifa (cioè, attribuita a un autore famoso ma non autentica) dell'Antico Testamento. Si tratta di un testo in lingua greca, probabilmente scritto in ambiente giudaico nel I secolo d.C. e rielaborato in ambiente cristiano nel III secolo d.C.

Il "Testamento di Salomone" si presenta come un racconto in prima persona dello stesso re Salomone. La trama si concentra sul potere di Salomone sui demoni, ottenuto grazie a un anello (spesso identificato con il "Sigillo di Salomone", in origine un pentagramma, poi un esagramma, cioè la stella di Davide) che gli fu affidato dall'Arcangelo Michele. Questo anello gli permette di evocare, interrogare e comandare una moltitudine di demoni, costringendoli a lavorare per la costruzione del Tempio di Gerusalemme.
Nel testo, Salomone descrive dettagliatamente i vari demoni, le loro caratteristiche, i poteri che esercitano sugli esseri umani e come possono essere sconfitti o controllati. È una vera e propria trattazione demonologica e un manuale di esorcismo, in cui ogni demone viene chiamato per nome e rivela le sue malefatte e i mezzi per neutralizzarlo.
Nonostante il suo straordinario potere, il "Testamento di Salomone" non esita a narrare anche la caduta del re nell'idolatria. Salomone, in punto di morte, riflette con dolore sui suoi peccati, attribuendo la sua deviazione a influenze demoniache e ammonendo l'umanità a non commettere i suoi stessi errori, a essere consapevole delle conseguenze delle proprie azioni.
Il "Testamento di Salomone" è un testo affascinante che mescola elementi biblici con tradizioni e credenze popolari sul mondo demoniaco, offrendo uno sguardo sulla percezione del sovrannaturale e sulla lotta tra bene e male nell'immaginario dell'epoca.
Non è considerato parte del canone biblico né ebraico né cristiano.
Sebbene rappresenti un testo che nulla abbia a che vedere con la canonicità della tradizione cristiana, ci offre uno spunto, una chiave di lettura, che ci induce a rappresentare come Salomone in virtù della sua autorità regale, prefigurazione della messianica discendenza davidica, riceva il sigillo reale, per mano del principe delle celesti milizie.
Non è escluso, trovare nella canonicità cristiana, riferimenti a testi apocrifi come per esempio nell'epistola di Giuda dove fa riferimento al Libro di Enoch e all'Assunzione di Mosè, dunque, il Testamento di Salomone, non va preso in ossequianza della narrazione del testo, ma in virtù del concetto culturale in merito la conoscenza del nome: Salomone chiamava per nome i demoni ed essi si sottomettevano.

Nella cultura ebraica il nome non era un'etichetta arbitraria, ma si riteneva riflettesse l'identità intrinseca della persona o della cosa. Spesso, i nomi erano descrittivi delle caratteristiche, delle circostanze della nascita, o di un auspicio per il futuro. Ad esempio, "Adamo" (אדם) è legato ad "adamah" (אדמה), terra/suolo, indicando la sua origine; "Eva" (חוה) a "ḥayah" (חיה), vivere, perché è la madre di tutti i viventi.
Conoscere il nome significa comprendere chi o cosa sia veramente l'entità.

Nominare qualcosa era un atto di dominio e autorità. Nel racconto della creazione, Dio dà ad Adamo il compito di nominare tutti gli animali (Genesi 2:19-20), sottolineando la sua autorità sulla creazione.

Nell' esorcismo Cristiano (Rito Romano), nel rito cattolico, l'esorcista cerca spesso di ottenere il nome del demone durante l'esorcismo, non perché il nome in sé conferisca potere all'esorcista, ma perché il demone stesso è costretto a rivelarsi e, così facendo, la sua "identità" viene smascherata. Questo è un atto di umiliazione per il demone, che odia essere riconosciuto e costretto a rivelare la sua natura.
Conoscere il nome permette di identificare specificamente l'entità che sta operando. Il diavolo è spesso associato alla menzogna e all'inganno; costringerlo a rivelare il suo nome (o i suoi nomi, se sono più di uno) è un passo fondamentale per smascherare la sua azione e la sua influenza.
A volte, il nome stesso del demone può suggerire la sua natura o il tipo di tormento che infligge (es. un demone chiamato "Spirito di lussuria" potrebbe essere associato a tentazioni sessuali). Questo può aiutare l'esorcista a capire meglio come combatterlo e a consigliare la persona posseduta su come resistere alle tentazioni specifiche.
La rivelazione del nome del demone è spesso il risultato di un lungo processo di preghiere, comandi e interrogatori da parte dell'esorcista. È un segno che il demone è sotto pressione e che la sua resistenza sta cedendo. Il fatto che sia costretto a rivelare la sua identità contro la sua volontà è già una vittoria nel processo di liberazione.

Quando parliamo di demoni con nomi propri come Azazel, Baal o Belzebù, è importante notare che anche questi nomi spesso non sono casuali, ma veicolano un significato profondo legato alla loro origine, alla loro funzione o al loro traviamento.
Alcuni esempi di come i demoni sono nominati in base ai loro attributi o vizi includono:
- Spiriti di Lussuria: Legati a tentazioni sessuali e impurità.
- Spiriti di Rabbia/Furia: Che incitano all'ira e alla violenza.
- Spiriti di Menzogna: Che ingannano e distorcono la verità.
- Spiriti di Disperazione: Che portano a depressione e mancanza di speranza.
- Spiriti di Divisione: Che creano discordia e conflitti.
- Spiriti di Paura/Angoscia: Che generano ansia e terrore.

Gesù stesso scacciava "spiriti immondi" o "spiriti muti", indicando la loro natura piuttosto che un nome proprio.
Il racconto dell'indemoniato di Gerasa (o Geraseni/Gadareni, a seconda del Vangelo, presente in Matteo 8:28-34, Marco 5:1-20 e Luca 8:26-39) è un esempio paradigmatico di come Gesù interagisca con le forze demoniache, e conferma l'idea che la loro natura (il loro "traviamento spirituale") sia più rilevante del loro nome proprio.
Nel racconto, Gesù si imbatte in un uomo (o due, in Matteo) che è posseduto da molti demoni. La sua condizione è terribile: vive tra le tombe, nessuno riesce a legarlo, e si ferisce continuamente.
Il momento chiave avviene quando Gesù interroga i demoni:
Gesù chiede: "Qual è il tuo nome?" (Marco 5:9; Luca 8:30)
La risposta del demone (o dei demoni) è: "Il mio nome è Legione, perché siamo in molti!"
Il nome "Legione" è un termine militare romano che indica un'unità di circa 3.000-6.000 soldati.
Una legione era una forza imponente e temibile, capace di grande devastazione. Questo nome evoca l'immagine di un potere schiacciante e caotico che ha soggiogato l'uomo.
L'episodio di Gerasa è un esempio lampante di come, anche quando un "nome" viene rivelato, esso serva a indicare la natura e l'intensità del traviamento spirituale e dell'influenza demoniaca, piuttosto che a fornire un'identità personale specifica in senso umano.

Ma se questa conoscenza e autorità, ha una forza così intrinseca nella sottomissione del demone, conoscere il nome di Dio cosa comporta?

Il Nome di Dio (il Tetragramma YHWH) è l'esempio più sacro e potente. Gli Ebrei ortodossi, per profondo rispetto, non pronunciano questo Nome, sostituendolo con "Adonai" (Signore) o "HaShem" (Il Nome), proprio per la sua santità e il potere intrinseco che detiene. Solo il Sommo Sacerdote lo pronunciava nel Santo dei Santi una volta all'anno.

Relazione e Intimità:
Chiamare qualcuno per nome o conoscere il suo nome profondo indicava un certo livello di relazione, intimità e fiducia. Dio stesso rivela il suo Nome a Mosè (Esodo 3:13-15), stabilendo una relazione unica con il suo popolo.
Essere "chiamato per nome" da Dio (Isaia 43:1) significa essere scelto, conosciuto personalmente e avere un rapporto speciale con Lui.

Destino e Funzione:
Talvolta, il nome era legato al destino o alla funzione di una persona. Abramo (padre elevato) diventa Abraamo (padre di una moltitudine); Giacobbe (colui che soppianta) diventa Israele (colui che lotta con Dio), segnando un cambiamento nella sua identità e nel suo percorso spirituale.

In sintesi, nel contesto semitico, il nome non era un'etichetta arbitraria, ma un simbolo carico di significato spirituale, ontologico e di potere. Conoscerlo equivaleva a penetrare l'essenza dell'essere, acquisire una forma di controllo o stabilire una relazione profonda.

La preghiera agisce potentemente proprio in virtù di questi tre elementi strettamente interconnessi:
La Conoscenza del Nome
Come abbiamo discusso, nel contesto semitico e biblico, conoscere il nome di Dio o di Gesù non significa solo saperlo pronunciare, ma comprenderne l'essenza, la natura e il carattere.

Quando preghiamo, ci rivolgiamo a un Dio che sappiamo essere amorevole, onnipotente, giusto, misericordioso, presente. Questa conoscenza della Sua identità ci dà fiducia e orienta la nostra supplica. Non preghiamo un'entità anonima, ma Colui che si è rivelato.

La Fede in Quel Nome
La fede in quel Nome è ciò che attiva la preghiera. Non è la semplice recitazione delle parole, ma la fiducia incrollabile che il Dio o il Signore a cui ci rivolgiamo è capace e disposto ad ascoltare e agire. Nel cristianesimo, pregare "nel nome di Gesù" non è una formula magica, ma un'espressione di fede che riconosciamo la Sua autorità, la Sua mediazione e il Suo potere di intercedere e operare. È la convinzione che, attraverso Lui, le nostre preghiere sono ascoltate e hanno efficacia.

L'Autorità del Nome
L'autorità del Nome è il fondamento su cui poggia l'intera preghiera. È l'autorità divina che conferisce efficacia alla nostra invocazione. Nel Vangelo, Gesù promette: "Qualunque cosa chiederete nel mio nome, io la farò" (Giovanni 14:13). Questa autorità non deriva dalla nostra bravura o santità, ma dall'essere uniti a Cristo e dal chiedere in linea con la Sua volontà. È l'autorità di Dio stesso che si manifesta quando il Suo Nome o il Nome di Suo Figlio viene invocato con fede.

Questi tre pilastri – conoscenza, fede e autorità – trasformano la preghiera da un semplice atto verbale in una potente interazione con il divino, capace di muovere la mano di Dio e di operare cambiamenti reali nel mondo e nella nostra vita spirituale.

Dopo essere stati inviati in missione, i settantadue discepoli (o settanta, a seconda delle tradizioni manoscritte) tornano da Gesù pieni di gioia ed entusiasmo. La loro esclamazione principale è: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome!" (Luca 10:17).
"Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore." (Luca 10:18)
"Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli." (Luca 10:20)


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